Idee, progetti e concretezza. Storie di chi spende la vita a costruire un mondo di dialogo capace di superare le divisioni prodotte dal dibattito politico e anche dagli algoritmi. La Focsiv (Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana), nel giorno in cui celebra la 31ma edizione del suo Premio internazionale volontariato, fa conoscere al mondo quanto di buono ancora si continua a fare in ogni latitudine del mondo.
Nel Teatro Ateneo della “Sapienza Università di Roma” ci sono le suore dell’Instituto Madre Asunta (Ima) di Tijuana, in Messico, a ricevere il premio per la categoria “Progetto Cooperazione internazionale”. La storia di Ima, che da 30 anni accoglie bambini e donne migranti e rifugiati alla frontiera della Bassa California, al confine con gli Usa, e che fa parte della Fondazione Scalabriniana la racconta Famiglia cristiana con un lungo reportage di Luca Cereda.
In un mondo in cui, come dice Ivana Barsotto, presidente Focsiv, «il bene purtroppo fatica a uscire e a imporsi», grazie ai premi si porta l’attenzione sull’impegno di ragazzi e adulti. Viene assegnato il Premio Società Civile del Sud alla cooperativa Esperança y alegria das mulheres – Esam, del villaggio di Higat in Guinea-Bissau, che dal 2015 opera nel settore dell’empowerment femminile con attività di capacity building e nel campo dell’agro-zootecnica, e quello per il Servizio Civile Universale e Corpi Civili di Pace a Silvia, 29 anni, che per due anni si è spesa tra Palestina e la Grecia grazie all’operazione Colomba- corpo non violento di pace della Comunità papa Giovanni.
E poi c’è il riconoscimento all’artista Ghali, «per il suo impegno profuso nelle cause sociali».
Da Israele arriva la voce di David, che parla a nome di Mesarvot (una parola ebraica che vuol dire “noi rifiutiamo”), una rete di attivisti israeliani che, a costo di essere arrestati, si rifiutano di prestare servizio militare nell’esercito israeliano e si oppongo all’occupazione dei territori palestinesi. In tutto il mondo stanno organizzando manifestazioni congiunte israelo-palestinesi per chiedere «la liberazione degli ostaggi, la fine del genocidio a Gaza e dell’apartheid». Da Hebron, invece, si collega una rappresentante della Community peacemakers teams- Cpt Palestina, che lavora per trasformare la violenza el’oppressione in resistenza nonviolenta. Entrambi hanno vinto il premio Difensore dei diritti umani.