Nella Basilica di San Pietro, questo pomeriggio 4 maggio, terza domenica di Pasqua, il cardinale protodiacono ha presieduto la nona e ultima Messa dei Novendiali in suffragio di Papa Francesco, con la partecipazione del collegio cardinalizio. Ed ha ricordato che la Missione di Pietro è l’amore, che si fa servizio alla Chiesa e a tutta l’umanità
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La Missione di Pietro e degli Apostoli “è l’amore stesso, che si fa servizio alla Chiesa e a tutta l’umanità”. E Papa Francesco, “animato dall’amore del Signore”, è stato fedele alla sua Missione “fino all’estremo consumo delle sue forze”. Così il cardinale protodiacono Dominique Mamberti, nell’omelia della nona e ultima Messa dei Novendiali in suffragio di Papa Francesco, con la partecipazione del collegio cardinalizio, commenta il brano del Vangelo di Giovanni, nella liturgia di questa terza domenica di Pasqua, che presenta l’incontro di Gesù risuscitato con alcuni Apostoli presso il mare di Tiberiade, che si conclude con la Missione affidata a Pietro dal Signore e il comando di Gesù, “seguimi!”.
Ha proclamato all’umanità la gioia del Vangelo
Una Parola di Dio ben adatta alla Chiesa che chiede a Dio di darle un nuovo Successore di Pietro, nel Conclave che si aprirà il 7 maggio, come anche la prima Lettura dagli Atti degli Apostoli, con la testimonianza di Simone e dei confratelli: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini”. E il Pontefice da poco scomparso, ricorda il porporato francese, con le stesse parole ha ammonito i potenti “e ha proclamato all’umanità intera la gioia del Vangelo, il Padre Misericordioso, Cristo Salvatore”.
L’ha fatto nel suo Magistero, nei suoi viaggi, nei suoi gesti, nel suo stile di vita. Ero vicino a lui il giorno di Pasqua, alla loggia delle benedizioni di questa Basilica, testimone della sua sofferenza, ma soprattutto del suo coraggio e della sua determinazione di servire il Popolo di Dio fino alla fine.
Quando Gesù si adegua alla debolezza dell’Apostolo
Davanti a duecento cardinali concelebranti e ad altri 100 tra porporati, vescovi e prelati, Mamberti sottolinea che l’amore è la parola chiave del Vangelo di questa domenica. L’amore di Giovanni, “il discepolo che Gesù amava”, il primo a riconoscerlo, ma anche quello di Pietro, che subito “si getta in mare per raggiungere il Maestro”. Nel dialogo tra Gesù e Pietro, la triplice domanda del primo e la triplice risposta del secondo, nota il cardinale protodiacono, “Gesù adopera il verbo amare, parola forte, mentre Pietro, memore del suo tradimento risponde con l’espressione ‘voler bene’, meno impegnativa”. E’ Gesù stesso, la terza volta, ad usare l’espressione voler bene, “adeguandosi alla debolezza dell’Apostolo”.
Benedetto XVI e san Giovanni Paolo II: il povero amore di Pietro
Il porporato francese cita il commento di Papa Benedetto XVI: “Simone comprende che a Gesù basta il suo povero amore, l’unico di cui è capace. (…) E’ proprio questo adeguamento divino a dare speranza al discepolo, che ha conosciuto la sofferenza dell’infedeltà”. Che dal quel giorno segue il Maestro “con la precisa consapevolezza della propria fragilità”. Quindi ricorda anche san Giovanni Paolo II, che nella Messa per i 25 anni di Pontificato confidava come “Ogni giorno si svolge all’interno del mio cuore lo stesso dialogo tra Gesù e Pietro” con il primo che lo incoraggiava “a rispondere con fiducia come Pietro: ‘Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo’. E poi mi invita ad assumere le responsabilità che Lui stesso mi ha affidato.”
Francesco e l’essenziale dimensione dell’adorazione
Infine il cardinale Mamberti guarda alla seconda Lettura, dal Libro dell’Apocalisse, e alla lode e l’adorazione a Dio e all’Agnello, sottolineando come Papa Francesco ricordasse spesso che “L’adorazione è una dimensione essenziale della missione della Chiesa e della vita dei fedeli”. Ancora nell’omelia dell’Epifania del 2024, lamentava che “abbiamo perso l’abitudine di adorare, abbiamo perso questa capacità che ci dà l’adorazione. Riscopriamo il gusto della preghiera di adorazione. Manca l’adorazione oggi tra noi”.
Questa capacità che dà l’adorazione non era difficile da riconoscere in Papa Francesco. La sua intensa vita pastorale, i suoi innumerevoli incontri, erano fondati sui lunghi momenti di preghiera che la disciplina ignaziana aveva improntato in lui. Tante volte ci ha ricordato che la contemplazione è “un dinamismo d’amore” che ”ci eleva a Dio non per staccarci dalla terra, ma per farcela abitare in profondità.
Francesco, conclude il protodiacono, faceva tutto sotto lo sguardo di Maria, la Salus Popoli Romani davanti alla quale ha sostato per 126 volte. “E ora che riposa vicino all’amata Immagine” invita ad affidarlo all’intercessione della Madre del Signore e Madre nostra.
La preghiera per Papa Francesco
Nel corso della preghiera universale si è chiesto al Signore di accogliere nel suo regno, Papa Francesco, che ha confidato nella preghiera della Chiesa, purificandolo “dalla fragilità umana” e donandogli “la ricompensa promessa” ai servi fedeli. Questa domenica, alcuni cardinali hanno celebrato la Messa nelle loro Chiese titolari sparse per Roma. Domani mattina, 5 maggio, i cardinali si riuniranno per le Congregazione generali sia la mattina alle 9 che nel pomeriggio alle 17. Per martedì, 6 maggio, per il momento, è prevista soltanto una sessione la mattina, ma potrebbero eventualmente aggiungerne un’altra il pomeriggio se necessario.