Una esortazione, una lettera, un documento dedicato ai bambini. Lo promette papa Francesco al termine del summit “amiamoli e proteggiamoli” dedicato ai minori. Una giornata intensissima con decine di relatori di alto livello provenienti da tutto il mondo per parlare dei diritti dei più piccoli. Oltre50 gli interventi su sette temi. Per denunciare gli abusi e provare a disegnare, ciascuno a partire dalle proprie competenze, un futuro migliore per le nuove generazioni. Il diritto a vivere senza guerre, con una famiglia, il diritto al tempo libero e a essere disconnessi dal mondo virtuale. Il diritto al cibo, alla scuola, allo sport. A non essere abusati, a non dover lavorare, a non dover emigrare, a non doversi difendere dagli orrori che, ogni giorno, gli adulti provocano. È Rania di Giordania a mettere sul tavolo i primi dati allarmanti: «Uno su sei», dice «vive in zone di conflitto. Ogni giorno, decine di loro vengono uccisi o mutilati. Vengono privati di ogni diritto… del diritto alla vita e alla sicurezza, ma anche all’istruzione, alla salute, alla privacy e alla protezione dagli abusi…».
«In ogni notiziario o video etichettato come “sensibile” sui social media», ha proseguito, «loro sono lì: sanguinanti, e con le mani che coprono le orecchie dopo un attacco aereo. Ustionati così gravemente da essere irriconoscibili persino dai loro genitori. Sono testimoni di orrori che vengono offuscati dai nostri schermi per la nostra protezione». Oscurati perché «la loro vissuta realtà è ritenuta troppo violenta da essere guardata, persino dagli adulti». Vengono privati del diritto all’infanzia e «questo crimine viene giustificato assieme a un altro: la loro totale espulsione dal regno dell’infanzia. Vengono demonizzati, fatti apparire più grandi, descritti come minacce o usati come scudi umani». E, in particolare sui bambini di Gaza, ha aggiunto, «un inquietante studio sul loro stato psicologico» rivela che «il 96% ha riferito di sentire che la loro morte era imminente. Quasi la metà ha detto di voler morire. Non di diventare astronauti o pompieri, come gli altri bambini – ma vorrebbero essere morti».
«Se un diritto non è globale per tutti i bambini non è un diritto, ma un privilegio di pochi», ha osservato. «Sia che abbiano perso due denti davanti o che abbiano perso degli arti a causa delle ferite di guerra, ogni bambino ha lo stesso diritto alla nostra protezione e alle nostre cure. Senza eccezioni. Senza esclusioni. Senza precondizioni», ha concluso.
Dal canto suo Liliana Segre, nel suo intervento ha concordato: «Tutti i bambini sono sacri e non vanno toccati». Nel suo intervento ha sottolineato che «disinteressarsi con indifferenza è molto colpevole. Tutti i bambini sono una cosa sacra e non vanno toccati per nessun motivo. Ho testimoniato la rinuncia e la vendetta al rancore. Non ho dimenticato e continuo a parlare di quanta violenza è capace l’umanità. Quando si lascia spazio all’odio si inquina la convivenza umana». E poi, ricordando di essere «la donna più vecchia ad avere la scorta» e anche a essere «insultata», ha continuato a ribadire che non bisogna mai rispondere con l’odio. «Se parteggiassimo solo per alcuni bimbi dimenticando gli altri li tradiremmo; dalla Shoah nasce il riconoscimento di dove combattere ogni violenza ingiusta».
Papa Francesco, dopo essersi assentato soltanto per qualche intervento in mattinata ha poi, invece, presenziato a tutti gli interventi del pomeriggio. A ciascuno ha espresso la sua «gratitudine al termine di questo Incontro sui diritti dei bambini. Grazie a voi le sale del Palazzo Apostolico oggi sono diventate un “osservatorio” aperto sulla realtà dell’infanzia nel mondo intero, un’infanzia che purtroppo è spesso ferita, sfruttata, negata», ha sottolineato. E ha concluso riconoscendo che «la vostra presenza, la vostra esperienza e la vostra compassione hanno dato vita a un osservatorio e soprattutto a un “laboratorio”: in diversi gruppi tematici avete elaborato proposte per la tutela dei diritti dei bambini, considerandoli non come dei numeri, ma come dei volti. Tutto questo dà gloria a Dio, e a Lui noi lo affidiamo, perché il suo Santo Spirito lo renda fecondo e fruttuoso». Poi ha citato le parole di padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa (nella foto), che aveva parlato poco prima:«Padre Faltas ha detto una parola che mi piace tanto: “I bambini ci guardano”. È stato il titolo di un film famoso. Ci guardano per veder come noi mandamo avanti la vita», sottolinea. E conclude assicurando che, anche grazie «alla Lettera, all’Esortazione», sui bambini che ha in animo di preparare, cercherà di «dare continuità a questo lavoro e di promuoverlo in tutta la Chiesa».