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Raid israeliani in Siria: “Azioni per proteggere la comunità drusa”

L’esercito israeliano è schierato nella Siria meridionale, mentre sale a 4 morti il bilancio di un attacco nella località di Kanaker. Intanto almeno 19 palestinesi sono morti in un raid israeliano che questa mattina ha colpito abitazioni e tende a Khan Younis, nel sud della Striscia

Francesco De Remigis – Città del Vaticano

Rimane alta la tensione tra Israele e Siria dopo gli scontri che hanno interessato la comunità drusa. L’esercito israeliano afferma ora che le forze militari sono schierate nella Siria meridionale “per impedire l’ingresso di forze ostili” nei villaggi drusi sul lato israeliano del confine. E l’esercito ha annunciato poco fa di aver colpito un’infrastruttura militare che ospitava cannoni antiaerei e postazioni missilistiche in Siria. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, oltre 20 gli attacchi su tutta la Siria registrati nella notte, dai dintorni di Damasco alle regioni di Hama a Latakia. Secondo l’agenzia di stampa siriana Sana, almeno quattro persone sono morte in un attacco aereo israeliano sul villaggio di Kanaker, nel sud del Paese. Il governo israeliano ha inoltre rivendicato l’attacco aereo nella zona del palazzo presidenziale della capitale siriana, all’alba di ieri; operazione presentata “come un messaggio” a leader siriano al Sharaa, accusato di ignorare l’impennata di violenze contro i drusi.

La richiesta d’aiuto della comunità drusa

La richiesta di aiuto dalle comunità druse era arrivata fino alla residenza di Benjamin Netanyahu, a Cesarea, a metà strada tra Tel Aviv e Haifa: centinaia di dimostranti si erano radunati giovedì sera in segno di protesta contro il premier israeliano che, a detta di molti riservisti, non stava facendo abbastanza per proteggere la comunità drusa in Siria. Si tratta di circa 600mila persone, in passato già nel mirino delle milizie jihadiste nel nord della Siria e oggi uccisi a decine da miliziani sunniti considerati vicini al governo di al Sharaa. “Non permetteremo alle truppe siriane di spostarsi a sud di Damasco o di rappresentare una minaccia”, l’annuncio israeliano che ha segnato il cambio di passo firmato da Netanyahu e dal suo ministro della Difesa, Israel Katz. Venerdì Netanyahu ha incontrato lo sceicco Muafak Tarif, il leader spirituale della comunità drusa. Nell’incontro, ha reso noto l’ufficio del primo ministro, Tarif lo ha ringraziato per “aver inviato un messaggio di deterrenza” alla Siria “riguardo all’impegno di Israele nei confronti della comunità drusa in Siria”. 

Intensificate le operazioni anche a Gaza

All’alba di questa mattina, intanto, un missile proveniente dallo Yemen ha invece fatto scattare immediatamente le sirene antiaeree a Gerusalemme. Lo “scudo aereo” di protezione ha evitato il peggio. Il gabinetto di sicurezza israeliano ha deciso di espandere anche le operazioni nella Striscia di Gaza. Diverse brigate di riserva delle Forze di difesa verranno mobilitate, scrive il quotidiano Jerusalem Post, spiegando che al momento Israele non sta pianificando una manovra su larga scala. L’intensificarsi delle operazioni – che avrebbero già causato 19 morti, secondo l’agenzia stampa palestinese, nell’area meridionale di Khan Younis – sarebbe legato all’auspicio di ottenere un altro accordo per il rilascio degli ostaggi. Il premier Netanyahu ha parlato di 24 ostaggi ancora in vita, meno della metà del numero di quelli detenuti ancora da Hamas e dalle altre organizzazioni nella Striscia. Una fonte citata da N12 – si legge sul sito del quotidiano israeliano – afferma che la guerra continuerà probabilmente per tutto il 2025 e che l’esercito sarebbe a corto di 10mila soldati. Ciononostante, gli sforzi diplomatici proseguono a singhiozzi al Cairo, dove i colloqui informali tra Israele e Hamas mediati dall’Egitto lasciano ben sperare per giungere a un nuovo accordo di rilascio.

Axios: verso un accordo Usa-Israele che escluda Hamas

Gli Stati Uniti, Israele e i rappresentanti di una nuova fondazione internazionale sarebbero vicini a un accordo per la distribuzione degli aiuti umanitari ai palestinesi nella Striscia di Gaza, riferisce il portale d’informazione “Axios” che cita due funzionari israeliani e una fonte statunitense a conoscenza del piano. L’obiettivo sarebbe quello di evitare il controllo della gestione degli aiuti da parte del movimento palestinese Hamas. I funzionari israeliani affermano che, secondo il piano, verranno costruiti diversi complessi in una parte di Gaza e i civili palestinesi potranno recarsi lì una volta alla settimana per ricevere un pacco di aiuti a famiglia, sufficiente per sette giorni. “Israele si è impegnato a finanziare e realizzare l’imponente lavoro di ingegneria necessario per costruire l’infrastruttura per i siti di distribuzione sicura degli aiuti”, ha affermato una fonte a conoscenza del piano.



Dal sito Vatican News

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