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Czerny a Panama: vocazione della Chiesa è accogliere e proteggere i migranti



Il cardinale prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale partecipa a un incontro con i vescovi e gli operatori della Pastorale della Mobilità Umana delle Conferenze Episcopali del Nord America, America Centrale e Caraibi, per trovare risposte sinergiche alla crisi migratoria nella regione e ribadisce l’invito del Papa a non chiudere le porte a chi cerca rifugio e speranza

Lucia Elvira – Città del Vaticano

Nell’ambito dell’incontro, a Panama City, dei vescovi e degli operatori della Pastorale della Mobilità Umana delle Conferenze Episcopali del Nord America, America Centrale e Caraibi, il cardinale Michael Czerny SJ, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, ha presieduto una Messa, martedì 20 agosto, nella cattedrale Santa Maria la Antigua. L’evento, iniziato il 19 agosto e che durerà fino a giovedì, ha l’obiettivo di affrontare congiuntamente la complessa crisi migratoria che colpisce la regione, con l’impegno a mettere in atto azioni che promuovano la dignità umana della popolazione migrante.

Migranti esausti e malati, che arrivano “dall’inferno”

L’omelia preparata ha lasciato il posto a una riflessione spontanea, dopo che il cardinale Czerny ha visitato il Centro di accoglienza per migranti “Lajas Blancas” di Darien. Il porporato ha sottolineato che i migranti che arrivano a Panama “vengono dall’inferno”, esausti, affamati e malati, dopo aver affrontato innumerevoli pericoli. “Abbiamo incontrato migranti che venivano dall’inferno e ora stavano tornando nella terra degli uomini”, ha detto, riferendosi alla molteplicità delle loro provenienze, anche da Paesi lontani come Nepal, Angola, Haiti e Venezuela.

Per una accoglienza cristiana, fraterna e umana

Il prefetto vaticano ha poi tracciato un parallelismo tra la situazione dei migranti e la storia del popolo d’Israele che, guidato da Mosè, dovette fuggire per paura e affrontare numerosi ostacoli sulla via della libertà. Il cardinale Czerny ha avvertito che i migranti di oggi fuggono da contesti simili di oppressione, abuso, insicurezza e discriminazione, affrontando fame, sete, stanchezza e malattie durante il loro viaggio. Nonostante tutte queste avversità, ha sottolineato che “tutte queste sofferenze non valgono tanto se trovano un’accoglienza cristiana, fraterna e umana”. Ai partecipati alla celebrazione, l’invito a fornire sostegno e protezione per quanti sono stati costretti a lasciare le proprie case.

La vocazione della Chiesa è accogliere e proteggere lo straniero

Il porporato si è anche soffermato sulla condizione di incertezza dei migranti. Ha ha ribadito ai fedeli che la Chiesa ha la vocazione di aiutare in ciò che sembra impossibile: accogliere e proteggere coloro che sono costretti a fuggire dalle loro case. Lo sforzo di sviluppare una Pastorale Migratoria che copra l’intera regione delle Americhe, dalla Colombia al Canada, compresi i Caraibi, secondo il prefetto, è una manifestazione del desiderio della Chiesa di essere uno strumento di Dio nel creare un ambiente ospitale e solidale per i migranti che passano attraverso le sue parrocchie e diocesi. Il cardinale Czerny ha sottolineato infine che ogni incontro con un migrante è un incontro con Cristo, che ci chiama ad aprire le nostre porte e i nostri cuori. È un’esperienza trasformante che sfida ogni credente a rispondere con generosità e amore. “Questi poveri ci permettono di incontrare il volto del Signore”, ha detto, esortando la comunità cristiana a non chiudere le porte a chi cerca rifugio e speranza. 



Dal sito Vatican News

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