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Papa Francesco e Valerio dopo il terremoto di Amatrice: l’abbraccio della vita


Nel terremoto del 2016, il fornaio della cittadina laziale perse moglie, figlia e figlio. Ora ricorda l’incontro con Francesco: “Ero disperato, ma nello stesso tempo anche contento di poter condividere con lui quella tragedia”. Ora è un terziario francescano e lavora con gli anziani a Rieti

Alessandro Guarasci – Città del Vaticano

Quella notte del 24 agosto del 2016 ha cambiato per sempre la vita di Valerio Taddei, fornaio di Amatrice. Sotto le macerie del terremoto morirono la moglie, il figlio e la figlia, ma lui ha ancora nel cuore l’incontro con Papa Francesco il 4 ottobre dello stesso anno. “Mi ha preso le mani, mi ha guardato negli occhi – racconta ai media vaticani – e poi mi ha abbracciato. Devo dire che Francesco ha testimoniato il Vangelo nel vero senso della parola. Poi anche lui era un uomo, sicuramente aveva le sue fragilità, però dal punto di vista del ruolo a cui è stato chiamato per me l’ha svolto fino a fondo. Ringrazio Dio per averlo incontrato”. Da quel momento la vita di Valerio ha preso un’altra strada, quanto ha vissuto lo ha portato a diventare terziario francescano.

Il ricordo della notte del terremoto ad Amatrice

Sono passati quasi nove anni da quel tremendo sisma che sconvolse la provincia di Rieti e il confinante territorio nelle Marche. “Un conto avere il terremoto, sentire il rumore, la casa che vibra, un conto invece è proprio avere l’epicentro sotto ai piedi, – dice – io ero fornaio, stavo facendo la notte, mia moglie e i miei figli loro stavano a casa, 150 metri più su del forno ma nella stessa via. La palazzina è crollata, sono riuscito a salvarmi perché, assieme a miei compagni di lavoro, ci siamo buttati dentro al furgone che era parcheggiato davanti all’ingresso del forno. Dopo ho cercato di raggiungere casa, ma la maggior parte dei palazzi erano tutti crollati, quindi è stata una corsa a zigzag in mezzo al paese con il fumo, le macerie, la polvere che si era alzata, la puzza del gas. Per dirigermi guardavo il cielo”.

La vicinanza di monsignor Domenico Pompili

Dunque, un’esperienza fortissima, devastante, una vita familiare che svanisce in pochi secondi, un futuro da ripensare. I momenti dopo la scossa del 26 agosto furono cruciali per Valerio, e nella sua esistenza ha inciso molto la presenza dell’allora vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili. “Io sono credente, sono stato sempre credente, e quella sera mi sono affidato al Signore. Dopo che all’obitorio hanno portato mia figlia mi sono trovato il vescovo Domenico Pompili alle spalle. Mi ha abbracciato e mi ha detto: ‘Purtroppo io non ti posso riportare in vita i tuoi cari (Paola, Benedetta e Giuseppe, ndr), però per qualsiasi cosa tu hai bisogno ti aspetto in Curia. Se ti va, diciamo una preghiera’. Insomma li ha voluti vedere, e li ha benedetti”.

Disperato ma contento di condividere col Papa quella tragedia

L’incontro con Papa Francesco è stato qualcosa di inaspettato, anche perché in pochissimi erano stati avvisati che, quel 4 ottobre del 2016, il Pontefice sarebbe arrivato nella cittadina sconvolta dal sisma. Francesco disse che sarebbe voluto venire prima, ma aveva paura di essere di intralcio. Valerio ricorda quel momento come qualcosa di “inaspettato, perché comunque fino all’ultimo non si sapeva se sarebbe venuto. Però, mi sono fatto trovare lì e il sacerdote che stava insieme al vescovo, don Fabrizio, mi ha fatto entrare dentro la stanza. Lui aveva appena incontrato i ragazzini della scuola con le maestre. Il vescovo gli si è avvicinato e gli ha raccontato quello che mi era successo. Lui si è girato e mi è venuto incontro. Si vede anche nella fotografia che ero disperato, ma nello stesso tempo ero anche contento di poter condividere con lui quella tragedia. Lui non mi ha detto niente, mi ha solamente preso le mani, mi ha guardato negli occhi e poi mi ha abbracciato. Poi ho avuto la possibilità di rincontrarlo altre due volte. Nell’incontro con i terremotati, sempre il vescovo Domenico mi fatto mettere in mezzo ai sindaci della zona del cratere, quindi mi sono ritrovato proprio in prima fila e l’ho potuto riabbracciare un’altra volta. E poi il signor Arnoldo Mondatori che con la sua onlus me l’ha fatto rincontrare a febbraio del 2022”.

Ora Valerio lavora con gli anziani

Dunque quell’incontro, quel momento è stato un punto di ripartenza. “So che devo andare avanti – dice Valerio – e la forza me la dà il mio Signore, ma nello stesso tempo anche le persone che comunque mi hanno testimoniato vicinanza. Per me è importante essere vicino agli ultimi, alle persone più bisognose. Infatti ho cambiato anche mestiere, e ora lavoro come Oss in una struttura per anziani,  sono diventato pure terziario francescano qui a Fonte Colombo a Rieti”. Il territorio di Amatrice e dintorni, dopo quel tremendo sisma è a rischio spopolamento, circa 41 mila gli sfollati, ma “nonostante la burocrazia” Valerio è” fiducioso che Amatrice sarà ricostruita. Certo, ci sono tante persone che non hanno avuto aiuto dallo Stato e si sono dovute rimboccare le mani, ma qui la gente ama la sua terra”.



Dal sito Vatican News

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