Lino Banfi e papa Francesco in un incontro di qualche anno fa
«Martedì sono andato a Santa Marta per fare visita al Papa. I gendarmi sono stati gentilissimi e mi hanno fatto passare avanti. Qualcuno della sicurezza spiegava, in inglese, ad alcuni pellegrini chi fossi: “È un importante attore italiano, il nonno d’Italia e amico del Papa”. Sono rimasto circa un quarto d’ora in silenzio, a pregare, davanti al feretro. Sul lato sinistro del viso il Papa aveva un livido anche se l’espressione era molto serena nonostante le sofferenze degli ultimi mesi».
È il ricordo commosso di Lino Banfi, amico di papa Bergoglio, al quale qualche settimana fa aveva dedicato una poesia, pubblicata su Famiglia Cristiana, intitolata Vamos! Si torna a Santa Marta per augurare al Papa una pronta guarigione e un ritorno a casa: «So che i suoi collaboratori gliel’hanno fatta leggere e lui ha riso molto, si è divertito», racconta, «gli avevo detto di non fare scherzi perché io e lui, che siamo coetanei – io nato a luglio del 1936, lui a dicembre – avevamo diritto ai tempi supplementari perché il mondo aveva ancora bisogno di noi: di lui per far finire le guerre e di me per ridere. Invece lunedì è arrivata la terribile notizia nel giorno in cui mia moglie Lucia avrebbe festeggiato il compleanno. Forse è stato un piccolo segno del Cielo. Quando il Papa era ricoverato al Gemelli ho pregato Lucia affinché mettesse una buona parola con il Padreterno e lo facesse guarire e tornare in Vaticano. Così è stato poi l’ictus è stato fatale».
Lino Banfi è commosso nel rievocare la sua amicizia con papa Francesco: «Ho pianto moltissimo, è come se avessi perso un fratello, io per lui ero il fratello maggiore perché scherzavamo molto sul fatto che lui fosse più piccolo di me di qualche mese», ricorda, «in questi anni era nata un’amicizia molto bella e profonda. So che aveva detto ai suoi collaboratori: “Banfi, il nonno d’Italia, è una gran brava persona”».
L’attore ricorda le volte che lo ha incontrato, privatamente a Santa Marta e in altre occasioni ufficiali: «In tutto saranno state sei o sette, li ricordo come fotogrammi di un film che non dimenticherò mai», spiega Banfi, «parlavamo di tutto, io lo facevo ridere, lui si divertiva. Ricordo il nostro incontro alla Giornata mondiale dei bambini dell’anno scorso. C’erano anche Al Bano e Renato Zero che restò affascinato dalla confidenza che avevo con il Papa. Spesso quando mi parlava mi teneva la mano, amava il contatto umano con le persone. Una cosa che mi ha colpito che spesso all’inizio dei nostri incontri mi dava del lei e poi passava subito al tu, con grande confidenza. Sono riuscito a fargli dire “papele, papele” però questo scherzo di andarsene così proprio non ce lo doveva fare».
Un altro ricordo di Banfi risale all’estate scorsa: «Ci siamo sentiti diverse volte al telefono, ma non sono capace di registrare. Ma sono stato fortunato, a luglio scorso, quando mi fece gli auguri per i miei 88 anni. Io vedevo la chiamata dal numero sconosciuto e non rispondevo… Al quarto tentativo, il terzo giorno consecutivo, mi arrivò un messaggio in segreteria con la sua voce che diceva: “Andiamo bene, sei come i principi, fai il compleanno per tre giorni, sei furbo”. Pur avendolo riconosciuto, mi è venuto il dubbio che potesse trattarsi di un imitatore e ho rifatto quel numero: mi ha risposto una persone che ha detto: “Vuole il suo amico? Glielo Passo”. E ho parlato con il Papa, gli ho raccontato della famiglia, del fatto che sentivo la mancanza di mia moglie».
Lino Banfi aveva in animo di incontrare ancora una volta papa Francesco per festeggiare il fatto di essere diventato, prima di Natale, bisnonno: «L’avevo scritto anche nella poesia. Io il nonno, anzi il bisnonno d’Italia, e lui il nonno del mondo, come dissi scherzosamente a Benedetto XVI, un altro Papa che ho conosciuto e mi ha onorato della sua amicizia. Dopo avergli raccontato dei miei incontri con i suoi due predecessori, il Papa mi disse di scrivere un libro al quale probabilmente lui avrebbe scritto la prefazione. Il titolo? Ho fatto ridere tre papi».