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Parodi: “Vogliamo far capire ai cittadini che agiamo nel loro interesse”


«Vogliamo farci capire dai cittadini e spiegare che questa riforma non è nel loro interesse». Cesare Parodi, presidente dell’Anm si appresta a indossare toga e coccarda tricolore per partecipare al flashmob convocato a Roma sulla scalinata della Corte di Cassazione, mentre in ogni parte d’Italia i magistrati si astengono dal lavoro e si ritrovano in diverse iniziative pubbliche dallo stesso tenore.

Non avete paura che i cittadini possano pensare che volete lo scontro istituzinale?

 

«Sicuramente ci sono molte persone che favoriscono questo pensiero e fomentano l’idea di scontro, di battaglia, di contrasto. Ma non siamo noi magistrati. So che questa dialettica fa parte delle regole del gioco e che c’è un interesse a presentarci diversi da quel che siamo in realtà. Noi, però, crediamo di agire in difesa di un interesse collettivo. Probabilmente si pensa lo stesso dall’altra parte e per questo c’è bisogno di un confronto democratico».

 

Voi avete detto che questa riforma non incide in realtà sulla velocità dei processi, e non significa è maggiore giustizia per i cittadini. Perché?

«Questo l’ha detto in maniera molto autorevole e chiara, tra le prime, Giulia Bongiorno, l’avvocato, che è uno dei più illustri e autorevoli esponenti della maggioranza politica. lo ha detto in un video nel quale ha spiegato che non c’è nessuna possibilità di aspettarsi da questa riforma una giustizia più rapida e più veloce. Prendo atto che, sulla riforma, la Bongiorno, evidentemente, condivide anche il nostro pensiero. E dunque l’intento della riforma è un altro».

 

E cioè l’impatto sui pubblici ministeri?

«Certo. La separazione delle carriere porta in sé il rischio dell’assoggettamento del pm all’esecutivo. Questa è la principale preoccupazione dell’Anm e mia personale. Credo che un pm con una visione senza pregiudizi delle cose sia nell’interesse di tutti. Mentre l’avvocato difende il suo assistito, e deve farlo nel migliore dei modi, il pubblico ministero agisce nell’interesse generale, senza pregiudizi, considerando tutto il quadro. Ha una funzione a tutela dei cittadini, non contro di loro».

Pensate davvero di farvi capire dai cittadini su un tema tanto tecnico?

«Non nascondo le enormi difficoltà che ci possono essere a far capire ai cittadini comuni che effettivamente le cose non stanno come vengono sbandierate sui social, sulle televisioni, in molti casi anche sui giornali. Non ho la velleità di pensare che sia facile rovesciare un quadro narrativo che è molto pesante, ma  ci dobbiamo provare. Credo che sia l’unica cosa che concretamente possiamo fare. E poi applico un principio di una mia illustre concittadina, Rita Levi Montalcini, che diceva: “Non temete le difficoltà, è da lì che viene il meglio”. Ecco, credo che sia il nostro caso. Noi siamo in una situazione difficile, ma in questa difficoltà dobbiamo trovare la forza per farci capire, per farci ascoltare e magari addirittura per convincere qualcuno».

Incontrerà la Meloni l prossima settimana. Cosa spera che succeda?

«Spero che potremo, come immagino, esprimere serenamente quella che è la nostra posizione e valuteremo se il Governo riterrà, in quella sede, di comunicarci qualcosa o se si limiterà ad ascoltare. E poi serenamente, ripeto, con la Giunta, con il CDC, se nel caso con l’Assemblea dei colleghi, vedremo se ci sono degli spazi in qualche modo percorribili. Quello che è certo è che noi parleremo e parleremo con il massimo rispetto e con la massima chiarezza. È l’unica cosa che le posso dire».

Cosa farete dopo lo sciopero?

«Stiamo organizzando una serie di manifestazioni, di incontri culturali, di presenze sui social proprio per cercare di far capire chi siamo e che questa riforma non è nell’interesse effettivo dei cittadini. Oggi si vive di comunicazione e noi dobbiamo comunicare. In modo molto chiaro, con linguaggi comprensibili. Se non siamo chiari possiamo anche smettere fin da subito tutta la nostra attività».

Temete che se ci sarò il referendum sulla riforma possa essere un referendum sul gradimento della magistratura?

«Noi non lo temiamo, sappiamo che certamente sarà così. Tutti lo presenteranno in questi termini, ma noi non gireremo il capo dall’altra parte. Questa è la realtà delle cose, questo è il sistema costituzionale che conosciamo, noi siamo parte di questo sistema, accettiamo le regole e giochiamo la partita correttamente con queste regole e accetteremo serenamente i risultati. Non vedo quale altro atteggiamento potrebbe essere richiesto alla magistratura italiana».





Dal sito Famiglia Cristiana

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