Un autentico miracolo del volontariato, che stupisce chiunque non conosca la vivacità di Premana, inversamente proporzionale al numero dei suoi abitanti. O, se preferite, la testimonianza palpabile dello straordinario orgoglio dei premanesi e del forte senso di appartenenza al proprio paese. È tutto questo l’evento “Premana rivive l’antico”, che torna in scena sabato 8 e domenica 9 per l’undicesima edizione, durante la quale ben 600 figuranti di ogni età animeranno scene di vita e di lavoro di un tempo ormai perduto: un’irrepetibile occasione per conoscere da vicino una realtà per molti aspetti unica. Premana è un paese di 2.220 abitanti, a 1.000 metri di altezza, in fondo alla Valsassina: lì viene prodotto oltre il 90% delle forbici italiane. Non ha la notorietà di Bormio, non può sfoggiare gli scenari di Courmayeur o il glamour di Cortina. E, tuttavia, Premana è un paese particolare: pur piccolo, dispone di una scuola dell’infanzia, elementari e medie, una casa di riposo per anziani, una cooperativa di consumo, la banda, un coro di montagna e una banca locale. Oltre ad un fitto tessuto associativo, la risorsa forse più preziosa di quella terra. Ecco perché val la pena andarci, almeno una volta, percorrendo i 40 chilometri che la separano da Lecco.
Uno dei momenti in cui il paese sfoggia il meglio di sé è senz’altro “Premana rivive l’antico”. «Per l’occasione si mobilita davvero tutta la popolazione, a cominciare dalle 15 associazioni: accanto ai figuranti, vestiti in costume tradizionale, si impegnano centinaia di persone per la logistica, la sicurezza e per fornire ristoro ai visitatori», spiega Denis Fazzini, presidente della Pro Loco dal 2018. Classe 1996, in una Pro Loco dove l’età media è di 24 anni, Denis rappresenta l’incarnazione del premanese-tipo: ha frequentato le scuole superiori a Lecco e l’università a Bergamo, lavora in Valtellina come ingegnere gestionale, «ma – afferma deciso – di abbandonare Premana per abitare altrove non ci penso proprio».
Alla prossima edizione dell’evento, che si tiene nell’imminente week end, gli organizzatori sperano di bissare il record attuale di 8.000 visitatori. O magari di superarlo, «ma non troppo, altrimenti dove mettiamo la gente?», scherza Denis. Visto che il biglietto costa 10 euro, facile calcolare che a fine manifestazione verrà raggranellato un bel gruzzoletto. «Soldi che vengono divisi equamente, ogni volta, tra le associazioni e le realtà sociali del paese e vanno a sostenerne le iniziative».
L’idea di “Premana rivive l’antico” non è figlia di sofisticate pianificazioni. Il primo a pensarci è stato, quasi per caso, Roberto Fazzini, di professione imbianchino. Nel 2002, avendo la sensazione che andasse rivitalizzata “I tre re”, una manifestazione popolare che si tiene la vigilia dell’Epifania per ricordare l’arrivo dei Magi, suggerì di corredare la sfilata dei figuranti per il paese con la riproposizione di alcuni “antichi mestieri”. Racconta Roberto: «L’anno dopo l’intuizione si concretizzò. La Pro Loco non se la sentì di assumersi la paternità dell’iniziativa, ma mi diede carta bianca. E io mi buttai nell’impresa». Da lì in avanti è stato un crescendo. Roberto comincia a studiare gli angoli più suggestivi del paese, specie nel nucleo storico, si informa sui mestieri di un tempo e, sempre con l’appoggio esterno della Pro Loco, l’anno successivo lancia la prima edizione di “Premana rivive l’antico”. «Mi ero imbarcato in una cosa più grossa di me, ma ormai… il dado era tratto. Qualcuno – ricorda sorridendo – mi dava del matto, tanto pareva ardua la realizzazione del progetto. Per preparare adeguatamente il tutto, quell’estate ho dovuto dedicarvi tre mesi di lavoro, non ho praticamente lavorato. Ma ne è valsa la pena».
Roberto riesce a raccogliere, via via, decine di persone attorno a sé tutte unite dal medesimo obiettivo. «Un grazie speciale va a Stefano Gianola, che ha curato la parte burocratica e a Sara Ambrosioni, che, nelle riunioni con gli anziani, svolgeva il ruolo di segretaria, verbalizzando le loro preziose testimonianze sugli usi di un tempo». Lui, intanto, va in Valtellina a recuperare contadini che ancora piantano prodotti ora introvabili, studia come ricostruire attrezzi finiti in disuso, disegna il percorso per le vie del paese. Il risultato è un successo, meritato, che ripaga tutti dell’impegno e li stimola a continuare. «Un forte incoraggiamento a proseguire e far meglio ci venne da Ettore Albertoni, allora assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia che ci disse di non aver mai visto una manifestazione così “autentica” altrove». Già, perché “Premana rivive l’antico” è davvero un “viaggio a ritroso”, lungo il quale si incontrano i contadini occupati nei lavori di campagna e nella cura del bestiame, si osservano personaggi dediti a passatempi dimenticati, le donne nei costumi tipici tradizionali e così via.
Dopo le prime edizioni, la manifestazione ha messo il turbo. Negli anni in cui la Pro Loco è stata guidata da Ramona Fazzini l’iniziativa ha ottenuto sempre maggior successo mentre, in parallelo, gli organizzatori introducevano ulteriori migliorie e, con l’aiuto di nuovi innesti, alcuni under 30 esperti di marketing e pubblicità, hanno molto migliorato la comunicazione dell’evento. «L’impegno dei giovani è stato fantastico, ma il merito è di tutto il paese», chiosa Roberto. Gli fa eco Denis: «In “Premana rivive l’antico” (che adesso ha cadenza biennale, tanto è complessa l’organizzazione) sono coinvolte intere famiglie: nonne con nipoti, genitori con figli. Anzi: rispetto alle prime edizioni, la componente giovanile e dei bambini sta crescendo. Segno, ancora una volta, di un forte radicamento al paese che è nel Dna dei premanesi: ognuno, anche tra i più piccoli, si sente parte attiva del paese». Il segreto di “Premana rivive l’antico” è qui ed è la stessa ragione che spiega come mai una gara di corsa in montagna che era solo locale, il “Giir di mont” sia diventata, grazie alla passione dei premanesi, una tappa del circuito mondiale di specialità.