Cari amici lettori, esattamente un mese fa, il 24 agosto, papa Francesco concludeva il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, tenuto durante le udienze del mercoledì e cominciate lo scorso 23 febbraio. Un tema a cui evidentemente tiene molto, se vi ha dedicato ben 18 appuntamenti e non di rado vi torna sopra nelle più disparate occasioni. Un chiaro segno di come il Santo Padre sa andare su binari diversi dallo “spirito dei tempi”, che esalta piuttosto la giovinezza, la bellezza, l’onnipotenza e trascura, quando non disprezza, la fragilità, il limite, fino a oscurare persino il senso della fine e della morte. La vecchiaia, ha detto il 23 febbraio, «è considerata un’età che non ha contenuti speciali da offrire, né significati propri da vivere. Per di più, manca l’incoraggiamento delle persone a cercarli [gli anziani], e manca l’educazione della comunità a riconoscerli».
Ci sono piani di assistenza per loro, riconosceva, ma «un vuoto di pensiero, di immaginazione, di creatività». Vuoto che Francesco ha voluto colmare con un ampio ciclo di riflessioni. Ha affrontato il tema con sapienza, delicatezza, attenzione allo spessore umano di questo tempo di fragilità, con le sue fatiche e le sue difficoltà, ma anche tempo positivo dell’esistenza, dono, «offerta di senso della vita»; ha sottolineato a più riprese la necessità della “alleanza” tra generazioni; ha affrontato la questione ricorrendo a personaggi e temi della Bibbia, illuminandone così anche l’aspetto religioso ed educandoci a guardarla con gli occhi di Dio. L’ottantacinquenne Francesco ha, per così dire, “cantato” la “beatitudine” della vecchiaia, rileggendola come tempo di grazia. Significativo è l’approccio con cui ne ha parlato: si è posto come “anziano fra gli anziani”, includendo sé stesso nel novero e parlando “da pari a pari”. «Mai siamo stati così numerosi nella storia umana», diceva ancora il 23 febbraio. Forse è anche questo modo – non cattedratico, ma sapienziale ed esistenziale – di affrontare la vecchiaia che ci rende Francesco così vicino, “esperto nell’umano” oltre che nei misteri di Dio. In proposito, ricordo con particolare affetto un sacerdote paolino, mio confratello, che non è più tra noi, un pastore “con l’odore delle pecore”, che con grande zelo visitava frequentemente anziani ammalati in casa, intrattenendo con loro rapporti umani caldi, tanto da potersi permettere – anziano pure lui – amabili battute con i “suoi” anziani, che ne capivano il benvolere e lo ricambiavano con affetto. Domenica 2 ottobre ricorre anche la festa nazionale dei nonni, che coincide con la memoria dei Santi Angeli custodi: coincidenza significativa, perché davvero tanti nonni sono per i loro nipoti veri angeli custodi. E anche noi di Credere, con la nostra modalità, vogliamo essere accanto agli anziani più fragili e in difficoltà economica regalando loro un abbonamento alla rivista: per questo facciamo appello alla vostra generosità, per contribuire, secondo le possibilità di ognuno, al fondo solidale (per le modalità vedi pag. 54) per raggiungere tanti anziani soli con la nostra rivista e tenere loro compagnia con la fede e la speranza.