25 anni fa moriva la santa fondatrice delle Missionarie della Carità, uno dei più forti simboli del XX secolo, premio Nobel per la Pace nel 1979 e da Francesco canonizzata nel 2016. Oggi come allora l’aspetto materno della sua figura resta nei cuori e nell’esperienza di vita di chi l’ha conosciuta e seguita. La testimonianza del postulatore della causa di canonizzazione
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
La più povera trai poveri, Santa Teresa di Calcutta al secolo Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu, moriva pochi giorni dopo aver compiuto gli 87 anni in India. Era il 5 settembre del 1997 e lasciava il mondo intero in preda alla commozione, 5mila suore della congregazione delle Missionarie della Carità e 400 conventi attivi a servizio degli ultimi tra gli ultimi, in tutti i continenti. Oggi, giorno della sua memoria liturgica, a Calcutta dove le missionarie hanno 19 case, la festa è grande e si accompagna all’inaugurazione di una nuova struttura per i bambini di strada nella centralissima Park Street. Porte aperte anche per la Messa e l’omaggio alla tomba della Santa, mentre in tutto il Paese ci saranno cerimonie per ricordarla. A Pristina in Kosovo le cerimonie riguarderanno anche il quinto anniversario della Consacrazione del nuovo Santuario dedicato alla Santa in una terra che la ama, dato che i suoi genitori erano kosovari, e propri lì la giovane Aniezë si sentì chiamata al servizio dei poveri.
L’eredità di Madre Teresa
Madre Teresa, insignita nel Nobel per la Pace nel 1979, proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 2003 e canonizzata da Francesco il 4 settembre del 2016, ancora oggi è chiamata “madre”. “Continuiamo a portare avanti l’eredità della Madre, offrendo gratuitamente tutto il bene che possiamo”, dice suor Mary Joseph, superiora generale dell’ordine dai primi mesi di quest’anno. Così era conosciuta in India e così la ricorda chi gli è stato vicino per oltre 20 anni, padre Brian Kolodiejchuk, dei Fratelli Missionari della Carità, Postulatore della Causa di Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta:
Come spiegare la figura e l’opera fondata da Santa Madre Teresa?
Quando si guarda alla sua intera vita, Madre Teresa sembra una figura straordinaria e per certi aspetti lo è. Chi avrebbe mai iniziato una congregazione con migliaia di suore? Era un grande “amministratore delegato”, per aver organizzato tutto questo e averlo fatto funzionare. È stata una cosa davvero straordinaria. Lei diceva sempre: “Non sto cercando di avere successo, sto cercando di essere una fedele”. Poi però aveva molto successo. Una volta eravamo qui, a Roma, in una sacrestia. Ricordo che disse: “Alla gente piace vedere questo impegno”, parlando di sé e di tutte le attenzioni che riceveva. Quindi sapeva di essere un esempio. Ma la cosa non le dava alla testa. Credo che una delle sue grandi virtù fosse l’umiltà. Poi sicuramente ci sono la carità e la fede.
Lei ha condiviso venti anni della sua vita con Madre Teresa cosa può raccontarci di lei?
Con me è stata davvero materna. Una madre. Ricordo nel periodo della sua canonizzazione di aver rilasciato un’intervista a una radiotelevisione degli Stati Uniti. Mi fecero proprio questa domanda: “Come è stata la tua esperienza con lei?”. E io feci alcuni esempi, come quando a New York andavamo a prenderla all’aeroporto. Lei in genere veniva da Roma ed entravamo al convento. Dopo pochi minuti ci sedevamo in parlatorio e subito Madre Teresa usciva con un vassoio con biscotti, caffè e tè. Poi posava il vassoio e dava una tazza ad ognuno di noi. Eravamo in tre. Proprio come accade con una madre. Lei voleva essere madre. In una delle prime lettere degli anni ’60 ad un arcivescovo scrisse: “Il titolo di superiora generale non significa nulla per me. Voglio essere madre”. Aveva un cuore grandissimo, un cuore di madre. Chiunque l’abbia incontrata anche una volta sola ha iniziato a chiamarla “madre” dopo. Era davvero materna. Una vera madre.