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La “Stanza delle lacrime”, dove il cardinale diventa Papa


Sulla parete del Giudizio universale della Cappella Sistina, ai lati dell’altare, ci sono due porte chiuse di non grandi dimensioni. Quella a sinistra conduce alla cosiddetta “Stanza del pianto”, dove, subito dopo l’elezione, il Pontefice neo eletto entra per cambiarsi d’abito e raccogliersi in preghiera per alcuni minuti. Monsignor Marco Agostini, cerimoniere pontificio: “Lì il Papa prende coscienza di ciò che è diventato, di ciò che sarà da quel momento in poi”

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

Dopo la verità fatta arte degli affreschi della Sistina, il loro abbacinante e assoluto splendore, la luce e l’oro, il gigantismo delle figure, con occhi che sembrano lampeggiare, dai gesti capaci, da soli, di evocare precisi passi dalle Scritture, sgomenta oltrepassare la soglia della porta che conduce alla “Stanza del pianto”. Ci siamo lasciati alle spalle la magnificenza universalmente acclamata delle pitture di Michelangelo e degli artisti più grandi del Rinascimento per ritrovarci in una piccola stanza senza colore. È un ambiente con volta e lunette su cui si conservano alcuni lacerti di affreschi. Due rampe di scale su un lato e sulla parete di fronte una finestra nascosta da una tenda. Un tavolo e due sedie di legno scuro, un divanetto rosso e un appendiabiti. L’arredamento è essenziale.  Lo stupore provato alla vista della bellezza assoluta lascia spazio a un sentimento intimo che si espande nell’anima, alla percezione del passaggio dei secoli, del divenire del tempo: sembra di vederli i Pontefici scegliere una delle tre talari bianche messe a loro disposizione, ciascuna di taglia diversa, e indossare quello che sarà l’abito e il colore che li contraddistinguerà per sempre. È una vera e propria investitura, qualcosa di più antico e profondo di un semplice cambio d’abito. Tradizione e rito che acquistano un potente significato non solo formale ma soprattutto spirituale.   


La “stanza delle lacrime” durante il conclave del 2013

Luogo di consapevolezza

Sembra di vederli, anche, raccolti nel silenzio di questo luogo poco illuminato mentre pregano e alle volte, come suggerisce il nome della stanza, piangono, sopraffatti dalla commozione. Dopo i giorni convulsi del Conclave si trovano per la prima volta soli con sé stessi. Soli, ma faccia a faccia con Dio. La consapevolezza li attraversa come fosse un lampo: da quel giorno saranno Papi, raccoglieranno il mandato petrino.

Particolare del disegno dell'affresco di Perugino con Papa Sisto IV

Particolare del disegno dell’affresco di Perugino con Papa Sisto IV

Contro la parete di quest’ambiente di servizio incombe la grandezza drammatica degli affreschi di Michelangelo, ma nascosto si conserva ancora quello che doveva in origine concludere il complesso apparato iconografico dell’intera Cappella. È l’affresco del Perugino, protetto da una intercapedine dietro il Giudizio, ma tuttavia noto da un disegno dei primi anni del XVI secolo, conservato all’Albertina Museum di Vienna.  Ai piedi dell’Assunta, tra schiere di angeli e santi c’è, unico vivente, Papa Sisto IV della Rovere inginocchiato. Le mani giunte in preghiera, il volto rivolto verso la figura della Vergine; la tiara a terra e il capo scoperto in segno di umiltà e rispetto; la chiave petrina poggiata sulla sua spalla destra, simbolo di quella che è la missione, ma anche il peso – quasi una croce – che deve portare il Pontefice. Le parole dell’Evangelista Giovanni riecheggiano chiare e intellegibili: “…quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi. Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio“.

Iscrizione commemorativa nella "stanza delle lacrime"

Iscrizione commemorativa nella “stanza delle lacrime”

Tornando alla stanza delle lacrime, murata su una parete, una lapide, datata al 31 maggio del 2013, recita: “In questa sala, denominata ‘del pianto’ a partire da Gregorio XIV che qui, il 5 dicembre 1590, appena eletto Papa, versò lacrime di commozione, il nuovo Pontefice, dopo aver accettato l’elezione, indossa gli abiti propri”.

Ascolta l’intervista a monsignor Marco Agostini, cerimoniere pontificio

Nella stanza delle lacrime la presa di coscienza

Monsignor Marco Agostini, cerimoniere pontificio, riflette con i media vaticani su quello che è un momento particolarmente delicato del Conclave e il suo significato spirituale. Descrive la stanza delle lacrime come “molto piccola, anche molto angusta”.  “È importante – afferma – ciò che avviene dal punto di vista simbolico. Il Papa lì prende coscienza di ciò che è diventato, di ciò che è d’ora in poi. Il mutare dell’abito parla del profondo mutare della sua esistenza. In quel luogo apprende che l’ufficio è più grande della persona. Forse è da lì che deriva anche la definizione di stanza delle lacrime, perché è il momento in cui prende coscienza che la figura Papae è molto più grande della persona che la riveste e che, sotto di essa, il Papa imparerà ogni giorno a morire, perché deve emergere l’ufficio, deve emergere il Vicario di Cristo, il successore di Pietro”. Per monsignor Agostini per guardare alla stanza delle lacrime “occorre una visione soprannaturale che ci porta a vedere, – sottolinea il cerimoniere – il Papa stesso che deve imparare a leggere se stesso con gli occhi della grazia, con gli occhi della fede, con una visione soprannaturale”.

La "stanza delle lacrime"

La “stanza delle lacrime”

Varcare la porta e cambiare per sempre

Presa di coscienza della nuova missione nella Chiesa e cambio d’abito: sono i due momenti che si consumano nella stanza delle lacrime. Nel vestirsi, il Papa viene aiutato dal maestro delle cerimonie. “Sappiamo – evidenzia monsignor Agostini – che il cardinale eletto viene accompagnato a questa porta, sotto il Giudizio universale a sinistra dell’altare, e scompare con il maestro delle cerimonie e da lì esce con gli abiti pontificali”. Varcare la porta della stanza delle lacrime cambia per sempre e fa riflettere che questo accada nel Giubileo della speranza dove attraversare la Porta Santa cambia davvero la vita. “È un cambiamento profondissimo – aggiunge il cerimoniere riferendosi alla stanza delle lacrime – è varcare una soglia del tutto particolare perché va a toccare l’intimità della persona che diventa Papa. Potremmo dire che va a toccare il cuore del ministero petrino: un uomo che diventa Papa, un cardinale che diventa Papa. Lo chiamiamo Papa ma quando ricorriamo alla terminologia che ha designato i Papi storicamente, si dice Vicario di Cristo, Successore di Pietro, e come lo definiva santa Caterina da ‘il dolce Cristo in terra’. È splendido!”. Monsignor Marco Agostini precisa però che “per contemplare questa visione occorre uno sguardo soprannaturale, occorre lo sguardo della fede”.



Dal sito Vatican News

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