Siria: dall’emergenza al programma. L’intervento della rete ecclesiale

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Il conflitto siriano ha mosso una diffusa solidarietà. Agenzie, Patriarcati, Istituti religiosi, una ramificazione capillare con migliaia di professionisti e volontari ha portato aiuto a circa due milioni di persone nella nazione che da dieci anni vive il dramma di una grave instabilità intestina

VATICAN NEWS

Nel quadro di una crisi complessa e di un conflitto di lunga durata, gli organismi della Chiesa — agenzie umanitarie di ispirazione cattolica, istituti religiosi, patriarcati e circoscrizioni ecclesiastiche — hanno realizzato un intervento capillare e multisettoriale che è evoluto nel corso degli anni. L’intervento della rete ecclesiale non si limita alla Siria, ma comprende l’aiuto ai rifugiati siriani e alle popolazioni locali nei paesi limitrofi, quali Libano, Giordania, Iraq, Turchia, Egitto e Cipro. Quando si parla di rete ecclesiale, si fa riferimento a più di ottanta enti cattolici che intervengono in diversi settori nei vari Paesi e che impiegano circa 6000 professionisti e più di 8000 volontari, i quali si uniscono a sacerdoti e religiosi presenti nei diversi territori.

Aiuti alla Siria e non solo

In dieci anni di conflitto la rete ecclesiale ha impegnato circa 2 miliardi di dollari (di cui circa il 40 per cento, indicativamente 800 milioni di dollari, in Siria) per raggiungere circa 4,5 milioni di beneficiari all’anno (di cui quasi la metà, più di due milioni, nella sola Siria). L’azione della rete ecclesiale si è negli anni adattata alle necessità della popolazione e, mentre nei primi anni di conflitto si è focalizzata su una risposta prevalentemente emergenziale alla crisi, con un accento particolare sull’aiuto alimentare e per l’alloggio, negli ultimi anni il lavoro umanitario si sta evolvendo. Al di là della continuità nella risposta alle emergenze più acute e ai bisogni essenziali, siamo di fronte a un passaggio dalla fase puramente emergenziale a quella di early recovery. Si rivolge infatti un’attenzione sempre maggiore ad azioni d’impatto sul medio-lungo termine, che garantiscano maggiore stabilità e futuro alle famiglie colpite da una crisi che si protrae da dieci anni: la ricerca di mezzi di sussistenza durevoli, la formazione professionale, l’avvio di piccole attività produttive, la creazione di opportunità di lavoro, il supporto a sfollati e rifugiati di rientro nelle comunità di origine.

Una solidarietà programmata

Il coordinamento tra diversi organismi ha permesso anche di sviluppare approcci innovativi, azioni non isolate, bensì programmi più complessi e articolati che integrano diversi settori d’intervento e che prevedono un arco temporale di realizzazione più lungo. La Caritas, a esempio, sta realizzando un programma triennale in Aleppo a beneficio di 37.000 siriani, che prevede un intervento su più settori e in particolare l’avvio e il rilancio di piccole e medie attività produttive. Le aree geografiche di maggiore intervento in Siria sono Aleppo, Damasco, Ghouta, Homs, litorale e la zona di Hassakeh. Sanità e istruzione sono stati invece settori di intervento prioritari costanti per la rete ecclesiale nel corso dei dieci anni di conflitto. In particolare per la sanità è da segnalare il progetto «Ospedali aperti in Siria», di rilevante entità sia economica che sociale: un progetto di lungo periodo, strutturale e formativo, avente come obiettivo una nuova ed efficace operatività di centri ospedalieri cattolici a Damasco e ad Aleppo. A tali settori si aggiungono in particolare quello del supporto psicosociale, spesso integrato in programmi educativi, del livelihood e della pace, riconciliazione e coesione sociale, dell’accompagnamento spirituale e pastorale.

Povertà aggravata dal Covid

Va sottolineato come oggi al perpetrarsi del conflitto e all’impatto delle sanzioni sulla popolazione civile, si aggiungono le conseguenze della pandemia dovuta al Covid-19, portando la Siria a una crisi socio-economica acuta, in cui circa l’85 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà, 11 milioni di persone sono in stato di bisogno, di cui 4,8 milioni di bambini, mentre sono 6,2 milioni gli sfollati interni (dati Onu, Ocha). In tale contesto la rete ecclesiale non cessa di portare il proprio aiuto, grazie anche al lavoro instancabile delle organizzazioni locali, Caritas, diocesi, congregazioni religiose e altri organismi caritativi. I dati raccolti sulla risposta delle istituzioni ecclesiali alla crisi umanitaria dal 2014 al 2018 riportano un valore superiore a un miliardo di dollari; questo fa realisticamente ipotizzare una cifra simile nei tre anni precedenti (2011-2013) e negli ultimi tre anni (2019-2021) e quindi fa stimare complessivamente il valore di due miliardi di dollari.



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