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L’appello del Terzo settore: «No alla partita Iva per le associazioni»


Dal 1° gennaio 2025 le attività associative del Terzo settore saranno soggette ad Iva.  Il governo obbliga infatti gli enti a un forte e costoso aggravio burocratico tra cui, di fatto, l’ingaggio di un commercialista e il registratore di cassa. Costo che riguarderà peraltro anche i conti pubblici, perché lo Stato rischia di dover rimborsare l’eventuale Iva non recuperata dalle associazioni al momento delle erogazioni delle prestazioni mutuali, ovvero quelle rivolte ai propri soci.Ecco qualche esempio: dovrà aprire una p. Iva anche un’associazione che propone un laboratorio teatrale destinato ai suoi soci anziani. Questo varrà anche per l’ente che propone un servizio di dopo-scuola, ovvero di assistenza ai compiti e ricreazione, o per il “bar  sociale” dell’oratorio o della parrocchia. Attività dal forte valore e dall’enorme impatto sociale: tutte diverse ma tutte accomunate dall’esistere per favorire il benessere della comunità, socialità, partecipazione, mutualità e a contrastare fenomeni di marginalità sociale.

«Riteniamo incomprensibile che si obblighino le realtà di Terzo settore a farsi carico di costi e oneri burocratici per l’apertura e la gestione della partita Iva, pur rimanendo esenti dal pagamento dell’imposta: molti servizi alle persone sui territori rischiano di diminuire o addirittura scomparire a causa del nuovo regime fiscale, che entrerà in vigore da gennaio 2025. Proseguiamo dunque il nostro impegno e per questo abbiamo lanciato la campagna ‘No vendita No Iva’. Per chiedere che la solidarietà non sia equiparata al commercio, visto che c’è ancora tempo in vista della scadenza per presentare gli emendamenti alla Manovra», dice Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore.

Le associazioni del Terzo settore in Italia aggregano milioni di persone che organizzano nelle città e nei territori risposte ai bisogni delle comunità, alle fragilità, alle disuguaglianze. Generano relazioni e costruiscono prossimità sotto forma di spazi aperti, cultura, socialità. Sono espressione della libertà dei cittadini di associarsi per il benessere del Paese. Una libertà sancita anche dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea e riconosciuta dalla Costituzione italiana. «L’Iva sulle attività mutuali sarà quindi un colpo alla stessa libertà di associazione. Non vogliamo pagare una tassa che non è appropriata alle attività che facciamo, che non sono di ordine commerciale. Il rischio che vediamo è che per i circoli territoriali, le sedi territoriali delle nostre organizzazioni, piccole e piccolissime, il 60% delle quali hanno veramente bilanci al di sotto di 5.000 addirittura sotto i 3.000 euro, sia la fine». 


Vanessa Pallucchi



Sul tema c’è già stata una proroga dell’applicazione della norma introdotta per rispondere ai rilievi della procedura della Commissione europea che ritiene “il requisito essenziale dell’Iva un carattere essenzialmente oggettivo, e si concentra nel versamento della quota a fronte del servizio reso, ossia nella natura corrispettiva della quota stessa rispetto alla prestazione offerta dall’associazione del Terzo settore. «Il tema», chiosa Pallucchi «è che il governo e le istituzioni devono difendere e spiegare all’Europa quando valga e cosa faccia il Terzo settore in Italia, a partire dalle associazioni più piccole. Perciò o si toglie questa imposizione o si punta ad una proroga ulteriore che si potrebbe fare anche in questa Legge di bilancio. Questa però non sarebbe la soluzione, ma una pezza sul problema».

In generale secondo il forum del Terzo settore la Legge di bilancio che il governo sta definendo non conterrebbe risposte sufficienti per fronteggiare le crisi sociali in corso, né misure e sostegni per incentivare l’attività del Terzo settore, «che può dare un grande contributo alla tenuta del tessuto socio-economico delle comunità e che è tra i pochi soggetti sempre attivi nel realizzare quella coesione e quell’inclusione sociale così necessarie al Paese. Con questa campagna ci rivogliamo ai parlamentari delle varie forze politiche, in vista della scadenza per presentare gli emendamenti alla Manovra: si faccia il possibile per migliorare il testo, dal rifinanziamento del fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile al sostegno delle persone fragili. Tra le nostre proposte – conclude Pallucchi – ve ne sono diverse che non comportano oneri per lo Stato ma sono fondamentali per la sostenibilità del Terzo settore, come quella per il mantenimento dell’attuale regime di esclusione Iva per le associazioni», conclude Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore.





Dal sito Famiglia Cristiana

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