I giovani italiani non sono apatici e comunque lo sono molto meno degli adulti. Hanno massima fiducia nel volontariato (che praticano), pensano che la politica, pur non essendo i partiti tutti uguali, non offra sufficienti spazi di partecipazione e di coinvolgimento. I giovani non sono neanche rassegnati e la loro risposta alla rassegnazione diffusa è più complessa di certe semplificazioni. Assegnano un grande ruolo agli influencer che è un modo, forse, per affidarsi al “leader forte” che secondo il 72,5 degli intervistati è quello che servirebbe all’Italia per risolvere i suoi problemi. Mentre il 74,3 individua nell’individualismo e nel fatto che i cittadini non si occupino davvero del bene comune la radice di tutti i problemi. Infine, il 67,4% sostiene che è sbagliato dire che tutti i partiti politici sono uguali.
Sono alcune tendenze emerse dalla ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo su Giovani, democrazia, partecipazione politica e visione dell’Europa presentata martedì pomeriggio all’Università Cattolica di Milano alla presenza del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi.
Un appuntamento in preparazione alla 50esima Settimana Sociale dei cattolici italiani in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio prossimo con la presenza di Mattarella e di papa Francesco. La ricerca – spiegano dal Toniolo – è stata condotta intervistando 2.000 giovani italiani fra i 18 e i 34 anni e 1.000 per ciascuno degli altri quattro Paesi coinvolti (Germania, Francia, Polonia, Spagna).
Andando nel dettaglio di alcuni dati presentati durante l’incontro, la fiducia verso le istituzioni è molto articolata: si va dal 31,6% accordata ai partiti a oltre il 55% per il presidente della Repubblica. Altre istituzioni non politiche, come la scuola, gli ospedali, il volontariato, raggiungono il 60%. La ricerca scientifica tocca il 74%. La fiducia nei confronti dell’Unione europea è al 54,5%, confermando in sostanza il livello pre- elezioni europee del 2019 (quando era al 54,2%).
Un dato che deve far riflettere anche alla luce del forte astensionismo registrato alle ultime elezioni del 7 e 8 giugno scorso quando per la prima volta nella storia italiana non è stata superata la soglia psicologica del 50% di votanti.
Infine, è emerso che una fetta consistente degli intervistati non ha un atteggiamento negativo verso la politica stessa come strumento per migliorare la realtà. Anche la fiducia nei confronti dei partiti è andata ad aumentare, risalendo dai valori molto bassi degli anni della Grande recessione.
All’incontro, moderato dal vicepresidente dell’Istituto Toniolo, Giuseppe Fioroni, sono intervenuti i docenti dell’Università Cattolica Alessandro Rosina, coordinatore dell’Osservatorio Giovani del Toniolo, Cristina Pasqualini, del Comitato scientifico, Sebastiano Nerozzi, segretario del Comitato scientifico delle Settimane sociali, Silvio Brusaferro, ordinario di Igiene generale ed applicata dell’Università di Udine. O
ltre il 60% dei giovani intervistati risponde che attualmente non ci sono opportunità per i più giovani di partecipare e agire in ambito politico. Quando parliamo di Europa, ha detto il cardinale Zuppi, «non possiamo pensare di coltivare un piccolo giardino perché l’Europa è il nostro giardino e dobbiamo credere sempre più in quella eredità. Quest’anno celebreremo gli 80 anni delle peggiori stragi e l’anno prossimo della Liberazione, l’Europa nasce lì. Noi dobbiamo leggere anche l’astensione come una richiesta, perché non abbiamo comunicato la bellezza dell’Europa e l’entusiasmo».
Per il presidente della Cei, i dati della ricerca vanno letti con grande attenzione: «Spesso tendiamo a leggere i dati più come oroscopi che non come uno specchio della realtà, o di parte della realtà». Poi, con una battuta, ha aggiunto: «La Chiesa, come istituzione, esce con le ossa rotte, siamo in zona retrocessione. Questo non può non preoccuparci. Però è molto interessante il dato sul volontariato perché molte di queste attività si fanno nell’ambito d’iniziative ecclesiastiche».
Nella ricerca è stata citata e commenta la recente intervista al Corriere della Sera del cantante romano Ultimo che ha detto di non conoscere nessuno della sua età «che va a votare o va in chiesa». «C’è una richiesta di buona politica. Anche io ho letto con attenzione l’intervista al cantante Ultimo, non ne farei un profeta», il commento di Zuppi, «a parte che io confesso di non aver mai sentito parlare prima di Ultimo e se lo dovessi incontrare gli chiederò scusa, confesso la mia totale ignoranza. Lui parlava dell’alto, di una ricerca dell’alto, e anche questa mi sembra una richiesta di buona politica».
Tirando le fila dell’incontro – la cui discussione proseguirà a Trieste dove i giovani animeranno alcuni momenti importanti del ricco programma – il presidente della Cei ha detto che c’è un fatto che colpisce «cioè che i giovani chiedono in realtà cose serie, chiedono responsabilità, credibilità. Fa piacere come tra le istituzioni che hanno la maggiore fiducia tra i giovani ci sia il presidente Mattarella, che è in testa, e poi c’è il volontariato. Sono cose vere, credibili, non deludenti», ha spiegato, «la disillusione può essere interpretata in maniera negativa ma è sempre anche una domanda di trovare qualcosa per cui valga la pena, é anche una domanda spirituale. Speriamo che anche la chiesa possa essere un’alleata positiva nell’incertezza e nella fragilità».