San Giuseppe con il Bambino Gesù. Foto Ansa. In alto e in copertina: san Giuseppe lavoratore, di Modesto Faustini (1839-91), Cappella Spagnola, Loreto dal sito santuarioloreto.va
È il patrono dei papà ma anche di falegnami, ebanisti, carpentieri, senzatetto e persino dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno. L’8 dicembre 1870, papa Pio IX lo ha proclamato Patrono della Chiesa universale. La festa solenne di San Giuseppe è il 19 marzo ma è molto festeggiato in campo liturgico e sociale anche il 1° maggio, festa del lavoro, quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII. Giovanni XXIII gli affidò il Concilio Vaticano II mentre è uno dei Santi preferiti da papa Francesco che ha voluto inserire il suo nome nel Canone della messa.
Il suo culto ha raggiunto grande popolarità come dimostrano anche le dichiarazioni di moltissime chiese relative alla presenza di sue reliquie. Nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua cintura. Ancora: ad Aquisgrana si espongono le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi della chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dichiarano di essere in possesso del suo bastone.
Il nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”. Può essere che l’inizio sia avvenuto col nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli. la sua popolarità è dovuto al fatto di essere stato il padre putativo di Gesù. Venerato in Oriente dal IV secolo e in Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i cristiani. Non vi è dubbio tuttavia che la fama di quel nome si rafforzò in Europa nell’Ottocento e nel Novecento.

Gerrit Van Honthorst, Il Bambino Gesù nella bottega di San Giuseppe, 1620, Hermitage, San Pietroburgo
Un modello di paternità esemplare
San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “Sacra famiglia” nella
quale nacque per opera dello Spirito Santo, Gesù. E orientando la propria vita
sulla traccia di alcuni sogni, nei quali gli angeli gli recavano i messaggi del
Signore, incarnò un modello di paternità esemplare. Certamente non fu un
assente. È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del
Messia, fu sempre accanto al figlio con fede, obbedienza e disponibilità ad
accettare i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla,
lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo
allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di
falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”.
Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe
regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano
del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno. Strumenti di
lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le
povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega.
Figura di generosa umiltà
Nel documento della Congregazione per il Culto Divino, che ha inserito la sua menzione nel canone della Messa, si legge: «Mediante la cura paterna di Gesù, San Giuseppe di Nazareth, posto a capo della Famiglia del Signore, adempì copiosamente la missione ricevuta dalla grazia nell’economia della salvezza».
La sua accettazione di Maria, incinta, come sposa; anche se era ben consapevole di non aver avuto rapporti con lei, e l’accettazione degli «inizi dei misteri dell’umana salvezza» aderendo alla notizia del concepimento da parte dello Spirito Santo ne fa un personaggio di primo piano nella vita cristiana. Inoltre, rileva il documento, San Giuseppe è «divenuto modello esemplare di quella generosa umiltà che il cristianesimo solleva a grandi destini e testimone di quelle virtù comuni, umane e semplici, necessarie perche gli uomini siano onesti e autentici seguaci di Cristo».
Le fonti della sua vita sono i vangeli di Matteo e Luca
Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che
canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca. Intorno alla sua
figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi. Da molte loro
leggendarie notizie presero però le distanze personalità autorevoli quali San
Girolamo (347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino
(1225-1274).
Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò
intorno al suo matrimonio con Maria. In quella occasione vi sarebbe stata una
gara tra gli aspiranti alla mano della giovane. Quella gara sarebbe stata vinta
da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da
regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito. Si voleva
ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento
fosse rifiorita la grazia della Redenzione.