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«Non conoscevamo il nuovo Papa ma siamo rimasti conquistati dalla sua emozione»

Un boato. Sono le 18.08 quando dal comignolo della Cappella Sistina inizia la fumata bianca. Fibrillazione, urla di gioia, gridolini di panico. I giornalisti rimasti in Sala Stampa si precipitano fuori verso la piazza. Via della Conciliazione è un fiume di gente che arriva trafelata, quasi di corsa. C’è emozione, incredulità, stupore. «Ho parcheggiato la macchina e sono scesa», dice una signora. «Non ci aspettavamo la fumata bianca così presto», dicono due ragazze che si arrampicano sulle fioriere per aspettare l’annuncio dell’Habemus Papam e conoscere il nuovo Pontefice. Nel giro di pochi minuti tutta via della Conciliazione fino al lungotevere si riempie di gente. Giovanni, 34 anni, manager romano, dice che è «incredibile. Questo è un momento storico, da cattolico è un’emozione spirituale particolare sapere che i cardinali si sono riuniti per eleggere il nuovo Papa. In un momento in cui la Chiesa sembra nascosta, soprattutto in Europa, è bello vedere tutta questa gente che arriva a Roma. Mi viene in mente una frase di Chesterton che diceva che il cristianesimo è stato dichiarato morto tante volte e invece non è così perché è fondato sulla fede di un Dio che sa come uscire dal sepolcro». 

Un gruppo di pellegrini spagnoli che stava per entrare in piazza per varcare la Porta Santa viene invitato a fermarsi. Un gruppo di bambini stava andando a una festa in maschera e arriva con gli abiti. Festa annullata. C’è da attendere il nuovo Papa. In meno di un’ora arrivano a San Pietro centocinquantamila persone. Arriva la banda della Città del Vaticano. Le guardie svizzere in alta uniforme. Infine, la banda dell’Arma dei carabinieri. Si schierano tutte sul sagrato in attesa dell’arrivo del nuovo Papa. 

Beatrice, da Roma, non riesce a fermare le lacrime: «È il mio quarto Conclave ma ogni volta è un’emozione diversa». Passa un’ora, il drappo rosso messo dalla finestra della Loggia delle Benedizioni si agita. Boato della folla. «Arriva, arriva», dice una bimba di sei anni sulle spalle del padre. Il cardinale Dominique Mamberti sembra scrutare la folla. Ha un’attimo di esitazione. Poi l’annuncio: «Nuntio votis gaudium magnum. Habemus Papam». Sul nome di battesimo, Robert Francis, la piazza ha un fremito di spaesamento. Pochi lo conoscono. Ancor meno riconoscono il nome che ha scelto: Leone XIV. «È un americano, speriamo non sia trumpiano», mormora un ragazzo. 

Robert Francis Prevost è il primo papa nordamericano (sia pure con origini spagnole, italiane e francesi) e anche il primo Papa agostiniano della storia. Ma di fedeli americani in piazza ce ne sono pochi. «Ha parlato di pace e questo è molto importante. Sono contento che ci sia un Papa americano che possa rappresentare la parte bella della nostra nazione», dice Mark di Chicago, proprio come Prevost. Jennifer dal Massachusetts: «Mi ha fatto una bella impressione, ha gli occhi gentili». Quando si affaccia, davanti alla folla, ha un fremito di commozione e quasi non riesce a trattenere le lacrime. La gente si commuove, una signora filippina che “tifava” per il suo connazionale Louis Tagle scoppia a piangere. Leone XIV conquista tutti con il suo silenzio commosso, quasi impacciato, di fronte alla folla festante. Le sue prime parole scaldano i cuori. Parla della pace nel mondo, di dialogo, della necessità di costruire ponti. Richiama il Cristo risorto, nel quale, il «male non prevarrà» scandisce. E ricorda che Dio ama tutti e che la Chiesa deve essere sempre «vicina a coloro che soffrono». C’è un particolare che colpisce la gente.

Papa Leone, a differenza dei suoi predecessori, non parla a braccio. Si è appuntato il discorso su un bloc notes che sembra quasi sproporzionato mentre lo tiene tra le mani per leggere. «Ancora conserviamo nei nostri cuori quella voce debole, ma sempre coraggiosa, di Papa Francesco, che benediva Roma», scandisce il neo eletto Pontefice. E la folla scoppia in un lungo e grande applauso. «Il Papa che benediva Roma e dava la sua benedizione al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dare seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti e il male non prevarrà!», dice mentre una signora si commuove. 

Don Daniele da Formia si è precipitato subito in piazza: «Un Papa molto emozionato ed equilibrato, mi ha colpito il riferimento molto forte al Cristo Risorto e alla pace che ha ripetuto più volte». Tre pellegrine arrivate dalla Sardegna sono contente: «Ci consola sapere che Dio non ci ha lasciati soli», dicono, «impareremo a conoscerlo meglio però mi ha colpito il suo riferimento a papa Francesco. Durante la supplica alla Madonna di Pompei (che si svolge l’8 maggio, ndr) abbiamo pregato perché l’elezione avvenisse oggi e la Madonna ci ha ascoltato». Una pellegrina peruviana è entusiasta dell’elezione anche se, ammette, «non lo conoscevo però il saluto in spagnolo mi ha fatto sentire a casa». Beatriz, anche lei spagnola, sorride: «Non lo conosco ma sono molto contenta», dice, «mi ha impressionato moltissimo la sua emozione quando è apparso davanti alla piazza e il fatto che appartenga all’ordine di San’Agostino, un grande peccatore e un grande santo che mi piace molto per la sua umanità straordinaria». Delusi alcuni italiani: «Speravo in Pizzaballa, peccato», dice una signora. Altri mettono l’accento sul fatto che Leone XIV si è presentato con la mozzetta rossa: «Bergoglio era più semplice». Un gruppo di scout: «Pensavamo fosse Pietro Parolin, la scelta ci ha un po’ spiazzato». La piazza comincia a svuotarsi lentamente. Alcuni vogliono avvicinarsi davanti alla Basilica per una foto «in questo giorno storico». Un gruppo di fedeli brasiliani esulta: «Seguirà la strada imboccata da Francesco. E questo ci rende felici».

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Dal sito Famiglia Cristiana

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