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J.D. Vance: il paladino dell’America profonda tra successo e controversie

di Lorenzo Rossi

La verità sta spesso nei dettagli, nei piccoli segni che sfuggono alla grande narrazione. E Vance, con la sua storia personale e politica, ci offre un affresco vivido di un’America in bilico tra passato e futuro, tra sogno e disillusione.

J.D. Vance, al secolo James David Bowman, rappresenta un caso emblematico della parabola ascendente e discendente dell’America profonda. Nato a Middletown, Ohio, nel 1984, ha vissuto una giovinezza segnata dalle difficoltà economiche e sociali che ha poi descritto nel suo libro di memorie “Hillbilly Elegy”, un’opera che ha squarciato il velo sulle condizioni di vita della classe operaia bianca del Midwest. Il libro, pubblicato nel 2016, ha avuto un impatto dirompente, trasformando Vance in una figura di spicco nel panorama politico e culturale americano.

Vance, ex marine e laureato a Yale, si è proposto come il paladino degli “hillbillies”, gli abitanti delle aree rurali dimenticate dal progresso e dalla politica. La sua ascesa politica è stata altrettanto rapida quanto inaspettata: nel 2022, ha conquistato un seggio al Senato degli Stati Uniti per l’Ohio, battendo il democratico Tim Ryan con il 53% dei voti. Questo risultato ha sancito la sua definitiva consacrazione nell’arena politica, confermandolo come uno degli alfieri del trumpismo.

La sua elezione ha rappresentato una svolta significativa per il Partito Repubblicano, sempre più orientato verso posizioni populiste e anti-establishment. Vance, che in passato aveva criticato Trump, è diventato uno dei suoi più ferventi sostenitori, unendosi al coro dei conservatori che vedono nell’ex presidente l’unica speranza per il futuro del paese.

Ma la politica americana, come ben sappiamo, è un campo minato, e Vance non è immune dalle controversie. La sua nomina a candidato vicepresidente per le elezioni del 2024, annunciata il 15 luglio durante la Convenzione Nazionale Repubblicana a Milwaukee, ha diviso il partito. Alcuni donatori e membri dell’establishment repubblicano vedono in lui un candidato pericoloso, troppo radicale e imprevedibile. Altri, invece, lo considerano il volto nuovo necessario per attrarre gli elettori scontenti e recuperare terreno nelle aree rurali.

L’America di Vance è quella delle fabbriche chiuse, delle città in declino, dei giovani senza futuro. È l’America che si sente tradita e abbandonata, e che ha trovato in lui una voce capace di esprimere la propria rabbia e frustrazione. Ma è anche un’America divisa, in cui le ferite della disuguaglianza e della povertà sembrano destinate a rimanere aperte.

La figura di Vance, con la sua barba e il suo aspetto da intellettuale prestato alla politica, incarna questa contraddizione. Da un lato, rappresenta la speranza di un cambiamento, dall’altro, il rischio di un’ulteriore polarizzazione. La sua carriera, fino ad ora costellata di successi, è un’illustrazione perfetta delle tensioni e delle incertezze che attraversano la società americana contemporanea.

 





Dal sito Famiglia Cristiana

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