«Mio figlio, mollato, “c’è rimasto sotto”… e mia moglie ne fa una malattia»

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Qualche settimana fa mio figlio ventenne è stato lasciato dalla ragazza con cui stava da tre anni. Fa tantissima fatica a superare questa vicenda; sta ancora molto male, non studia per gli esami universitari. Come dice lui stesso: «C’è rimasto sotto». Io però credo che come per tutte le delusioni amorose, anche questa gli passerà e non sono particolarmente preoccupato. Sono invece più colpito dalla reazione di mia moglie, che ne fa una malattia: si chiede dove ha sbagliato, perché suo figlio soffra tanto e lo tratta come un bambino. Lo coccola e gli permette ogni cosa perché «sta così tanto male». Lei sì che mi preoccupa!

RINALDO



E fai bene, caro Rinaldo, a essere preoccupato. La tua lunga lettera descrive una madre che non riesce a prendere le distanze dal suo ragazzo che si avvia a diventare adulto, ma che lei considera ancora un bambino. Ha voluto accogliere la ragazza in famiglia come se fosse una figlia, si è intromessa nella loro relazione con telefonate e messaggi a lei e alla madre. Nei confronti del figlio ha un atteggiamento protettivo: gli evita le fatiche, gli manda messaggi per sapere come sta, pensa a lui in continuazione. Sembra soffrire insieme a lui il suo stesso dolore, come se tra loro non ci fosse un confine. E come se il figlio non fosse un ventenne, ma il bambino piccolo, anzi, il neonato di un tempo. Chissà se il vostro ragazzo nutriva nei confronti della sua ragazza le stesse aspettative di comprensione totale e di sostegno che ha ricevuto dalla madre: come se in adolescenza avesse effettuato una specie di passaggio dalle braccia di una mamma a quelle di un’altra. Può darsi allora che la ragazza non abbia voluto stare a questo gioco e lo abbia lasciato per questo. Sarebbe però utile capire il tuo ruolo, caro Rinaldo, in questa dinamica. Perché tua moglie si comporta così forse anche perché tu glielo consenti. Come è cresciuto il rapporto del ragazzo con te in questi anni? Riuscite a condividere una vostra relazione “al maschile”, che faccia da contrappeso a quella con la madre? E nei confronti di tua moglie, riesci a mantenere un vostro rapporto speciale, anzi unico, orizzontale, che abbia la meglio rispetto a quello verticale con il figlio? Il vero riferimento per te e tua moglie è la vostra coppia, che è cambiata in questi anni di matrimonio e spero sia anche maturata. I figli crescono e, ci si augura, se ne andranno: non solo fisicamente uscendo di casa, ma soprattutto acquisendo una loro autonomia di pensiero e di scelte. Da adulti veri. Se questo accadrà, la vostra azione educativa avrà raggiunto il suo risultato.

(foto in alto: iStock)





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