Sempre più caldo lo scenario in Medioriente dove si sono concentrati in modo intenso, nelle ultime ore, i raid delle forze israeliane che hanno colpito anche l’area del palazzo presidenziale di Damasco, in difesa della comunità drusa
Paola Simonetti – Città del Vaticano
È stata una nuova alba di morte oggi, venerdì 2 maggio, per Gaza, dove è di 31 vittime il bilancio dei raid israeliani lanciati, secondo quanto riferito da Al Jazeera, in particolare nella parte centrale della Striscia. Attacchi che, nel contesto di negoziati per una tregua che non decollano, si inseriscono nel quadro ribadito dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, per il quale la priorità è il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, ma l’obiettivo supremo è la vittoria contro il gruppo palestinese. Sul delicato capitolo dei rapiti, il presidente Usa Donald Trump, ha fatto sapere di aver appreso che ce ne sarebbero meno di 24 ancora vivi, un numero inferiore rispetto a quanto calcolato nei mesi scorsi.
Lo scontro con il governo siriano
Fra i piani di Israele, c’è, però, anche la difesa, in Siria, della comunità drusa esposta alle violenze dei miliziani sunniti che hanno rovesciato nei mesi scorsi il regime di Bashar Al Assad. Le forze israeliane hanno attaccato nelle scorse ore l’area nei pressi del palazzo presidenziale di Damasco. “Un chiaro segnale – hanno dichiarato congiuntamente, il premier israeliano Netanyahu e il ministro della Difesa Katz – al regime siriano. Non permetteremo l’invio di truppe a Sud di Damasco, né alcuna minaccia alla comunità drusa”.
Gli incendi a Gerusalemme
Sotto controllo, intanto, i roghi divampati negli ultimi giorni sulle colline di Gerusalemme, che hanno finora distrutto duemila ettari di terreno e costretto all’evacuazione almeno settemila persone. Lo ha riferito la testata The Times of Israel, spiegando che i pompieri continueranno comunque a lavorare nelle prossime ore, benchè a più basso regime, per evitare che si sviluppino nuovi focolai. Sulle cause degli incendi, considerati fra i più estesi mai avvenuti in Israele, intanto, è stato annunciato l’avvio di un’indagine. Il primo ministro ha annunciato l’arresto di 18 persone sospettate di aver dolosamente appiccato il fuoco. Nei giorni scorsi Hamas su Telegram aveva incoraggiato i palestinesi a “bruciare tutto ciò che possono: boschi, foreste e case dei coloni”.