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La riforma della scuola? Un ritorno al passato

Ritorno del latino (facoltativo) alle medie, più storia dell’Italia e dell’Occidente, educazione musicale e artistica sin dalla primaria per migliorare creatività ed espressione di sé. Più spazio alla lettura, per consolidare le competenze di scrittura. Più grammatica per favorire l’autocontrollo e il rispetto degli altri. Via la geopolitica dalle superiori. Sono queste alcune delle novità annunciate dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, al Giornale. Una riforma che, sotto forma di decreto, è stata presentata in Consiglio dei Ministri e firmata il 14 gennaio e che riguarderà tutto il ciclo scolastico, dall’infanzia alle superiori. Con l’obiettivo, afferma il ministro, di «prendere il meglio della tradizione per una scuola capace di costruire il futuro».    


Il commento dell’esperta

«Presentando le nuove indicazioni nazionali per il primo ciclo di istruzione, cioè quelle che vanno dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado» ha commentato la professoressa ed esperta di scuola, Paola Spotorno «il Ministro dell’Istruzione Valditara ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è una scuola che guardi al futuro, con uno sguardo solido e radicato nella nostra cultura e nella nostra storia”».

«Personalmente» prosegue la docente, «la mia riflessione è un po’ diversa e, se fosse un film, lo chiamerei Ritorno al passato. Leggendo le nuove indicazioni nazionali, la prima cosa che salta agli occhi è che il mondo sembra essersi ristretto. Il ministro, infatti, indica la strada per un ritorno a una visione eurocentrica o, peggio ancora, italocentrica, escludendo dallo studio della storia il resto degli eventi della storia globale».

Anche la reintroduzione del latino, seppur a livello facoltativo nelle scuole medie, solleva alcune perplessità. «Pur avendo un legame profondo con la lingua italiana e con le radici della nostra cultura, difficilmente contribuirà a rafforzare le conoscenze, le competenze e le abilità dei ragazzi già fragili oggi, in particolare quelli provenienti da famiglie con meno risorse. Questi studenti, infatti, potrebbero non avvalersi di tale opportunità, aumentando così il divario tra chi potrà permettersi – in senso letterale e figurato – di scegliere il latino e chi, invece, non lo farà».

Insomma, niente di buono all’orizzonte. O, quanto meno, poco. «È vero, l’introduzione della musica nelle scuole elementari e il ritorno alla poesia imparata a memoria possono essere strumenti utili per rafforzare il metodo e la capacità mnemonica dei ragazzi. Tuttavia, pur riconoscendo l’importanza dello sviluppo della memoria, non si tratta certo della svolta epocale di cui abbiamo bisogno. Mi preoccupa che parlando di riforma delle superiori si pensi alla cancellazione della disciplina di geo-storia, non è tanto la cancellazione in sé della materia che, di fatto, era un ibrido e occupava solo due ore settimanali nelle scuole superiori – quanto l’eliminazione totale della geografia. Questo rappresenta un ulteriore indizio di un sistema educativo che si sta facendo sempre più chiuso, nazionale e sempre meno globale».





Dal sito Famiglia Cristiana

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