L’osservatore permanente Caccia interviene sullo sviluppo e sull’uso dell’Intelligenza Artificiale per chiedere che “le innovazioni tecnologiche siano collocate all’interno di un progetto più ampio di ricerca del bene comune”
Vatican News
È “cruciale” che “sviluppo e uso” dell’Intelligenza Artificiale siano sempre al servizio di uomini e donne, che promuovano “la fraternità” e preservino “il pensiero critico e la capacità di discernimento”. È l’auspicio della Santa Sede espresso ieri, martedì 6 maggio, dell’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede, intervenuto a all’Onu di New York alla Riunione speciale dell’Ecosoc (Economic and Social Council) dedicata all’IA.
La responsabilità della comunità internazionale
“Una sana politica sull’IA – sono le parole di Caccia – richiede che le innovazioni tecnologiche siano collocate all’interno di un progetto più ampio di ricerca del bene comune”. Il richiamo del nunzio è alla responsabilità della comunità internazionale nella regolamentazione dell’uso dell’Intelligenza Artificiale “nelle sue molteplici forme”. Un impegno che dovrebbe basarsi “su principi etici comuni che possano guidare anche le strutture di governance, come il Dialogo globale sull’IA e il Gruppo scientifico internazionale indipendente”.
L’uso etico della scienza
Esempio concreto di come tutte le parti coinvolte hanno definito una base etica per “bilanciare l’innovazione e la regolamentazione dell’IA”, è stata la firma da parte di governi, organizzazioni internazionali, altre istituzioni e settore privato del Rome Call for AI Ethics, documento nel quale si delineano “una serie di principi etici fondamentali quali trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità e privacy”. Una iniziativa mirata a “promuovere l’uso responsabile ed etico della scienza, della tecnologia e dell’innovazione”, conclude Caccia, così come previsto dal Patto per il futuro, “di cui il Global Digital Compact è un allegato”.