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La Bibbia per immagini che accompagna il Conclave


Il monito del Giudizio, la grandezza della Creazione. Gli affreschi della Cappella Magna favoriscono nei cardinali la consapevolezza della grave responsabilità loro affidata. Il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta: “Scrigno d’arte, la Sistina è prima di tutto un luogo di culto”

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

“Un monito per i cardinali votanti riuniti in Conclave”, un’evocazione della “responsabilità spirituale del loro voto”. Così il Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta parla rispettivamente degli affreschi michelangioleschi del Giudizio Universale e della volta della Cappella Sistina. L’occasione è data, alla vigilia dell’apertura del Conclave, dalla conferenza con i giornalisti organizzata nel pomeriggio in Sala Stampa Vaticana.


© Musei Vaticani

La parete che si apre sull’infinito

“Icona universale con la quale spesso vengono identificati i Musei Vaticani”, “attrazione magnetica” di grande “potenza visiva”, in “uno spazio senza partiture né paesaggio e su uno sfondo di blu lapislazzuli”, il grande affresco sulla parete dietro l’altare della Cappella Magna, così chiamata per distinguerla dalla Cappella Paolina detta Parva, ha osservato, “cattura e intimorisce”: la sua esecuzione, dal 1536 al 1541, impegnò il sessantenne Michelangelo in “465 giornate di duro lavoro”.

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 “Parusia” è secondo Barbara Jatta il termine corretto per descrivere il grande affresco. Rappresenta infatti l’ultima venuta di Cristo sulla terra a giudicare vivi e morti, “a cancellare per sempre il mondo, il Tempo, la Storia. Chi guarda il Giudizio Universale ha l’impressione che non ci sia una parete ma che lo sguardo si apra verso uno spazio infinito fatto di aria gelida e azzurra”.

La Cappella Sistina in un’incisione di Ambrogio Brambilla raffigurante una messa solenne del 1582

La Cappella Sistina in un’incisione di Ambrogio Brambilla raffigurante una messa solenne del 1582

L’emozione di Paolo III davanti all’affresco rivelato

“Michelangelo ha saputo raccontare con straordinaria efficacia l’inquietudine teologica della ‘Parusia’. È una sensazione terribile quella che si prova davanti al grande murale di Michelangelo”. Deve averla provata Paolo III Farnese, ha immaginato il Direttore dei Musei Vaticani, “quando si inginocchiò sgomento, con le lacrime agli occhi, quel giorno di ottobre dell’anno 1541, vigilia di Ognissanti, quando il Giudizio Universale venne scoperto”.

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La volta della Sistina, guida divina per i successori di Pietro

“Attrazione senza eguali”, precedente di circa trent’anni, eseguita da Michelangelo su commissione di Papa Giulio II tra il 1508 e il 1512, è la volta della Sistina. “Ogni dettaglio, dalla Creazione di Adamo alla Separazione della luce dalle tenebre”, ha fatto notare Barbara Jatta, “richiama al senso ultimo della missione” dei cardinali riuniti in Conclave: “guidare la Chiesa sotto l’egida della creazione divina, con la consapevolezza dell’immensità del compito affidato loro”.

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Una sinfonia pittorica tra spirito e corpo

Gli affreschi della volta che sostituirono il preesistente cielo stellato dipinto da Pier Matteo d’Amelia nell’originario progetto di Sisto IV, zio di Giulio II, non sono solo un’opera d’arte, ma una “sinfonia di corpi e movimenti”: “una testimonianza del rapporto tra l’uomo e l’infinito; chi alza lo sguardo verso questa magnifica impresa viene immediatamente avvolto dalla potenza del racconto biblico, dalle figure monumentali che sembrano sfidare la gravità, sospese in uno spazio ideale di luce e colore”.

Genio e visione di Michelangelo hanno dato forma pittorica a “figure titaniche, animate da una forza plastica senza precedenti” che, ha aggiunto il Direttore dei Musei Vaticani, “comunicano un’intensa spiritualità, rendendo ogni scena un momento di riflessione profonda sull’essenza umana e divina”.

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Il restauro che ha svelato la vera Sistina

Non poteva mancare il ricordo del restauro “del secolo” che, concluso nel 1994, guidato dal Laboratorio Restauro Pitture dei Musei Vaticani sotto la direzione di Gianluigi Colalucci, “ha restituito a questa opera la brillantezza dei colori originali, liberandola da secoli di vernici, polvere e oscurità che ci obbligava a guardare gli affreschi «come attraverso un vetro affumicato». Grazie a questo intervento, oggi possiamo ammirare la volta della Sistina così come Michelangelo l’aveva concepita: un tripudio di vita, luce e divinità che continua a stupire e ispirare ogni generazione di visitatori”.

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Analogamente, l’intervento conservativo eseguito sul “Giudizio”, ha precisato Barbara Jatta, “ha riportato l’affresco alla tavolozza originale, permettendone una fruizione ottimale, non più alterata da secoli di nerofumo e vernici”.

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Non solo Michelangelo

Ma dire “Cappella Sistina” non equivale a dire solo “Michelangelo”. Con i suoi oltre 40 metri di lunghezza, 13 di larghezza e 20 di altezza, l’aula, meta ambita dai turisti dei Musei Vaticani, ma prima di tutto luogo di culto deputato all’elezione dei Papi, è anche scrigno dei capolavori dei Quattrocentisti. Si tratta delle pitture ad affresco che si snodano sulle pareti, realizzate tra il 1481 ed il 1483 dai più grandi artisti umbro-toscani del momento, su commissione di Sisto IV Della Rovere, con le storie di Cristo e di Mosè: da Signorelli a Ghirlandaio, da Botticelli a Perugino.  Di quest’ultimo forse l’opera più significativa per i cardinali elettori: La consegna delle chiavi.

© Musei Vaticani

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Una “Bibbia per immagini” li definisce Barbara Jatta evidenziandone l’effetto quasi cinematografico e ricordando il primo Papa eletto nella Cappella Magna: Alessandro VI Borgia nel 1492. Se oggi siamo “bombardati dalle immagini”, all’epoca in cui la Cappella Sistina venne decorata l’effetto degli affreschi dovette essere dirompente per un pubblico abituato a vedere solo riproduzioni a disegno o incisione in bianco e nero.

Photogallery

L’arte della Cappella Sistina presentata da Barbara Jatta



Dal sito Vatican News

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