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Turetta: «Giulia non voleva tornare con me. Ho pensato di rapirla, ucciderla, poi suicidarmi»


Filippo Turetta oggi nell’aula della Corte d’Assise di Venezia è stato interrogato, come imputato nel processo per il femminicidio dell’ex fidanzata, Giulia Cecchettin. In aula, davanti a lui, tra le parti civili, era presente anche il papà della giovane vittimana, Gino Cecchettin.
È stata questa la prima volta che Turetta è uscito dal carcere – è rinchiuso da un anno a Verona – dopo l’arresto avvenuto in Germania il 19 novembre 2023.
 


Gino Cecchettin, «Abbiamo capito chi è Filippo Turetta»

«Il momento più doloroso è stato sapere cosa ha attraversato mia figlia negli ultimi momenti della sua vita. Ma non è questo il punto del processo, il punto è che abbiamo capito chi è Filippo Turetta». Lo ha detto Gino Cecchettin, in un momento di pausa del processo a Venezia a Filippo Turetta per l’omicidio della figlia Giulia. «Infatti – ha proseguito Cecchettin – adesso il suo avvocato vuole capirne di più, ma per me è chiarissimo. Quello che emerge oggi è che la vita del prossimo è una cosa sacra, e non bisogna entrare nel merito della vita degli altri».

Le parole del padre della vittima del femminicidio arrivano dopo le dichiarazioni di Turetta: «Volevo tornare assieme a lei, soffrivo molto e provavo risentimento verso di lei. Avevo rabbia perché soffrivo di questa cosa, e questo mi ha sconvolto”. “Volevo che il nostro destino fosse lo stesso per entrambi e quindi… io penso sia questa la verità – ha aggiunto- In macchina abbiamo litigato perché volevo tornare insieme, così come avevo fatto nei giorni precedenti, anche in chat».
Pensare di abbandonare il corpo di Giulia e poi suicidarsi «forse non ha avuto senso – ha proseguito tra pause e lacrime silenziose -, mi rendevo conto che doveva essere ferita, in cattive condizioni, evitare di vedere questo, pensavo fosse meglio così. Sono immagini brutte, non so come dire». Turetta ha poi detto di non aver mai pensato che il piano di rapire Giulia potesse fallire. Il presidente del collegio Stefano Manduzio non ha ammesso in seguito la domanda della parte civile sul fatto che i genitori di Turetta “non l’avrebbero mai più visto tornare”.

«Nell’abbandonare il corpo l’ho coperto perché non volevo venisse trovato, era in condizioni tali che volevo evitare che venisse visto com’era ridotto». Turetta, che ha sempre sostenuto di volersi suicidare, non ha saputo rispondere al perché avesse cercato in internet luoghi appartati, come quello di Barcis (Pordenone) dove è stato trovato il corpo e dove avrebbe dovuto suicidarsi. «Ho provato a uccidermi con un sacchetto di plastica in testa ma non ci sono riuscito», ha detto.

Filippo Turetta ha poi ammesso in aula di aver detto “una serie di bugie” nel primo interrogatorio con il pm Andrea Petroni. Oggi, anche alla luce dei memoriali fatti avere alle parti, ha dunque ammesso di aver premeditato l’omicidio di Giulia Cecchettin così come gli viene contestato dalla procura. Turetta ha ammesso che da alcuni giorni precedenti il delitto aveva stilato la famosa “lista delle cose da fare”, compreso prelevare contante con il bancomat, da gettare per far perdere le proprie tracce, così come aveva studiato in internet come evitare che la propria auto fosse individuata durante la fuga. Nel primo interrogatorio davanti agli inquirenti, Turetta aveva affermato che lo scotch era stato acquistato per “appendere manifesti”, i coltelli perché “pensava di suicidarsi”. Dalle ammissioni di Turetta emerge la conferma delle tesi di accusa secondo cui lo scotch serviva per legare Giulia e che i coltelli erano stati messi in auto ben prima dell’11 novembre, giorno del delitto. Di fatto, è emerso che tutta la vicenda è supportata – come da indagine – da una serie di atti preparatori, alcuni dei quali non messi in atto all’ultimo momento, ad esempio l’acquisto di altro materiale. Il pm gli ha quindi chiesto quando avesse iniziato a scrivere appunti su quello che stava progettando: «Ho iniziato a farlo il 7 novembre (2023 ndr)» ha risposto Turetta. L’omicidio della studentessa avvenne tre giorni dopo, l’11 novembre.

«Mi sento anche in colpa nel pensare al futuro visto che lei non può più», aggiunge l’imputato reo confesso del femminicidio.

Elena Cecchettin, non sarò in aula, da 11 mesi ho incubi

  

«Oggi e lunedì 28 ottobre non sarò presente in aula. Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell’ultimo anno». Lo scrive oggi Elena Cecchettin, in una storia su Instagram, a proposito dell’udienza che vede oggi Filippo Turetta in aula a Venezia. «Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò», conclude.

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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