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L’appello della Rete sinodale italiana ai cardinali: «Proseguite sulla strada di papa Francesco»

Il cammino sinodale, uno dei capisaldi del pontificato di Francesco, è uno dei temi affrontati dalle Congregazioni generali dei cardinali in vista del Conclave. Se n’è parlato, in particolare, in quella pomeridiana di lunedì nella quale i porporati presenti (circa 170, di cui 132 elettori) hanno evidenziato l’importanza del cammino sinodale «come espressione concreta di un’ecclesiologia di comunione, nella quale tutti sono chiamati a partecipare, ascoltare e discernere insieme». Ed è proprio dalla Rete sinodale italiana – un network di circa una trentina tra movimenti, gruppi, giornali, associazioni e realtà ecclesiali di base, da Donne per la Chiesa ad Adista, da Pax Christi a Noi siamo Chiesa, per citare le più conosciute – che è arrivata una lettera-appello ai cardinali riuniti nelle Congregazioni e che mercoledì entreranno in Sistina per eleggere il nuovo Papa. «Con spirito sinodale», scrivono, «vi chiediamo di scegliere il nuovo vescovo di Roma secondo questo discernimento: prosegua con decisione sulla strada aperta da papa Francesco verso una Chiesa sempre più sinodale, sviluppando la linea tracciata tanto dal Sinodo dei vescovi del 2021-2024 quanto, nell’ambito locale, dal Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Siamo infatti convinti», prosegue la lettera, «che come ripeteva papa Francesco, che “il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”, in quanto forma adeguata a una Chiesa davvero mondiale “unita nella diversità”, cioè capace di coniugare l’universalità del cattolicesimo e il suo radicamento nelle differenti culture esistenti in un mondo ormai “globale”, ma che respinge la presunta “superiorità” di una civiltà rispetto alle altre e quindi ogni omologazione. Una Chiesa costantemente unita nella ricerca della volontà di Dio in mezzo a una diversità di spiritualità, di teologie, di urgenze pastorali, di risposte alle concrete situazioni locali».

Per i firmatari della lettera «solo attraverso la sinodalità possiamo gestire e superare le inevitabili incomprensioni, confusioni e conflitti, e quindi mantenere viva la realtà del “ministero profetico” della Chiesa in credendo, camminando verso un’effettiva fraternità e sororità, di cui il consensus Ecclesiae è il fulcro non imposto in modo autoritario, ma frutto dell’accoglienza di quanto lo Spirito Santo dona ai/alle fedeli tutti/e. E la sinodalità attuata e vissuta», concludono, «costituisce anche la testimonianza più viva e credibile della possibilità di una convivenza pacifica tra diversi che la nostra Chiesa, in ecumenica armonia con tutte le altre, può offrire oggi a un mondo lacerato da guerre e polarizzazioni».

Diversi i temi affrontati lunedì pomeriggio, nella penultima Congregazione prima di quella finale di martedì mattina, come ha spiegato una nota della Sala Stampa vaticana. Si è parlato delle migrazioni con il riconoscimento dei migranti come «un dono per la Chiesa, ma anche con l’urgenza di accompagnarli e sostenere la loro fede nei contesti di mobilità e cambiamento». Inoltre, «sono state richiamate le guerre in atto, con toni spesso segnati dalla testimonianza diretta di cardinali provenienti da regioni colpite da conflitti» mentre è stato ribadito «l’impegno e la responsabilità dei cardinali nel sostenere il nuovo Papa, chiamato a essere un vero pastore, una guida che sappia andare oltre i confini della sola Chiesa cattolica, promuovendo il dialogo e la costruzione di rapporti con altri mondi religiosi e culturali. È stata anche richiamata la sfida rappresentata dalla diffusione delle sette in varie parti del mondo».

Intanto, con il giuramento prestato da officiali, cerimonieri e addetti lunedì alle 15 nella Cappella Paolina si entra nel vivo del Conclave. Tutti e 133 cardinali elettori sono arrivati a Roma e saranno alloggiati tra la residenza di Casa Santa Marta e l’adiacente Santa Marta vecchia. Il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha informato che nel pomeriggio di sabato 3 maggio il cardinale camerlengo Kevin Farrell ha proceduto al sorteggio delle stanze per i 133 porporati: dei 135 attuali elettori restano fuori per malattia lo spagnolo Antonio Canizares Llovera e il kenyano John Njue. La grande attesa verso l’elezione di chi prenderà il posto di Francesco, insomma, sta per giungere al traguardo. I lavori nella Cappella Sistina, che da mercoledì pomeriggio ospiterà le votazioni, sono in via di completamento e così a Santa Marta e Santa Marta Vecchia.

La Cappella Sistina è stata anche messa in sicurezza dalla Gendarmeria vaticana. Lunedì mattina all’ingresso della decima congregazione, non si è sottratto ai cronisti un elettore tra gli ultimi ad approdare a Roma, quasi in extremis, il cardinale indonesiano Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo della capitale Giacarta nonché ordinario militare del Paese asiatico. «Sono arrivato ieri», ha ammesso, assicurando che mercoledì pomeriggio entrerà in conclave «con cuore aperto». Il nuovo Pontefice sarà sulla linea di Bergoglio? «Non lo so, dipenderà dallo Spirito Santo».

«Speriamo che il nuovo Papa arrivi in tre-quattro giorni», è quanto ha auspicato dal cardinale iracheno Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad. Per quanto riguarda un identikit del futuro Pontefice, Sako ha parlato di «un pastore che guardi all’unità, all’integrità della Chiesa». Secondo il cardinale Jean-Paul Vesco, di origine francese ma arcivescovo di Algeri, invece, «non c’è fretta per la fumata bianca, abbiamo il tempo: l’importante è avere un buon Papa». Per Vesco il futuro Pontefice dovrà essere «un pastore, una voce per il mondo, per la pace». E potrebbe essere un francese? «Anche un algerino», ha replicato sorridendo.

Intanto, i cardinali si “preparano” anche sui social come il cardinale arcivescovo di Santiago del Cile, Fernando Chomali, che ha postato un video mentre lava una camicia bianca dentro un lavandino. «Lavando la camicia bianca per arrivare al Conclave impeccabili! Uniti nella preghiera!», è il commento a corredo del video.

Per garantire l’isolamento dei cardinali, il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha annunciato che dalle 15 di mercoledì saranno spenti tutti i segnali per smartphone e tablet. «Con riferimento alle prescrizioni normative e di sicurezza inerenti alle attività relative all’elezione del Sommo Pontefice», hanno annunciato, «a partire dalle ore 15:00 del 7 maggio, tutti gli impianti di trasmissione del segnale di telecomunicazione per cellulare radiomobile, presenti nel territorio dello Stato della Città del Vaticano, esclusa l’area di Castel Gandolfo, saranno disattivati». Il ripristino del segnale, ha aggiunto il Governatorato, «sarà effettuato successivamente all’annuncio dell’avvenuta elezione del Sommo Pontefice, pronunciato dalla Loggia centrale della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, con la massima celerità consentita dalla tecnologia degli operatori mobili».

Sull’entità delo spegnimento è intervenuto anche il portavoce Matteo Bruni: «L’annuncio del Governatorato parla di spegnimento dei ripetitori. L’area di piazza San Pietro non è interessata», ha detto, aggiungendo che «i cardinali sono invitati a lasciare i loro cellulari a Casa Santa Marta fino alla fine del Conclave».





Dal sito Famiglia Cristiana

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