Dal 5 aprile, il Palazzo Apostolico ospita una esposizione che mette in dialogo due capolavori assoluti del Rinascimento italiano: il “Compianto sul Cristo morto” di Giovanni Bellini, proveniente dalla Pinacoteca Vaticana, e il “Cristo morto sorretto da angeli” di Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, concesso in prestito dalla Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto di Roma
Vatican News
A partire da sabato 5 aprile 2025, il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo ospita una preziosa esposizione che mette in dialogo due capolavori assoluti del Rinascimento italiano: il Compianto sul Cristo morto di Giovanni Bellini, proveniente dalla Pinacoteca Vaticana, e il Cristo morto sorretto da angeli di Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, concesso in prestito dalla Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto di Roma. L’iniziativa, promossa dai Musei Vaticani e curata dal Reparto per l’Arte dei secoli XV-XVI, si inserisce nel tempo liturgico della Quaresima e della Pasqua, offrendo ai visitatori un’esperienza estetica e spirituale particolarmente intensa. Le due opere, entrambe dedicate alla meditazione sul corpo esanime di Cristo, rappresentano non solo due vertici pittorici del loro tempo, ma anche due riflessioni teologiche sulla Passione di Gesù.
Le opere
Il Compianto sul Cristo morto di Giovanni Bellini, cimasa superstite dell’antica pala di San Francesco a Pesaro (1475 circa), fu trafugata dai francesi dopo il Trattato di Tolentino (1797) e restituita all’Italia grazie all’intermediazione di Antonio Canova. Collocata nella Pinacoteca Vaticana dal 1820, l’opera ha recentemente beneficiato di un accurato restauro condotto nei laboratori vaticani, che ne ha restituito la raffinatezza cromatica e l’equilibrio compositivo, fondati su trasparenze, chiaroscuri e pigmenti preziosi come la lacca e il lapislazzuli. Il dipinto commuove per il gesto struggente di Maria Maddalena che, nel silenzio del sepolcro, unge le ferite del Cristo con un intreccio di mani che sembra un sussurro d’eternità.
Ad accompagnare il Bellini in questa esposizione è il Cristo morto sorretto da angeli, dipinto dal Sodoma intorno al 1505, nella sua prima maturità artistica, dopo il periodo milanese e l’approdo stabile a Roma e poi a Siena. Opera di proprietà dell’Arciconfraternita romana e anch’essa restaurata in passato nei laboratori dei Musei Vaticani (1933–1934), rappresenta una meditazione dolente ma luminosa sul corpo di Cristo, sorretto con devozione da quattro angeli, in una composizione di grande eleganza e intensità emotiva. Il riferimento iconografico al bronzetto di Galeazzo Mondella, detto il Moderno, scolpito a Milano attorno al 1500, ne evidenzia il legame con la cultura figurativa padana e leonardesca.
Un confronto iconografico e spirituale
“Si tratta di un confronto iconografico e spirituale che va oltre il tempo e lo stile”, dichiara Barbara Jatta, Direttore dei Musei Vaticani. “Offrire ai visitatori l’occasione di ammirare due opere così dense di significati teologici e storici nella cornice di Castel Gandolfo è un’opportunità unica per valorizzare l’identità stessa delle collezioni vaticane: fedeltà alla tradizione, apertura alla ricerca”. “Entrambe le opere – aggiunge Fabrizio Biferali, curatore del Reparto per l’Arte dei secoli XV-XVI – si prestano a una lettura stratificata: da un lato l’approccio narrativo e compassionevole di Bellini, dall’altro la tensione dinamica e la forza vibrante della tavola del Sodoma. Una doppia meditazione visiva sulla Passione, capace di coinvolgere studiosi, fedeli e appassionati”.
L’ingresso alla mostra, visitabile da sabato prossimo, è incluso nel biglietto ordinario del Palazzo Papale di Castel Gandolfo. L’allestimento è stato pensato per offrire un’esperienza contemplativa, accompagnata da pannelli didattici bilingui.