Resta ancora alta la tensione nel Paese africano. La popolazione ha manifestato su esortazione della giunta militare al potere contro le sanzioni imposte il 9 gennaio scorso dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Sono soprattutto la capitale Bamako e Timbuctu le città in cui migliaia di maliani sono scesi ieri in piazza per difendere la patria, così come è stato richiesto dal governo militare ad interim guidato dal colonnello, Assimi Goita, al potere con un colpo di Stato dell’agosto 2020. Al centro della protesta le misure imposte dall’Ecowas – la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale – al Mali: la chiusura dei confini, cessazione dei rapporti diplomatici e altre sanzioni di carattere economico. L’organismo definisce inaccettabile il ritardo nell’organizzare nuove elezioni.
Elezioni ancora lontane
In base all’accordo tra esecutivo ed Ecowas entro 18 mesi da agosto 2020 si dovrebbe andare alle urne, quindi entro il prossimo febbraio, ma non ci sono ormai i tempi tecnici per organizzare le consultazioni legislative. Ma intanto in Mali è la popolazione civile che sta pagando il prezzo più alto delle sanzioni, che di fatto hanno tagliato il Paese fuori dal mondo. Dopo il golpe, la situazione politica non è del tutto stabilizzata. Nel maggio scorso l’esercito ha arrestato l’allora presidente ad interim, Bah Ndaw, e l’ex primo ministro, Moctar Ouane, i quali hanno subito dopo lasciato i propri incarichi. L’arresto è avvenuto a seguito di un tentativo di rimpasto di governo che avrebbe tolto a due rappresentanti dell’esercito i dicasteri della Difesa e quello della Sicurezza.
Le pressioni internazionali
Nonostante le pressioni internazionali, il 26 settembre, il premier Maiga aveva annunciato che le elezioni sarebbero state posticipate di “alcuni mesi”. Il 30 dicembre 2021, le autorità maliane avevano concluso che il processo per arrivare ad elezioni libere e democratiche sarebbe potuto durare fino a 5 anni. Intanto, vista la gravità della situazione, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ha chiesto con urgenza a Bamako un calendario elettorale accettabile, mentre Stati Uniti, Francia ed Unione Europea hanno dichiarato il loro sostegno alle sanzioni dell’Ecowas.