“Un mese con Maria”, la malattia di Benedetta Bianchi Porro

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“La vita è una passerella da attraversare tenendo stretta la mano di Gesù. E’ una delle frasi che la giovane diceva a chi non doveva cedere alla disperazione”. Il cardinale Angelo Comastri concentra la sua meditazione proprio sulla ragazza beatificata nel 2019. La riflessione del porporato fa parte di un ciclo di 31 puntate realizzate da Telepace e rilanciate da Vatican News per scoprire la devozione alla Vergine nel mese a lei dedicato

Eugenio Bonanata e Daniele D’Elia – Città del Vaticano

Quella di Benedetta Bianchi Porro è una storia, senz’altro, segnata dal dolore, dalla sofferenza. L’esistenza di questa giovane laica, recentemente beatificata da Papa Francesco, è anche una preziosa testimonianza di come un cristiano può affrontare la malattia con dignità, con fede e serenità d’animo. È stata convinta, fino alla morte, che la vita è “una cosa meravigliosa anche nei suoi aspetti più terribili”. La sua patologia, una neurofibromatosi diffusa, l’ha lentamente paralizzata, rendendola anche cieca, sorda e le ha risparmiato solo le facoltà mentali. Nasce a Forlì, sottolinea Comastri, che in due meditazioni ne ricorda le vicende, e già ai primi vagiti si manifesta tutta la sua fragilità. La mamma, appena nata, la battezza con acqua proveniente da Lourdes, temendo che possa morire. E pochi mesi più tardi, continua il cardinale, viene affetta da poliomelite. È derisa da tutti e soprannominata “la zoppetta” per via di una gamba più corta dell’altra e deve necessariamente usare scarpe ortopediche.

“Un mese con Maria” – 26.ma meditazione

Come “una pianta meravigliosa che viene potata”, Benedetta perde progressivamente tutte le sue funzioni sensoriali e motorie, con il passare degli anni. Questo non le impedisce di iscriversi e frequentare la facoltà di Medicina. La madre gli offre un preziosissimo supporto e la assiste con premura durante gli anni degli studi. Ma, purtroppo, non riuscirà a laurearsi, sebbene arrivata ad un passo dal traguardo. Ad un giovane disabile di nome Natalino scrive una lettera per incoraggiarlo a non cadere nella disperazione e lo ammonisce: “la vita è una veloce passerella: non costruiamo la casa sulla passerella, ma attraversiamola tenendo stretta la mano di Gesù per arrivare in Patria”.

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