Con mia moglie, abbiamo sempre cercato di educare i nostri figli al rispetto degli anziani e ad avere pazienza con i parenti più stagionati, quando sono un po’… noiosi.
Ma l’altra sera mi ha sorpreso la bambina di 10 anni che stava guardando con me i commenti sulla vittoria del nostro Sinner alla Coppa Davis.
«Papà», mi ha detto, «questo Pietrangeli è proprio come il nonno: arcigno, mai che ti faccia un complimento. Non è vero che tutti gli anziani sono buoni».
A parte la risata sul vecchio tennista astioso – che condivido – mi ha fatto pensare che anche lei si sia accorta di come mio padre sia sempre critico nei miei confronti e racconti solo episodi della mia infanzia e gioventù in cui faccio brutta figura…
Sì, forse non tutti gli anziani sono buoni!
GIULIO
Risposta di Renata Maderna
– Caro Giulio,
credo che potrai continuare a insegnare ai tuoi figli il rispetto e la cura per tutte le persone anziane. Questo sicuramente porterà tua figlia ad aiutare il Pietrangeli di turno ad attraversare la strada, se ne ha bisogno.
Ma questo non vuol dire che debba condividerne i pensieri astiosi!
Per quanto riguarda tuo padre, però, credo che si tratti di ben altro: magari delle difficoltà a esprimere i propri sentimenti, o della tendenza a dare per scontato l’amore per i figli, che non aveva bisogno di essere detto in tempi diversi da oggi.
Vorrei prendere spunto da questa riflessione per invitare anche te a uno sforzo, che mi sono imposta da tempo. Magari un buon proposito per l’anno che verrà: non ragionare per categorie.
I vecchi tutti dolci e saggi?
I giovani tutti sfaticati?
Le donne buone e brave?
Le mamme tutte ansiose?
E poi gli insegnanti, i giornalisti, i sacerdoti?
Torniamo a parlare di persone: individui con un proprio nome, un proprio comportamento, e proprie azioni e responsabilità.
Anche perché è difficile amare una categoria senza volto, mentre guardare negli occhi un altro dovrebbe fare meglio.
