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Siria, raid di Israele su un quartiere di Damasco

Bombardamenti aerei israeliani su Damasco per colpire esponenti della Jihad islamica palestinese. Intanto l’autoproclamato presidente al-Sharaa annuncia un periodo di transizione di cinque anni. L’arcivescovo di Homs ad Acs chiede la fine degli spargimenti di sangue e che nel Paese si arrivi presto a unità e riconciliazione.

Roberto Paglialonga – Città del Vaticano

Ancora alta tensione in Siria. Israele nella tarda mattinata di oggi ha condotto un raid aereo su Damasco, secondo quanto riportato da media siriani e israeliani. Una conferma dell’operazione è arrivata anche dal ministro della Difesa di Tel Aviv, Israel Katz, che ha dichiarato: “Non ci sarà immunità per il terrorismo islamico contro Israele, né a Damasco né altrove. Non permetteremo che la Siria diventi una minaccia per lo stato di Israele”.

Raid israeliano su Damasco

L’obiettivo del bomdardamento aereo sarebbe stato un centro di comando della Jihad islamica palestinese situato in un sobborgo periferico della capitale siriana, a Dummar. Anche se il portavoce dell’organizzazione terroristica, Muhammad al-Hajj Musa, ha smentito che sia stato colpito il loro quartier generale. In realtà, “hanno preso di mira una casa vuota”, ha detto. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, che ha sede a Londra ma significativi contatti all’interno del Paese, l’attacco avrebbe provocato almeno una vittima.

Al-Sharaa annuncia una transizione di cinque anni

Sul piano della politica interna, il nuovo leader, che in dicembre ha deposto Bashar al-Assad dopo 24 anni di potere e quasi 14 di guerra civile, ha firmato la dichiarazione costituzionale della Siria, che resterà in vigore per un periodo transitorio di cinque anni. Ad annunciarlo lo stesso autoproclamato presidente, Ahmed al-Sharaa (alias Mohammed al-Jolani), il quale ha detto di augurarsi che questo sia l’inizio di “una nuova era per il Paese”. Inoltre, è stato istituito un Consiglio di sicurezza nazionale, destinato a coordinare le politiche di sicurezza nazionali.

Lo stato delle trattative con i drusi

Dopo la conferma nei giorni scorsi di un accordo tra il governo centrale e le comunità druse del sud-ovest, i media locali riferiscono ora di uno stallo nelle trattative per definire una serie di punti chiave dell’intesa, che arriverebbe a seguito di quella già raggiunta con i curdi del nord-est. E proprio sull’accordo con le Forze di difesa siriane (Sdf, a maggioranza curda) ci sarà il monitoraggio da parte del ministero della Difesa turco, che ha affermato di volerne verificare la messa in pratica.

L’arcivescovo di Homs: basta spargimenti di sangue

Infine, sulle uccisioni avvenute nelle regioni occidentali in particolare a danno degli alawiti – molti dei quali ex-assadisti -, ma anche di diversi cristiani, da parte di frange delle milizie legate al movimento Hts di al-Sharaa, si è espresso l’arcivescovo di Homs, Jean Abdo Arbach. Parlando ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) il presule ha chiesto che si ponga fine agli “spargimenti di sangue”, invocando “unità e riconciliazione”, perché “non abbiamo bisogno di un altro conflitto”. L’arcivescovo, infine, ha auspicato che venga fatta giustizia, “perché uccidere donne e bambini non è una cosa buona per la Siria”. Durante lo scorso fine settimana gli scontri e le violenze nelle città costiere di Latakia, Tartus e la stessa Homs hanno provocato oltre 1.000 morti, facendo riaffiorare il timore di una nuova guerra civile e di un nuovo periodo di terrore.
 



Dal sito Vatican News

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