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La nostra Chiesa tra saudade e attesa

 

di Darlei Zanon

Mentre la Chiesa di Roma celebra i Novendiali in suffragio di Papa Francesco, anche la Chiesa in Brasile rende omaggio al Papa argentino, molto stimato e amato in tutto il Sudamerica. Oltre alla comunità cattolica, si percepisce una commozione e una tristezza genuina in praticamente tutta la società, che vedeva in Francesco non soltanto una guida spirituale, ma soprattutto un leader politico e diplomatico, una voce autorevole, che parlava con autenticità e veracità, guardando in faccia ai problemi del mondo attuale.

In questi ultimi giorni, la “saudade”, questo sentimento tipicamente brasiliano, è generalizzata e tutti i mezzi di comunicazione ricordano il pontificato di papa Francesco, sottolineando il suo impegno per favorire la pace mondiale, per sostenere i più deboli (bambini, donne, poveri, migranti, malati…), per costruire ponti di dialogo tra i popoli e le persone, per rivoluzionare la Chiesa mondiale con il suo stile umile e semplice, come il del resto il nome scelto – Francesco – ha espresso sin dall’inizio della sua missione come vescovo di Roma, arrivato “dalla fine del mondo”.

Un Papa dei piccoli gesti, che sono diventati pian piano grandi segni di umanità e spiritualità da vero Vicario di Cristo e testimone del Vangelo nel mondo. Gesti profondi che hanno toccato e trasformato tutti i brasiliani, sin dal primo incontro, nell’estate del 2013, durante il primo viaggio internazionale di Papa Francesco per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile. Occasione di grande emozione e di viva fede, che ha tirato l’attenzione non soltanto dei giovani, ma dell’intera popolazione per la sua simpatia e vicinanza.

Un piccolo pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Aparecida, la Madonna Nera Patrona e Regina della nazione, seguita da una visita nelle favelas di Rio de Janeiro sono state sufficienti per conquistare i brasiliani, popolo segnato dalla povertà, ma molto di più dalla devozione mariana.

Qualche anno dopo, con la convocazione di un Sinodo straordinario sull’Amazzonia, ha confermato il suo amore per il Brasile e per le periferie. Non ci sono stati dubbi tra i brasiliani che in Francesco batteva un cuore buono e santo. La sua preoccupazione per il Creato e la questione ecologica sono state molto sentite e appoggiate dalla Chiesa e dalla società brasiliane, che vedono nell’Amazzonia una delle più grandi ricchezze della nazione. I sogni – sociale, culturale, ecologico ed ecclesiale – di Francesco espressi nell’esortazione Querida Amazonia sono i sogni di ogni brasiliano, e per questo papa Francesco è stato visto sempre come un vero amico, un padre, una guida. Per questo in Brasile adesso ci si sente tutti un pò orfani, tristi, ma altrettanto fiduciosi che i semi lasciati da lui fioriranno nella Chiesa e nel mondo.

Il Papa della misericordia e della speranza non sarà mai dimenticato e l’attesa generale dei brasiliani è che il prossimo Pontefice sia un continuatore della rivoluzione iniziata da lui. Pur consapevoli delle correnti di opposizione a Francesco esistenti all’interno del collegio cardinalizio, la Chiesa brasiliana crede nella continuità, soprattutto in relazione al processo di sinodalità, che ha portato una nuova mentalità e stile alla Chiesa. Il primo Papa latinoamericano ha fatto sì che la Chiesa guardasse le periferie, uscendo dai limiti dell’Europa per entrare in contatto con tantissime realtà ricche e profonde, che garantiscono un futuro promettente per la Chiesa. Le nomine di diversi cardinali dalle “periferie del mondo”, provenienti da piccole nazioni o diocesi sconosciute, da tanti sono state viste come uno scherzo di papa Francesco, ma saranno molto significative in questo Conclave, e non sorprenderà se il nuovo Papa arriverà esattamente da queste periferie, così ignote e lontane. In Brasile, uno dei nomi più citati in questi giorni per assumere la cattedra di San Pietro è quello del cardinale filippino Luis Antonio Tagle, sorridente e umile come Francesco. Allo stesso tempo, si nutre una piccola speranza che sia pure un cardinale brasiliano, il primo dell’Amazonia, creato cardinale nel 2022 e molto vicino a Francesco. Stiamo parlando del francescano Leonardo Ulrich Steiner Ofm, arcivescovo di Manaus, uno dei sette cardinali brasiliani presenti al Conclave.

Ma ci sono altri cardinali che conoscono bene la realtà mondiale – e soprattutto amazzonica e latinoamericana – che emergono tra i “favoriti” dalla Chiesa brasiliana. Ad esempio l’attuale Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, che è stato nunzio nella vicina Venezuela tra il 2009 e il 2013, in un momento molto delicato politicamente e socialmente. Parolin si è dimostrato un grande diplomatico e una persona aperta al dialogo e alla sinodalità. È visto in Brasile anche come un leader sensibile alla questione ecologica e al dialogo per la pace, altre due questioni che si vede essenziali nel futuro della Chiesa. Accanto al cardinale Parolin, e legati alle stesse motivazioni sopra menzionate, altre due italiani chiudono la lista dei “top 5” per il prossimo papato nei media brasiliani: il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme.

Indipendentemente da chi sarà il successore di Francesco, la Chiesa brasiliana sarà comunque in festa, felice perché sa che lo Spirito Santo vede i bisogni del mondo e dà alla Chiesa quello che occorre per rispondere ai segni dei tempi di questo scorcio di storia.

Nella foto Ansa, papa Francesco a Rio De Janeiro nel luglio del 2013 in occasioen della GMG.





Dal sito Famiglia Cristiana

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