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Liliana Cavani: “Il Papa aveva San Francesco nella testa e nel cuore”


La regista cinematografica italiana che ha saputo, in più occasioni, raccontare in immagini la vita di San Francesco si sofferma sulla figura del Pontefice che per primo ha preso il nome del “poverello di Assisi”. “Il Papa – afferma la Cavani – ha scelto la sua semplicità che non è quella di un mediocre ma di un sapientissimo”

Eugenio Murrali – Città del Vaticano

Liliana Cavani ammira la forza con cui Papa Francesco ha invocato la pace per il mondo, opponendosi alle armi, alle guerre, cercando la fraternitas, la stessa che predicava il “poverello d’Assisi”. Alla figura del cosiddetto “Serafico” la grande regista ha dedicato film per il cinema e la televisione, a partire dal Francesco d’Assisi del 1966 con protagonista Lou Castel, alla pellicola del 1989 che vedeva Mickey Rourke nei panni del santo, all’ultima con Mateusz Kościukiewicz, nel 2014. Molte, secondo la cineasta, le convergenze tra il percorso compiuto da Papa Francesco con il suo pontificato e il “suo” Francesco, capace di cambiare il mondo con sapientissima semplicità.

Ascolta l’intervista alla regista Liliana Cavani

Un ambasciatore di pace

“Aveva Francesco nella testa e nel cuore, scegliere quel nome aveva significato aprire le porte a un programma sociale, cioè alla gente: chiediamoci se c’è giustizia umana, se veramente c’è una cultura della pace oppure no”. Ricorda Papa Francesco come un ambasciatore di pace Liliana Cavani, preoccupata per questo presente di “guerre terrificanti”. Il Pontefice, spiega la regista, si è ispirato a un santo che già “tempo prima ha capito la fratellanza degli umani, la cultura che per secoli è mancata”. L’autore del Cantico delle creature, continua Cavani, invitava i suoi seguaci “a parlare d’amore e di pace”, anche contro gli apparati del tempo. “Papa Francesco ha capito la necessità di una cultura di pace. Ha voluto chiamarsi come lui perché  si è dato un programma come il suo, il più bello che si possa immaginare”. 

Una cultura dell’accoglienza

Uno degli aspetti di Papa Francesco che più hanno colpito la regista è la sua volontà di accoglienza: “Ha accolto tante persone, con modi semplici, da compagno, da amico, da persona con cui puoi parlare, a cui puoi chiedere una spiegazione, un aiuto”. Secondo la regista Francesco aveva un progetto meraviglioso, ma si è detta dispiaciuta perché troppo pochi a suo avviso hanno aderito “a questo suo istinto culturale di pace”.

La Statio Orbis e il dialogo con Dio Padre

Ha segnato anche la regista la penetrante immagine della Statio Orbis del 27 marzo 2020, durante la pandemia, quando il Pontefice ha invocato lo sguardo di Dio: “Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: ‘Svegliati Signore!'”. Per Cavani il Papa come san Francesco sapeva dialogare con il Signore: “Se è Padre ci si può parlare, ci può essere un incontro. Pregare non vuol dire soltanto ripetere delle preghiere ma anche chiedere spiegazioni, chiedere per ricevere impulsi di chiarezza, di appoggio, di sostegno”. Quel contatto che il Papa aveva cercato di stabilire con Dio “penso sia stato di conforto – continua la regista – e quel conforto lo ha anche trasmesso. E ce n’era un gran bisogno”.

Gratitudine e cura per il creato

Il Papa dell’enciclica Laudato si’, del Sinodo sull’Amazzonia che ha dato origine all’esortazione apostolica Querida Amazonia, l’autore della Laudate Deum, il Pontefice che ha posto al centro, insieme alla pace e alla misericordia, la cura del creato è quanto mai vicino all’autore del Cantico delle Creature, innovatore anche sul piano linguistico: “San Francesco è il poeta della gratitudine, quando dice grazie per l’acqua, per il sole, per la luna. E il Papa è arrivato con questa purezza e ha colpito, perché aveva come il santo da cui ha preso il nome la fiducia nella capacità degli uomini di cambiar pagina, di  trovare che il creato è bello e vale la pena di ringraziare il Padre”. Per la cineasta dovremmo tornare a questa “cultura cristiana vera, con l’amore come regola” e vergognarci della cultura dello scarto, che il Vescovo di Roma ha così spesso denunciato fin dai primi mesi del suo pontificato.

L’amore per il cinema e le arti

L’attenzione di Papa Francesco per i film del Neorealismo, I bambini ci guardano di Vittorio de Sica, Roma città aperta di Roberto Rossellini, o la predilezione per La strada di Fellini nasce, secondo Cavani, dalla propensione per un linguaggio diretto: “Anche io se dovessi salvare un film sceglierei L’oro di Napoli di Vittorio De Sica”. Ma non solo questa preferenza, a suo modo di vedere, deriva dal desiderio di “trovare una realtà più bella, più significativa, più umana in definitiva”. Nella fiducia di Francesco nel cinema e nelle arti nuove Cavani vede le doti di un anticipatore, “perché il cinema è comunicazione di eventi e di idee”. 

Misericordia e speranza

Sulle tematiche del Giubileo straordinario del 2016, dedicato alla misericordia, e di quello attuale, che ha come motto  “Pellegrini di speranza”, la regista osserva: “Scelte in grande contrasto con tutto quello che accade in questo momento preciso della Storia”.  E aggiunge: “Lui secondo me ha scelto la semplicità di Francesco, che non è la semplicità di un mediocre, ma di un sapientissimo, come aveva capito Dante Alighieri. Il Papa ha deciso di appoggiarsi a un santo di un’intelligenza enorme, quella necessaria per avere questa chiarezza della fraternitas”. Sull’eredità di questo Pontificato Liliana Cavani non ha esitazioni: “Andate, parlate della pace, portate la pace. L’unica arma è la pace”.  



Dal sito Vatican News

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