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Il Natale di padre Angelo Esposito nella foresta del Guatemala, tra le comunità indigene



Padre Angelo Esposito.

Natale, una grande occasione per visitare e fare festa con i piccoli indigeni. Padre Angelo Esposito, prete ordinato nel Giubileo del 2000, da 15 anni è in Guatemala, nella selva a confine con il Messico. «Il Natale? Sarò in giro con il fuoristrada dalle 6 del mattino per celebrare nei villaggi e nei paesi della parrocchia per tutto il giorno, sino a tarda sera». Un viaggio per la parrocchia di 300 chilometri quadrati, per benedire e pregare con la comunità indigena. Le strade asfaltate sono una rarità, «per lo più, se sono prive di fossi, è già una grande fortuna», ammette. «Devo svegliarmi all’alba per raggiungere i villaggi sparpagliati nella foresta», continua il sacerdote che si allunga nei tempi anche per ore a confessare, celebrare e far festa con i piccoli Maya di Tacanà. «Occorrono anche 4 ore di viaggio, con tratti a piedi o a cavallo, viaggiando una giornata intera per portare l’annuncio della nascita di Gesù tra baracche e ospedali della missione», racconta prima di preparare il fuoristrada per il viaggio.

Il pranzo di Natale con i bambini poveri nelle comunità rurali che sono disseminate lungo il confine con il Messico, è uno dei momenti più belli. «Senza dimenticare la Posada dei monaguillos, la colazione con circa 600 chierichetti che, nelle tante comunità visitate dal sacerdote, fedelmente seguono le celebrazioni liturgiche». Non può mancare la Messa della notte di Natale nei villaggi. «Si tratta di un’attesa davvero emozionante», confida il missionario originario di Napoli. Un clima unico, capace di riportare commozione ed entusiasmo altrove perduti “come la gioia per il Bambino che ci salverà».

Dal Vesuvio al Tacanà, le terre di vulcani sono lo sfondo della missione che ha creato un’inedita sintonia tra popoli lontani. Un canale di solidarietà fonte di sviluppo per le popolazioni indigene. Catechesi sulla montagna, celebrazioni in parrocchia, incontri nei villaggi con i diaconi e poi cercare fondi per Los Angelitos, l’ambulatorio pediatrico nato per i piccoli indios della foresta. Un canale di solidarietà fonte di sviluppo per le popolazioni indigene che, soprattutto a Natale, si intensifica grazie alle visite e alle celebrazioni nei villaggi.

I fedeli sono tanti, la chiesa non li contiene, spesso molti, anche se al freddo, ascoltano all’esterno la celebrazione. Si cammina a piedi e con il mulo, chi ce l’ha. Qui le strade sono solo tracciate. Polvere, fango e pietre, costituiscono la normalità. Per coloro che non sono abituati la fatica è triplicata, ma alla fine, bisogna arrivare ovunque. Oltre al Vangelo, padre Angelo porta le medicine e la possibilità, di curarsi. «Sto preparando la giornata di oftamologia», spiega, una corsa contro il tempo, un via vai di appuntamenti perché la festa deve essere di tutti.

(Nella foto sopra, l’ambulatorio pediatrico nella foresta)





Dal sito Famiglia Cristiana

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