Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 20069 è un nome importate nella storia del giornalismo italiano, come donna, ma anche come professionista tout court. Molti la ricordano per le sue celebri interviste, come quella a Khomeini nel 1979 durante al quale, incalzandolo sui diritti delle donne in Iran, si tolse il chador che era stata costretta a indossare, gesto a cui l’Ayattollah reagì lasciando la stanza. O per la burrascosa storia d’amore con il dissidente greco Alexander Panagulis, interrotta solo dalla morte di lui in un incidente stradale, che lei sostenne essere stato un attentato politico. Oppure per le sue prese di posizione, dopo la strage dell’11 settembre, contro l’estremismo islamico e la decadenza della cultura occidentale. In attesa di vedere in tv la fiction in otto puntate Miss Fallaci, dedicata ai primi anni della carriera giornalistica di Oriana Fallaci (interpretata da Miriam Leone), vi sveliamo alcuni aspetti curiosi e meno noti della sua vita.

Oriana Fallaci era figlia di un artigiano antifascista che fu torturato a Villa Triste e che la incoraggio a impegnarsi nella Resistenza come staffetta partigiana.
Il primo giornale in cui lavoro, giovanissima, era il Mattino dell’Italia centrale, di ispirazione cattolica, da cui fu allontanata perché aveva rifiutato di scrivere un articolo contro
Palmiro Togliatti.
Fu assunta a Epoca grazie allo zio giornalista bruno fallaci, che ne era il direttore, ma fu relegata a correggere bozze per evitare accuse di favoritismo
Come si confaceva alle poche donne giornalista dell’epoca i primi i servizi che le furono affidati furono di moda.
Come inviata di L’europeo compì dodici viaggi per raccontare la guerra del Vietnam.
Fu gravemente ferita da una raffica di mitraglia durante una strage di studenti alla viglia delle Olimpiadi del Messico, tanto che fu creduta morta e solo una volta trasportata all’obitorio si accorsero che respirava ancora.
Tra i celebri personaggi da lei intervistati e Husayn di Giordania, Võ Nguyên Giáp, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Hailé Selassié, Henry Kissinger, Walter Cronkite, Federico Fellini, Indira Gandhi, Golda Meir, Deng Xiaoping, Willy Brandt, Sean Connery, Muʿammar Gheddafi, Enrico Berlinguer, Tenzin Gyatso, Pier Paolo Pasolini. Molte di queste interviste sono raccolte nel libro Intervista con la storia.
Pur avendo frequentato l’università non si è mai laureata m anel 1977 Columbia College di Chicago gli conferì la laurea honoris causa in letteratura.
Ha pubblicato in tutto dodici libri, molti dei quali tradotti in diversi paesi del mondo. L’ultimo, postumo, Un cappello di ciliegie.
Il celebre libro Lettera a un bambino mai nato nasce dalle sue dolorose esperienze di aborti spontanei.
Durante i suoi reportage in Libano per seguire la prima missione di pace dell’esercito italiano conobbe l’allora sergente dell’Esercito e futuro astronauta Paolo Nespoli con cui ebbe una relazione durata cinque anni.
Pur continuando a esprimere opinioni anticlericali e dichiarandosi ne La forza della ragione “atea-cristiana”, dichiarò pubblicamente la sua ammirazione verso papa Benedetto XVI, che l’ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005.
Lasciò gran patrimonio librario insieme con altri cimeli come lo zaino usato in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense di Roma, il cui rettore era allora monsignor Rino Fisichella, amico personale della scrittrice, che le stette vicino in punto di morte.