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Il Bosco delle api: un’area urbana degradata si trasforma in un’oasi di biodiversità

Si chiama food forest, ovvero foresta (o giardino) commestibile, o anche orto-bosco: non una semplice piantumazione, ma un sistema coltivato che si ispira al bosco per tutelare la biodiversità. Si tratta, in pratica, di un sistema agroforestale che simula, su piccola scala, un ecosistema boschivo su più strati. Un ambiente nel quale piante da frutto, erbe medicinali, bacche, ortaggi e fiori convivono con piante spontanee e animali, creando un habitat ricco di biodiversità.

Un importante esempio di food forest è il Bosco della api, progetto dell’organizzazione ambientalista Greenpeace Italia, che permette di trasformare aree urbane degradare in piccole oasi naturali al servizio delle comunità e di tutelare gli insetti impollinatori, oggi fortemente a rischio, che invece in queste oasi trovano l’ambiente giusto per vivere e proliferare. Con il Bosco delle api Greenpeace promuove la protezione della biodiversità attraverso la rigenerazione urbana e pratiche agricole sostenibili.  

Il primo Bosco delle Api è nato a Roma nel 2020, anno in cui la pandemia ha reso evidente la necessità di rendere le città più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici. Tre anni dopo, con la collaborazione della Cooperativa Sociale Agropolis, il progetto è stato replicato a Cremona, nel cuore della Pianura Padana, una delle aree più inquinate d’Europa. Grazie all’impegno e al lavoro di volontari e volontarie dell’organizzazione e al supporto di associazioni locali, le food forest stanno crescendo, hanno cominciato a popolarsi di insetti impollinatori e anche ad ospitare iniziative locali, attività culturali e didattiche, che favoriscono la costruzione della comunità.

Le api e gli insetti impollinatori (come vespe, falene, coleotteri, farfalle) sono fondamentali per l’ambiente, per gli ecosistemi e la difesa della biodiversità. Ma ormai da anni in Italia, in Europa e in molti Paesi del mondo sono fortemente a rischio. Le cause sono molteplici, fra queste, il degrado degli habitat naturali, il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature, la diffusione di parassiti. E poi, certamente, l’uso dei pesticidi e di altre sostanze inquinanti che possono colpire gli impollinatori in maniera diretta o indiretta. Greenpeace Italia chiede alle istituzioni italiane ed europee di vietare i pesticidi dannosi per la salute degli impollinatori e di tradurre in azioni concrete gli impegni assunti con l’adozione del Quadro globale per la biodiversità Kunming-Montreal e della Strategia UE per la Biodiversità al 2030.

Per avere informazioni sul Bosco delle api e su come poter replicare questo modello nella propria zona, trasformando un terreno abbandonato in una piccola oasi di biodiversità, si può inviare un messaggio SMS con scritto API al numero informazioni 331.1234.331.

(Foto di Alessandro Vona: piantumazione a Cremona)





Dal sito Famiglia Cristiana

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