Accogliere, proteggere, promuovere, integrare: i verbi di Papa Francesco sono i pilasti dell’azione delle suore scalabriniane del Centro João Batista Scalabrini per difendere dallo sfruttamento i ragazzini e le ragazzine di Ressano Garcia, cittadina al confine tra Mozambico e Sudafrica
di Enrico Casale
Si arrangiano come possono: piccoli lavoretti qua e là, spesso — quasi sempre — sfruttati da adulti. E aspettano. Aspettano di fare il grande salto: andare in Sudafrica, la terra dei loro sogni. Senza però sapere cosa li attende al di là del confine. Senza sapere che quel sogno finirà in ulteriore sfruttamento e sofferenza. Sono i ragazzini e le ragazzine di Ressano Garcia, cittadina al confine tra Mozambico (in provincia di Maputo) e Sudafrica. Arrivano da tutte le province del Mozambico, dopo aver abbandonato le famiglie e i villaggi, con la speranza di emigrare e fare fortuna. Ad accoglierli ci sono tre suore scalabriniane del Centro João Batista Scalabrini che cercano di sottrarli allo sfruttamento aiutandoli a riprendere in mano la propria vita attraverso lo studio, il gioco e le relazioni umane.
Sfruttati e abusati
Ressano Garcia, spiega suor Rita de Cássia Luiz, direttrice del centro, «è una cittadina di frontiera. Qui si incontrano ragazzi e ragazze che vogliono emigrare. Molti lavorano per strada come venditori ambulanti: biglietti della lotteria, bottiglie d’acqua, piccoli oggetti. Molte ragazzine fanno lavori domestici nelle case dei mozambicani più abbienti. Provengono quasi tutti da altre province. In molti casi hanno frequentato poco la scuola e perso i documenti. A volte non parlano neppure il portoghese ma solo dialetti locali». Non hanno un lavoro stabile né una vera educazione e sono emarginati. Le condizioni fisiche sono spesso precarie: molti mangiano solo una volta al giorno e cibi poco nutrienti. Sono deboli, alcuni anemici, altri con la pancia gonfia per la malnutrizione. «Le ragazzine — continua suor Rita — vivono una condizione più nascosta. Molte sono sfruttate nei lavori domestici e purtroppo anche sessualmente. Ressano Garcia è un punto di passaggio per molti camion e qui fiorisce la prostituzione anche minorile. Il tasso di contagio da hiv è elevato».
Migrazioni verso il Sudafrica
Secondo dati del 2020 delle Nazioni Unite, il Sudafrica ospita circa 2.860.000 persone nate all’estero. Tra esse i mozambicani rappresentano una delle comunità più numerose, con una popolazione stimata di 690.243 individui. Quello di Ressano Garcia è il più importante valico tra i due stati. Nel 2021 le autorità sudafricane hanno deportato 9171 cittadini mozambicani, la maggior parte dei quali proprio attraverso Ressano Garcia. Tra ottobre e novembre 2024 si è registrato un aumento del 25 per cento dei tentativi di attraversamento illegale del confine, con 194 persone intercettate rispetto alle 116 dello stesso periodo nel 2023.
Fedeli al magistero di Francesco
Il centro accoglie bambine e bambini seguendo i quattro verbi indicati da Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2020: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. La prima attività è un’azione di “aggancio”: gruppi di volontari cercano i minori nei luoghi dove lavorano o si ritrovano, si accertano delle loro condizioni e ne individuano i bisogni. «I volontari li convincono a tornare a scuola», racconta suor Rita: «Per aiutarli paghiamo la retta scolastica, forniamo vestiti e cibo. Una volta alla settimana organizziamo lezioni per 40-50 bambini in cui li aiutiamo a conoscere i propri diritti: alla salute, all’istruzione, a emigrare legalmente. Spieghiamo l’importanza della prevenzione per mantenere la salute fisica. I corsi terminano sempre con un pasto completo, per garantire loro un’alimentazione adeguata. Per i ragazzi e le ragazze più grandi, il centro propone anche corsi di lingua, informatica, artigianato, sartoria e contabilità. È un modo, quest’ultimo, per creare competenze spendibili, che li rendano autonomi e integrati nella comunità».
Una rete di sicurezza per i più piccoli
Poiché molti di questi minori non hanno documenti, per lo Stato sono invisibili. Le scalabriniane hanno attivato un programma per ricostruire la loro provenienza, così da poter richiedere una carta d’identità e, se necessario, un passaporto per garantire un espatrio legale e consapevole. Nelle ultime settimane, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Scalabriniana (www.scalabrinianfoundation.org), il Centro João Batista Scalabrini e Caritas Sant’Antonio, sono iniziati i lavori di ristrutturazione dei bagni, un passo fondamentale per garantire condizioni igieniche adeguate ai minori ospitati. Nei prossimi mesi sarà rifatta anche l’area ricreativa per creare uno spazio sicuro e accogliente dove svolgere attività ludiche. Parallelamente sono partite attività sportive e ricreative per quaranta piccoli tra gli 8 e i 12 anni pensate per rafforzarne le capacità motorie e relazionali, strumenti fondamentali per il loro benessere psico-fisico. «Questa regione — conclude suor Rita — è particolarmente esposta al rischio di sfruttamento minorile. I bambini non accompagnati o provenienti da situazioni di estrema povertà sono le prede ideali di reti che li costringono a lavorare o a sposarsi precocemente. Queste forme di schiavitù moderna rubano loro il futuro, la sicurezza e i diritti fondamentali».