L’annullamento degli strumenti, comuni a tutti i Pontefici, con la funzione di autenticare i documenti ufficiali è avvenuto martedì, nell’Aula nuova del Sinodo, alla presenza del Camerlengo e del Collegio dei Cardinali. Il rito, regolato dalla Costituzione Apostolica Universi dominici gregis, è operato secondo l’arte della calcografia e comprende, inoltre, due timbri a secco
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Nel corso dell’ultima Congregazione generale, tenutasi ieri mattina, martedì 6 maggio, nell’Aula nuova del Sinodo, sono stati annullati l’Anello del Pescatore e il Sigillo di piombo di Papa Francesco, alla presenza del Camerlengo e del Collegio dei Cardinali. Questi strumenti, comuni a tutti i Pontefici, hanno la funzione di autenticare i documenti ufficiali.
Anello, Piombo e due timbri a secco
L’Anello Piscatorio è storicamente associato alla sigillatura dei brevi apostolici. Non prevede l’uso di lacca né di sistemi autoinchiostranti: l’incisione, finemente lavorata, viene impressa sui documenti mediante un inchiostro a base oleosa. La seconda matrice, il Piombo pontificio, accompagna invece tutte le bolle papali, come ad esempio quella di Indizione del Giubileo. A questi si aggiungono due timbri a secco di diverse dimensioni, anch’essi annullati durante la Sede Vacante. Tali timbri sono utilizzati dal Pontefice in base alla tipologia del documento, come nel caso delle lettere credenziali consegnate dai nunzi apostolici ai capi di Stato presso cui sono accreditati.
La regolamentazione della Universi dominici gregis
Fino all’annullamento, nei giorni successivi alla morte del Pontefice, l’Ufficio Calligrafico della Segreteria di Stato vaticana è incaricato di completare tutti i decreti precedenti utilizzando il Sigillo di piombo. Questa funzione, insieme al rito dell’annullamento, è regolata dalla Costituzione Apostolica Universi dominici gregis, promulgata da san Giovanni Paolo II, circa la vacanza della Sede Apostolica e l’elezione del Romano Pontefice.
“Biffare”, ovvero incidere con una punta secca
Sul rito in sé sussiste spesso una certa confusione: si parla impropriamente di “distruzione” o “rottura” dell’Anello e del Sigillo. In realtà, il termine tecnico corretto, tratto dall’arte della calcografia, è “biffare”. Il rito prevede che un incisore smonti inizialmente i timbri dai torchi in cui sono collocati. In seguito, nel corso dell’ultima Congregazione generale del collegio cardinalizio, l’Anello del Pescatore e il Sigillo di piombo del Papa vengono incisi con una riga, tramite l’utilizzo di una punta secca, annullandoli. La procedura è rimasta invariata per i tre Pontefici succedutisi dopo la pubblicazione della Universi dominici gregis; ciò che è cambiato, nel caso di Papa Francesco, è stata la copertura mediatica dell’avvenimento.
I timbri dell’ufficio del Camerlengo e della Segreteria di Stato
Per quanto riguarda la custodia delle matrici annullate, non esiste un iter codificato né un luogo predefinito. Durante la Sede Vacante, l’ufficio del Camerlengo utilizza un proprio timbro, ad esempio per sigillare gli appartamenti papali. Anche la Segreteria di Stato dispone di un timbro permanente, che non cambia con il susseguirsi dei pontificati, e che serve ad autenticare documenti fino alla predisposizione delle nuove matrici per il futuro Pontefice.