È una donna quella che tiene il remo della barca che porta i re magi verso il Bambino. In un’altra c’è un ragazzo che dorme, c’è chi porta una cesta di pane, chi regola le funi… Facendo riferimento proprio alla «”batela”, la tipica imbarcazione a fondo piatto che permette di spostarsi sui fondali bassi», papa Francesco, ricevendo in udienza la delegazione dei donatori dell’albero e del presepe che, dalla sera del 7 dicembre, illumineranno piazza San Pietro, ha ricordato che «anche per giungere a Gesù ci vuole una barca. La Chiesa è la barca. Non la si raggiunge in solitaria, mai, lo si raggiunge insieme, in comunità, su quel piccolo grande battello che Pietro continua a guidare». Rassicura subito, dopo le polemiche delle scorse settimane, sul fatto che l’albero, il più alto tra quelli finora arrivati in Vaticano, «è stato tagliato nel rispetto dei principi ecologici del ricambio naturale del bosco». Ed è all’ombra di questo abete rosso proveniente dai boschi di Ledro (Friuli Venezia Giulia) che il presepe, donato da Grado, riproduce «un “casone” della Laguna gradese, una di quelle case di pescatori che venivano costruite con fango e canne e dove gli abitanti delle “mote”, le piccole isolette lagunari, condividevano, durante il duro lavoro della pesca, le gioie e i dolori della vita di ogni giorno», spiega Francesco. «Anche questo simbolo», aggiunge, «ci parla del Natale, in cui Dio si fa uomo per aver parte fino in fondo alla nostra povertà, venendo a costruire il suo Regno sulla terra non con mezzi potenti, ma attraverso le deboli risorse della nostra umanità, purificate e fortificate dalla sua grazia». Il presepe, circondato dall’acqua ci ricorda che abbiamo bisogno di un «battello» per spostarci, di quel «piccolo-grande battello che Pietro continua a guidare e a bordo del quale, stringendosi un po’, c’è sempre posto per tutti». Per tutti, ha ripreso il Pontefice. «Qualcuno potrebbe chiedere: anche per i peccatori? Soprattutto per i peccatori! Loro sono i privilegiati, Gesù è venuti per i peccatori. Nella Chiesa c’è posto per tutti». Presente all’udienza anche una delegazione palestinese che ha portato, da Betlemme, il presepe che viene esposto nell’aula Paolo VI. Francesco ha paralto della «la martoriata Palestina» chiedendo di ricordare «i nostri fratelli e sorelle che là e in altre parti del mondo soffrono per il dramma della guerra». Salutando Abu Mazen, «che è venuto parecchie volte qui», ha ribadito che bisogna fare di tutto per fermare i conflitti. «Voi sapete che uno degli investimenti che dà più reddito qui è nella fabbrica delle armi? Guadagnare per uccidere», ha sottolineato. E ha concluso: «Basta guerre, sia pace in tutto il mondo e per tutti gli uomini che Dio ama».