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Scholas, giovani in dialogo per la pace: a lavoro per un evento simile con Russia e Ucraina


Si è concluso l’incontro interreligioso Meaning Meets Us, promosso dalla fondazione pontificia, che ha riunito giovani israeliani, palestinesi e statunitensi. In una lettera a Papa Francesco, i partecipanti chiedono di unirsi a loro nella preghiera per il coraggio del dialogo e la costruzione della pace

Sebastián Sansón Ferrari – Città del Vaticano

Dolore e speranza sono i sentimenti che animano José María del Corral, presidente di Scholas Occurrentes, al termine dell’incontro interreligioso Meaning Meets Us, che si è svolto dal 2 al 5 febbraio 2025 tra Roma e il Vaticano. Una trentina di giovani provenienti da Israele, Palestina e Stati Uniti si sono incontrati per condividere le loro esperienze sul conflitto in Medio Oriente e riflettere sul valore dell’incontro nella costruzione della pace. La cerimonia di chiusura si è tenuta a Palazzo San Callisto, sede della Fondazione pontificia che ora – anticipa il presidente ai media vaticani – è in contatto con università in Russia e Ucraina per avviare un’esperienza simile.

Progetti simili in Russia e Ucraina

“Ho provato molta speranza, perché credo veramente che i giovani siano capaci di realizzare questo sogno di Papa Francesco: che la cultura dell’incontro sia possibile. Non è uno slogan e non è un’ingenuità”, ha detto Del Corral. Meaning Meets Us è il frutto di tre anni di lavoro nell’ambito del progetto di Scholas Occurrentes University of Meaning, sviluppato in collaborazione con l’Università Ebraica di Gerusalemme e l’Università di Notre Dame negli Stati Uniti. Le due istituzioni stavano già elaborando un programma incentrato sul dialogo scientifico attraverso la ragione, e Scholas vi ha integrato la “metodologia del significato”, basata su giochi, arte e tecnologia. “Questo è il primo esperimento in cui le due modalità: quella portata dagli scienziati e quella proposta da noi – sono state combinate”, ha sottolineato il presidente di Scholas. Spiega inoltre che un’apposita commissione valuterà le attività del progetto, anticipando che le prime indicazioni mostrano risultati molto positivi, “anche in un contesto così complesso come quello del conflitto in Terra Santa”. 

José María del Corral e monsignor Lucio Ruiz

José María del Corral e monsignor Lucio Ruiz

Influencer di pace

Il teologo argentino ha osservato poi come i concetti di debito e perdono non siano sempre pienamente compresi dai giovani, sottolineando la necessità di renderli accessibili e concreti. Un obiettivo che Meaning Meets Us è riuscito a raggiungere attraverso le sue attività. I partecipanti, una volta tornati nelle loro comunità, sono chiamati a essere “influencer di pace”, trasmettitori dei valori appresi all’interno delle proprie reti. “Nel contesto del Giubileo, l’auspicio è che nascano nuove ‘scuole’ in cui il messaggio di pace di Francesco venga promosso”, ha affermato Del Corral.

Anche monsignor Lucio Adrian Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione, ha riflettuto sul concetto di influencer nel suo intervento conclusivo, incoraggiando i giovani a diffondere il messaggio di speranza giubilare: “Il mondo ha davvero bisogno di aprire la mente e il cuore”, ha dichiarato, sottolineando l’importanza di abbattere le barriere che separano le persone. Al suo intervento ha fatto seguito quello di Maria Teresa Bellucci, vice ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ha elogiato l’iniziativa di Scholas Occurrentes ribadendo l’importanza del rispetto per la vita e del dialogo come pilastri di un futuro di pace e prosperità. Ha inoltre rimarcato la necessità di unire le forze per costruire un futuro di rispetto reciproco, salvaguardando le tradizioni di ogni cultura. “Nessuna sfida o problema umano può essere risolto se viene affrontato con pregiudizi e preconcetti. E l’unico modo per superarli è impegnarsi in una connessione diretta e autentica con l’altro”, ha affermato Yaron Sideman, ambasciatore israeliano presso la Santa Sede. Sideman ha poi espresso la sua fiducia nel potere della speranza: “Alla fine, essa ci condurrà alla pace. Ne sono certo. E sarete voi, tutti voi, a fare da guida verso la luce alla fine del tunnel”.

La richiesta dei giovani a Papa Francesco

Oltre a esporre un’opera d’arte realizzata durante il percorso, tre giovani partecipanti hanno riassunto la loro esperienza, e uno di loro ha letto la lettera consegnata a Papa Francesco al termine dell’udienza generale di mercoledì 5 febbraio. Nel testo dichiarano di lasciare questo viaggio con “legami più profondi tra di noi e, quindi, con speranza”. “Come ci hanno dimostrato questi incontri – scrivono – le conversazioni interculturali oneste ci aiutano a riconoscere la dignità dell’altro attraverso e nelle nostre differenze”. I giovani israeliani, palestinesi e americani chiedono alla Chiesa di continuare a sostenere progetti simili, affinché possano coinvolgere altre comunità: “Vi preghiamo di unirvi a noi nella preghiera per il coraggio del dialogo e per la pace”.

Le attività artistiche realizzate durante "Meaning Meets Us"

Le attività artistiche realizzate durante “Meaning Meets Us”



Dal sito Vatican News

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