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L’identikit del nuovo Papa tracciato dai cardinali: «Un pastore che guidi l’umanità disorientata e sia in continuità con Francesco»

Un Papa pastore, che metta in primo piano la fatica missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa in continuità con papa Francesco, si impegni per la pace e il dialogo con le altre fedi, sia punto di riferimento e orizzonte a cui guarda tutta la società contemporanea e non solo il mondo cattolico in un frangente storico drammatico, caratterizzato da guerre, frammentazione, nuove povertà, dramma dei migranti. Un Papa che porti avanti la sinodalità, intesa come metodo per far dialogare la Chiesa con l’età contemporanea, lotti contro gli scandali finanziari e gli abusi sessuali.

È questo, in sostanza, l’identikit del nuovo Papa emerso nelle dodici Congregazioni generali dei cardinali per preparare il Conclave che dovrà eleggere il successore di papa Francesco e 267° successore di Pietro. I porporati, come ha spiegato la Sala Stampa vaticana, hanno indicato la necessità di «una figura che sia presente, vicina, capace di fare da ponte e guida, di favorire l’accesso alla comunione a un’umanità disorientata e segnata dalla crisi dell’ordine mondiale. Un pastore vicino alla vita concreta delle persone».

Il collegio dei porporati ha poi ribadito «l’impegno e la responsabilità nel sostenere il nuovo Papa, chiamato a essere un vero pastore, una guida che sappia andare oltre i confini della sola Chiesa cattolica, promuovendo il dialogo e la costruzione di rapporti con altri mondi religiosi e culturali».

Un contributo variegato quello dei cardinali, elettori e no, frutto anche della “geografia” di questo Conclave che abbraccia davvero tutti gli angoli del mondo e quelle che Francesco chiamava “periferie geografiche ed esistenziali”. Nelle riunioni si è parlato più volte di evangelizzazione, con insistenza «sulla necessaria coerenza tra l’annuncio del Vangelo e la testimonianza concreta della vita cristiana». Più interventi hanno evidenziato «l’urgenza di comunicare il Vangelo in modo efficace a tutti i livelli della vita ecclesiale, dalle parrocchie alla Curia, ricordando che la testimonianza dell’amore reciproco è il primo annuncio, come ricorda il Vangelo». Il duplice compito della Chiesa è «vivere e testimoniare la comunione al proprio interno, e promuovere la fraternità nel mondo». Rimarcata «la natura missionaria della Chiesa: che non si deve ripiegare su sé stessa, ma accompagnare ogni uomo e ogni donna verso l’esperienza viva del mistero di Dio». Più volte è stato detto che la Chiesa non deve essere, o apparire, autoreferenziale ed è stato richiamato il valore della sinodalità, in sinergia con la collegialità episcopale, «come espressione di corresponsabilità differenziata». Il cammino del Sinodo è «espressione concreta di un’ecclesiologia di comunione, nella quale tutti sono chiamati a partecipare, ascoltare e discernere insieme». 

Non sono mancati riferimenti al Giubileo e «al desiderio che il prossimo Papa abbia uno spirito profetico, capace di guidare una Chiesa che non si richiuda in sé stessa, ma sappia uscire e portare luce a un mondo segnato da disperazione». Si è consapevoli, insomma, «del rischio che la Chiesa diventi autoreferenziale e perda la sua rilevanza se non vive nel mondo e con il mondo».

Della situazione economico-finanziaria della Santa Sede si è discusso, ad esempio, nella settima congregazione. Il cardinale tedesco Marx, coordinatore del Consiglio per l’economia, ha posto l’accento sul deficit (si parla di oltre 70 milioni di euro, ma le cifre non sono ufficiali), presentando un quadro di sfide e criticità, con proposte «orientate alla sostenibilità», e ribadendo «l’importanza che le strutture economiche continuino a sostenere stabilmente la missione del Papato». Altri interventi da parte del cardinale camerlengo Farrell sull’attività del Comitato per gli Investimenti, del cardinale Schoenborn sullo Ior, Vergez su lavori di ristrutturazione di edifici dello Stato vaticano, e del cardinale Krajewski sull’impegno dell’Elemosineria apostolica, il “braccio operativo” della carità del Papa.

Nel dibattito è entrato anche lo scandalo degli abusi sessuali del clero definito una «contro-testimonianza» e da affrontare «come una ferita da mantenere aperta, affinché resti viva la consapevolezza del problema e si possano individuare percorsi concreti per la sua guarigione». È stato affrontato anche il nodo delle vocazioni sacerdotali e religiose, messo «in rapporto al rinnovamento spirituale e pastorale della Chiesa».

I cardinali hanno espresso anche grande «sofferenza» e «preoccupazione» per la «polarizzazione all’interno della Chiesa» e le «divisioni nella società». Tra le sfide indicate, «la cura del creato, la guerra, la frammentazione del mondo», «il servizio della Chiesa e del Pontefice alla causa della pace». Sulle guerre in atto, toccanti i toni «segnati dalla testimonianza diretta di cardinali provenienti da regioni colpite da conflitti» che sono intervenuti in questi giorni.

I cardinali hanno anche discusso il fenomeno dell’immigrazione, sottolineando che i migranti sono «un dono per la Chiesa, ma anche sottolineando l’urgenza di accompagnarli e sostenere la loro fede nei contesti di mobilità e cambiamento». Messo in evidenza «il ruolo fondamentale della Caritas, chiamata non solo a soccorrere, ma a difendere i poveri, testimoniando la giustizia del Vangelo».

Infine, è stato ricordato «con gratitudine» il magistero di papa Francesco e i processi avviati sotto il suo pontificato, «sottolineando la responsabilità di proseguirli e custodirli». L’evangelizzazione era «il cuore del pontificato»: «una Chiesa comunione fraterna ed evangelizzatrice, capace di parlare soprattutto alle nuove generazioni». È stata che ricordata la toccante preghiera durante la pandemia, «una porta aperta di speranza nel tempo della paura».

In particolare, nell’ultima Congregazione generale, quella di martedì mattina, alla vigilia del Conclave, cardinali, hanno affrontato, tra gli altri temi, proprio le riforme di papa Francesco che hanno bisogno di essere portate avanti. Tra queste, la legislazione sugli abusi, l’economia, la riforma della curia, la sinodalità, il tema della pace e la cura del creato. Gli interventi di martedì mattina, come ha riferito il direttore della sala stampa Matteo Bruni, sono stati 26. Erano presenti alla riunione 173 cardinali dei quali 130 elettori. Al centro del confronto i documenti di Bergoglio: l’enciclica Laudato si’ e la Fratelli tutti. Si è quindi affrontato «il tema della comunione ecclesiale», la necessità di «un Papa che sia pontefice, costruttore di ponti», del «volto di una Chiesa samaritana». «In tempi di guerra e polarizzazioni», è necessario un pontificato all’insegna della «misericordia, sinodalità, speranza». Si è parlato anche della Giornata dei Poveri, istituita da Francesco, della necessità di riunioni del collegio cardinalizio, e della iniziazione cristiana. Al centro anche «la memoria dei martiri della fede, soprattutto nei Paesi di conflitto e dove ci sono limiti alla libertà religiosa». Bruni ha anche riferito che è stato sottolineato «il tema urgente del cambiamento climatico, posto soprattutto dai cardinali provenienti da terre particolarmente colpite dal fenomeno».

Infine, in considerazione dell’anniversario del Concilio di Nicea, si è parlato della data della Pasqua e del dialogo ecumenico. Papa Francesco aveva più volte auspicato la celebrazione della Pasqua in una unica data per i cattolici e gli ortodossi, l’ultima volta il 25 gennaio scorso a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.





Dal sito Famiglia Cristiana

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