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India e Pakistan, l’incoraggiamento dei cattolici alla pacificazione


Vescovi e religiosi dei due Paesi lanciano un appello al dialogo a seguito degli scontri delle ultime ore in Kashmir. La richiesta è di una de-escalation “perché la guerra è sempre una sconfitta e non serve a nessuno”

Paolo Affatato – Città del Vaticano

Dall’una e dall’altra parte della frontiera, i credenti di India e Pakistan sono uniti in un comune desiderio e in un appello condiviso: quello per una pace giusta e duratura tra le due nazioni confinanti che si stanno fronteggiando. Mentre continuano le schermaglie belliche e gli scontri a fuoco, seguiti all’attacco terroristico avvenuto in Kashmir il 22 aprile, le comunità cattoliche si sono mobilitate per invocare la pace, anche prendendo spunto dall’appello lanciato dal Collegio cardinalizio nelle congregazioni generale pre-Conclave, il 6 maggio. In quel testo si citano scenari come Ucraina e Gaza ma vi è anche l’espressione «in tante altre parti del mondo» e, tra queste, i vescovi e i cattolici di India e Pakistan hanno inteso di includere la situazione attuale di ostilità tra le nazioni.

I vescovi indiani: pregare per la pace

L’impegno a «pregare con partecipazione e con fede per la pace» trova eco e trova attori in entrambi i Paesi: in India una trentina di vescovi che in questi giorni hanno preso parte alla riunione della Commissione esecutiva della Conferenza dei vescovi di rito latino (Ccbi) hanno voluto rivolgere un pensiero al grave scenario di crescente tensione. «Il nostro appello — ha detto all’agenzia Fides Theodore Mascarenhas, vescovo della diocesi di Daltonganj, nello stato indiano di Jharkhand — è sempre un appello per la pace: chiediamo una de-escalation perché la guerra è sempre una sconfitta e non serve a nessuno. Tutte le questioni, anche quelle tra stati, si possono risolvere senza violenza. Noi vescovi siamo tutti concordi nel dire e nell’esortare le nostre comunità a invocare intensamente Dio per la pace». 

I religiosi pakistani: pregare per il dialogo

Sul lato pakistano del fronte, padre Qaisar Feroz, francescano cappuccino di Lahore, segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Pakistan ha notato: «Siamo preoccupati perché i leader di entrambi i Paesi sembrano istigare alla violenza. Per questo oggi diciamo con forza: servono parole di pace, occorre intavolare colloqui, usando la ragione e pensando al bene dei rispettivi popoli». In Pakistan, per scongiurare una nuova guerra, riferisce padre Feroz, «sono sorte iniziative e incontri interreligiosi per invitare i responsabili politici alla moderazione e per pregare insieme per il dialogo e per la pace. I francescani e i domenicani, accanto a credenti delle altre confessioni cristiane, partecipano a questi forum, che stanno lanciando appelli alla politica, dicendo: per favore, incoraggiamo il dialogo e la pacificazione».



Dal sito Vatican News

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