Don Antonio Mazzi.
Don Antonio Mazzi, fondatore e anima pulsante, alla bella età di 92 anni, della comunità Exodus, ricorda con affetto Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano recentemente scomparso, sottolineando il ruolo centrale che quest’ultimo ebbe nei momenti più drammatici legati al degrado del Parco Lambro. «Pillitteri ci fu vicino come pochi. Mi permise di avviare progetti che sembravano impossibili», racconta il sacerdote con una voce che tradisce un misto di riconoscenza e nostalgia.
Era il tempo delle prime sfide per Exodus, con il Parco Lambro, allora invaso da degrado e spacciatori e popolato da ragazzi in preda all’eroina, epicentro di gravi problemi sociali. «Facemmo il primo giro nel parco con il camper proprio in compagnia di Paolo Pillitteri. Era sindaco di Milano e veniva spesso a trovarci. Fu grazie al suo appoggio che ottenemmo non solo i finanziamenti necessari ma anche quella cascina trasformata in sede di Exodus, lì al Parco, che è diventata simbolo del nostro impegno. Mi sostenne sempre», aggiunge don Mazzi.
Il sostegno dell’allora sindaco non si limitò ai confini comunali. «Mandò un assessore a Roma – Schemmari – per portare avanti i nostri progetti legati alle comunità, quando ancora il fenomeno delle dipendenze veniva affrontato in modo frammentario. E così ottenemmo i fondi per avviare le nostre attività per salvare i ragazzi e restituire il Parco alla cittadinanza», prosegue.
Il ricordo si fa più personale quando don Mazzi parla delle vicende di Tangentopoli, che travolsero Pillitteri. «Dopo il suo arresto, veniva da noi, non come alternativa al carcere ma semplicemente perché voleva stare in mezzo ai nostri ragazzi. Li aiutava, li supportava, li spingeva a superare le difficoltà della vita come aveva fatto lui. Non dormiva né lavorava qui, ma ci teneva a mantenere un contatto. Era sempre presente, anche se in modo discreto. Ricordo che una volta arrivò in taxi, tutto coperto con una sciarpa per non farsi riconoscere. Girava così», racconta. Era stato inquisito nell’inchiesta Mani Pulite, scivolundo in un episodio di ricettazione, per il quale venne poi condannato a due anni e sei mesi. Erano i tempi della caccia populista ai politici corrotti e aveva paura che qualcuno lo insultasse.
Come detto, l’ex sindaco non ha mai interrotto i rapporti con don Mazzi. «Lo abbiamo sentito fino a un mese fa. Ero anche legato al suo ex segretario, che ogni tanto viene a trovarmi», precisa il sacerdote, testimoniando come quel legame non sia mai stato spezzato, neanche con il passare degli anni.
«Era un periodo difficile quello dei primi anni al Parco Lambro, ma il suo supporto mi permise di agire, di costruire, di sognare un cambiamento», conclude il sacerdote con un sorriso carico di emozione.
fondatore di Exodus