Seguendo le parole di papa Francesco, le nostre chiese hanno accolto l’invito della Cei di pregare, domenica 11 luglio, per i migranti morti in mare. Ha detto il Papa il 13 giugno: “Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa”; e il 20 ha aggiunto: “Apriamo il nostro cuore ai rifugiati; facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza”. Il comunicato Cei ci ricorda che nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone, il doppio dello scorso anno.

Seguendo le parole di papa Francesco, le nostre chiese hanno accolto l’invito della Cei di pregare, domenica 11 luglio, per i migranti morti in mare. Ha detto il Papa il 13 giugno: “Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa”; e il 20 ha aggiunto: “Apriamo il nostro cuore ai rifugiati; facciamo nostre le loro tristezze e le loro gioie; impariamo dalla loro coraggiosa resilienza”. Il comunicato Cei ci ricorda che nei primi cinque mesi dell’anno sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone, il doppio dello scorso anno. A queste vanno aggiunte quelle delle Canarie, quelle che non riescono ad attraversare il deserto del Sahara e i morti in Libia e nei Balcani. La preghiera, oltre che invocare la misericordia di Dio, ha lo scopo di muovere le coscienze a non dimenticare la tragica fine di queste persone e la situazione dalla quale fuggono rischiando la vita. Il problema dei migranti è stato ripreso anche dal nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita ufficiale in Francia. Ha detto alla Sorbona: “Alla pandemia abbiamo saputo dare una risposta europea, alla crisi economica altrettanto. Alle migrazioni ancora no. Donne, bambini, uomini in fuga, difficilmente possono essere individuati come un nemico. I flussi migratori vanno regolati e governati, affinché siano rispettosi delle comunità di accoglienza e dei migranti, cancellando l’odioso traffico che criminali senza scrupoli hanno imbastito sulla loro pelle. La pressione che avvertiamo è il risultato delle grandi differenze nella distribuzione del benessere tra i continenti, dell’ampia diversità dei tassi demografici, dell’impatto dei cambiamenti climatici; ma è anche il prodotto di decenni di omissioni, conflitti, diseguaglianze. In una frase: del mondo che abbiamo contribuito come europei a plasmare e del quale rechiamo ampia responsabilità”. Chiede, Mattarella, di cominciare a governare il fenomeno con il rispetto dei diritti umani dei migranti e quello per le popolazioni residenti. Fino ad ora l’accoglienza è stata “dilettantesca” e piena di ostacoli. La responsabilità si riferisce alle nostre politiche coloniali e neocoloniali. Abbiamo continuato a sfruttare le ex colonie con i nostri mercati che privilegiano le monoculture e danno spazio al land grabbing di Usa e Cina. L’Ue ha ignorato le situazioni dell’Africa, pur avendola alle porte. Dovremmo cambiare la nostra politica africana con un vero aiuto all’endosviluppo, oltre a saper accogliere civilmente i migranti che, dopo anni di “invasioni”, sono solo circa l’8-10% della popolazione residente, in media di età avanzata.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì)