Salute mentale, Unicef: ascolto e investimenti, serve anche l’aiuto delle scuole

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Nella giornata mondiale dedicata al tema, l’Unicef lancia una petizione per mobilitare le istituzioni sul sostegno in particolare ai più giovani. Il portavoce Andrea Iacomini: è un tema che riguarda anche i nostri figli, “spesso i loro problemi derivano dai nostri”

Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano

I dati riguardanti la salute mentale nel mondo fanno emergere situazioni allarmanti. Tra i ragazzi di età compresa tra 10 e 19 anni almeno uno su sette soffre di problemi legati a questa problematica, mentre, in alcune zone, per quelli di età compresa tra 15 e 19 anni il suicidio è la quarta causa di morte. I motivi vanno ricercati nel sottofinanziamento dei servizi e nelle interruzioni dovute alla pandemia. Secondi i dati Unicef Italia, forniti dal portavoce Andrea Iacomini, in Paesi a basso e medio reddito, una percentuale di persone tra il 76% e l’85% non ha ricevuto alcun trattamento per i propri problemi di salute mentale. Iacomini avverte: “Si tratta di una tematica che riguarda non soltanto situazioni difficili, come quella in Ucraina. La salute mentale riguarda anche noi, i nostri figli”.

Prevenzione e cura le chiavi per intervenire

Per mobilitare l’opinione pubblica, affinché vengano prese in considerazione le raccomandazioni rivolte dall’UNICEF alle istituzioni di tutto il mondo, è stata lanciata una petizione online, consultabile all’indirizzo https://firma.unicef.it/petizione-salute-mentale/. “Chiediamo interventi immediati per un approccio basato su promozione, prevenzione e cura”, sostiene Iacomini. “I provvedimenti devono essere basati su evidenze scientifiche e coinvolgere anche la salute mentale dei genitori. Chiediamo un aiuto anche da parte delle scuole, attraverso servizi di qualità e relazioni positive.” Il portavoce Unicef sottolinea anche l’importanza di rompere il silenzio e la stigmatizzazione relativa alla salute mentale, promuovendo maggiore comprensione e ascoltando le esperienze vissute direttamente dai giovani. “Il problema – sottolinea Iacomini – è che non si è investito a sufficienza. Servono maggiori interventi per fare fronte a quelle che saranno, nei prossimi decenni, le gravi malattie dei nostri tempi”.

Normalizzare la situazione per abbattere le barriere

Riguardo il rischio di sottovalutare i problemi legati alla salute mentale, Iacomini sottolinea come si debba “chiamare le cose con il loro nome. Infanzia e adolescenza sono periodi chiave dove vengono interiorizzate diverse norme sociali, soprattutto quelle di genere”. L’obiettivo è raggiungere una consapevolezza comune, lavorando sull’ascolto e sul sostegno garantito non soltanto ai giovani, ma anche ai genitori. Questo perché, conclude Iacomini: “Spesso gran parte dei problemi di salute mentale dei nostri figli derivano dai nostri”.



Da vaticannews.va

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