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Migranti dirottati in Albania: per il sociologo delle migrazioini Maurizio Ambrosini “una manovra più di propaganda che di reale gestione dei richiedenti asilo”




«In termini generali questa misura rientra in una tendenza generale dell’Unione europea di restringere gli spazi dell’accoglienza e della tutela dei diritti umani. Per l’attuale governo italiano è uno dei tre ambiti in cui si articola la sua politica migratoria, quello più in linea con le promesse elettorali il cui vero obiettivo è dissuadere i migranti ad approdare in Italia e spingersi a dirottare le rotte migratorie verso altri Paesi, come già sta accadendo. Sono infatti aumentati gli sbarchi in Spagna e in particolare alle Canarie, con viaggi molto più lunghi e pericolosi».
 

Ma è corretto parlare di deportazione?
«In punta di diritto no, perché non si tratta di migranti che hanno messo piede sul suolo italiano, anche se sono stati intercettati da navi italiane. Diciamo che il termine più formalmente corretto è che sono dirottati in Albania».
 

Di fatto a monte viene operata una discriminazione tra i richiedenti asilo…
«Certo, perché sono stati stabiliti criteri precisi: solo uomini adulti proveniente da una lista di Paesi dichiarati sicuri. Ma va detto che la lista di questi Paesi è per lo meno discutibile, tanto che in Germania sono solo 9 mentre in Italia sono saliti a 22, compreso un caso critico come l’Egitto, definito sicuro a parte casi comprovati di violazione dei diritti, clausola che il contenzioso tra Italia ed Egitto per i casi Regeni e Zaki ha reso necessaria. Ed è molto probabile che la Corte di giustizia europea contesti questa inclusione contradditoria. Temo che alla fine ci sarà una forzatura e la clausola sarà tolta». 
 

Un’altra condizione restrittiva è il tempo concesso ai migranti per presentare domanda una volta entrati nei centri di accoglienza di Albania…
«Quattro settimana per raccogliere prove, documenti testimonianze sono molto poche, tempo che poi si riduce a una sola settimana per presentare appello qualora la richiesta sia respinta».

 

C’è uno stesso atteggiamento nei confronti di ogni richiedente asilo?
«Evidentemente non tutti godono dello stesso trattamento. E se una delle motivazioni è che in Italia non c’è abbastanza spazio per tutti, mentre diverso trattamento viene riservato ai migranti per motivi di lavoro, riporto solo un dato su cui riflettere: dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina in poche settimane l’Europa ha accolto 4 milioni e mezzo i ucraini in fuga. E ancora, nei centri di accoglienza italiani la recettività è molto alta, perché approntata nel momento di maggiore picco degli sbarchi, che ora sono diminuiti».

 

Ma è davvero un’emergenza per l’Italia la richiesta di asilo?
«L’Italia per lo più è un paese di transito, le richieste di asilo sono molto più numerose in altri paesi, come Germania, Francia, Spagna».

 

Esiste per legge un tetto massimo di richieste di asilo che si possono accogliere?
«No, perché dipende dalle crisi umanitarie, i flussi sono variabili e non prevedibili».
 

Ci sarebbero state altre soluzioni?
«Certo, bastava applicare quelle già previste. Come gli insediamenti a carico degli Stati (attivati in 40 paesi); i corridoi umanitari; i progetti speciali previsti per ricercatori, sportivi, personale sanitari; le sponsorizzazioni private, cpme quelle che hanno permesso, per esempio al Canada, di accogliere 400.000 richieste tra cui quelle di 40.000 siriani. Ma la propaganda vuole le sue misure a effetto». 





Dal sito Famiglia Cristiana

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