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Rapporto Unesco, impunito l’85 per cento degli omicidi di giornalisti



Il nuovo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, denuncia che nel 2022-2023 sono stati uccisi 162 operatori dei media, quasi la metà in zone di guerra, e l’impunità resta troppo alta. Cresciuto anche il numero, 14, di giornaliste vittime. Per questo si chiedono azioni urgenti agli Stati. Organizzata la campagna “C’è una storia dietro la storie” e pubblicata una guida di supporto psicologico

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Nel 2022 e nel 2023, ogni quattro giorni un giornalista è stato ucciso semplicemente perché faceva il proprio lavoro: cercare la verità. Nella stragrande maggioranza dei casi nessuno sarà mai chiamato a rispondere”. Lo denuncia Audrey Azoulay, direttore generale dell’Unesco, che pubblica oggi, 2 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, il suo nuovo rapporto. L’85 per cento delle uccisioni di giornalisti in tutto il mondo rimane impunito, una cifra che sottolinea la gravità della situazione, nonostante piccoli progressi dal 2018, quando il tasso di impunità, per uccisioni registrate dal 2006, era dell’89 per cento.

Il tasso di impunità era del 95 per cento nel 2012

Con il suo rapporto, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura invita tutti i suoi Stati membri “a fare di più per garantire che questi crimini non rimangano impuniti – spiega ancora Azoulay – perseguire e condannare i colpevoli è uno strumento fondamentale per prevenire futuri attacchi ai giornalisti”. Sebbene l’Unesco osservi un miglioramento della tendenza, dato che il tasso di impunità era del 95% dodici anni fa, chiede che gli Stati aumentino “in modo significativo i loro sforzi per dissuadere nuovi crimini contro i giornalisti”.

Nell’ultimo biennio 162 vittime, di cui 14 donne

Nel biennio 2022-2023, il periodo coperto dal nuovo rapporto, sono stati uccisi 162 giornalisti, quasi la metà dei quali in Paesi dove erano in corso conflitti armati, mentre nel biennio precedente la percentuale era stata del 38 per cento. In altri Paesi, la maggior parte dei giornalisti è stata uccisa per aver cercato di raccontare la verità su crimini organizzati, casi di corruzione o per aver riportato notizie su manifestazioni pubbliche. L’Unesco segnala inoltre un altro dato allarmante: il numero di donne giornaliste uccise nel biennio, in totale 14, è il più alto dal 2017.

La campagna “C’è una storia dietro la storia”

Per contrastare l’impunità, l’organizzazione delle Nazioni Unite lancia oggi una nuova campagna globale annuale per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza contro i giornalisti. Con il tema “C’è una storia dietro la storia”, l’iniziativa si propone di riportare l’attenzione sui crimini contro i media, attraverso articoli e testimonianze pubblicati in tutto il mondo. Inoltre, il 6 novembre, l’Unesco organizzerà una conferenza globale sulla Sicurezza dei Giornalisti nelle Crisi e nelle Emergenze ad Addis Abeba, in collaborazione con l’Unione Africana. Durante l’evento verrà presentato il Registro Globale dei Meccanismi Nazionali di Sicurezza per i Giornalisti, che raccoglie le politiche di protezione dei giornalisti attuate in 56 Paesi e almeno 12 piani d’azione nazionali.

Una guida per il supporto psicologico

L’Unesco pubblicherà inoltre una guida per psicologi che lavorano con giornalisti in situazioni di emergenza, in collaborazione con la International Women’s Media Foundation (IWMF). La guida, rivolta in particolare alle donne, fornirà agli psicologi strumenti per stabilizzare i processi emotivi e cognitivi delle vittime di eventi traumatici, aiutandole a prendere decisioni razionali, fondamentali per la loro sopravvivenza, e a ridurre comportamenti impulsivi che potrebbero metterle ulteriormente a rischio.

L’ Unesco, le Nazioni Unite per educazione, scienza e cultura

Con 194 Stati membri, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura contribuisce alla pace e alla sicurezza attraverso la cooperazione multilaterale in ambito educativo, scientifico, culturale, di comunicazione e informazione. Con sede a Parigi, l’Unesco ha uffici in 54 Paesi e impiega oltre 2.300 persone. Sovrintende più di duemila siti Patrimonio dell’Umanità, Riserve della Biosfera e Geoparchi Globali, reti di Città Creative, Inclusive, di Apprendimento e Sostenibili, e oltre tredicimila scuole associate, cattedre universitarie, centri di formazione e ricerca.



Dal sito Vatican News

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