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La religione degli americani decisiva nel voto tra Harris e Trump

di Lorenzo Rossi

Negli Stati Uniti, la fede è un elemento centrale non solo nella vita quotidiana, ma anche nelle decisioni politiche. Più del 50% degli americani attribuisce infatti un’importanza cruciale alla religione, confermando gli Stati Uniti come uno dei Paesi più religiosi nel mondo occidentale. Mentre si avvicinano le elezioni presidenziali tra Kamala Harris e Donald Trump, l’influenza della fede sulle scelte di voto appare più rilevante che mai.

I cristiani: un blocco elettorale determinante

Le ricerche rivelano che la religione incide in modo consistente sulle preferenze politiche, in particolare tra coloro che frequentano regolarmente le funzioni religiose. Secondo un’indagine del Pew Research Center riportata dal periodico francese La Croix, il 62% degli elettori che partecipano almeno una volta al mese a un servizio religioso tende a votare per il Partito Repubblicano, a prescindere dalla confessione. Questi elettori cristiani mostrano anche una maggiore affluenza alle urne rispetto alla media nazionale, con un tasso di astensione inferiore, pari al 17%, rispetto al 30% del totale degli elettori, secondo i dati del Baker Institute.

I protestanti, che costituiscono uno dei gruppi più influenti, appoggiano prevalentemente il Partito Repubblicano, con il GOP che raccoglie il 59% delle intenzioni di voto, mentre i democratici sono preferiti dal 38% degli elettori. All’interno di questo gruppo, gli evangelici bianchi si distinguono per la loro compattezza: l’85% di loro sostiene Trump. Un cambiamento emerge però nelle priorità: se nel 2020 l’aborto era il tema principale per il 63% di questi elettori, nel 2024 la questione dell’immigrazione è in primo piano, con il 65% delle preferenze.

Nella comunità protestante, tuttavia, la componente afroamericana segue una linea diversa: l’86% di questi elettori appoggia Harris. Anche tra i protestanti bianchi appartenenti alle Chiese «mainline», ossia quelle tradizionali non evangeliche, una maggioranza del 58% sostiene Trump, rispetto al 41% che sceglie Harris.

Il voto cattolico: una comunità divisa

I cattolici, che rappresentano il 20% della popolazione, sono più equilibrati nelle loro preferenze elettorali, con un 52% di sostegno per i repubblicani e un 44% per i democratici. Questo blocco, tradizionalmente vicino al Partito Democratico, si è progressivamente avvicinato ai repubblicani negli ultimi vent’anni. Tra i cattolici bianchi, il sostegno a Trump ha raggiunto il 61%, mentre gli ispanici, pur rimanendo più vicini ai democratici, mostrano un lieve spostamento a destra, con il 35% di sostegno a Trump rispetto al 28% del 2004.

Le minoranze religiose: piccoli numeri, grande impatto

Anche le minoranze religiose giocano un ruolo significativo nelle elezioni. Gli ebrei americani, pari al 2% della popolazione, tradizionalmente orientati verso la sinistra, continuano a sostenere i democratici: quest’anno, il 63% delle intenzioni di voto ebraico va a Kamala Harris. Tuttavia, le comunità ortodosse, in rapida crescita grazie a un’elevata natalità, appoggiano Trump in maggioranza, rappresentando circa il 29% dell’elettorato ebraico. La loro significativa presenza in Florida ha contribuito a consolidare l’orientamento repubblicano dello Stato, un cambiamento notevole rispetto al 2020.

Nonostante l’esiguo numero, anche l’elettorato musulmano potrebbe rivelarsi decisivo. Nel Michigan, dove risiedono circa 250.000 musulmani, molti dei quali con origini libanesi e palestinesi, cresce il distacco dal Partito Democratico, percepito come troppo vicino a Israele nella gestione del conflitto in Medio Oriente, in particolare rispetto alla guerra a Gaza. Una percentuale significativa, il 40%, intende votare per Jill Stein del Partito Verde, mentre il 18% preferisce Trump e solo il 12% appoggia Harris. Con il Michigan in bilico, questo gruppo potrebbe fare la differenza: nel 2020 Biden vinse qui con un margine di soli 15.000 voti.

I temi principali: economia e costo della vita

Pur essendo forte l’influenza della religione, il costo della vita e l’accesso alla casa rimangono le principali preoccupazioni per molti elettori. Lo evidenzia una ricerca del Public Religion Research Institute, che sottolinea come anche tra i credenti la priorità sia data all’economia. Un’indagine del National Catholic Reporter sugli elettori cattolici negli swing states conferma questo trend: le questioni economiche occupano il primo posto, mentre l’aborto è solo ottavo.

Infine, dal 2010 si è assistito a un costante aumento degli americani che non si identificano con alcuna religione, i cosiddetti «nones», che oggi rappresentano il 22% della popolazione. Questo gruppo, particolarmente presente tra i giovani, tende a orientarsi politicamente verso sinistra, con il 62% delle intenzioni di voto per Harris nelle prossime elezioni presidenziali.

Anche quest’anno, quindi, la religione si conferma una lente importante per leggere le scelte elettorali degli americani, influenzando in modo significativo una delle elezioni più divisive degli ultimi anni. 





Dal sito Famiglia Cristiana

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