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In arrivo nuovi dazi Usa, Paolo Garonna: rischio recessione globale

Da Pechino un appello alla collaborazione per evitare che salgano le tariffe commerciali. Trump valuta dazi sulle auto europee, sui vini europei, e rilancia: “Il mondo ci deruba”. Per l’economista presidente della Fondazione Centesimus Annus: “L’economia di Francesco è un’economia che guarda molto di più al lungo termine, alla sostenibilità e all’orientamento sul bene comune”

Alessandro Guarasci – Città del Vaticano

Nei fatti si è aperta una vera guerra commerciale tra gli Stati Uniti e le altre economie avanzate, tra cui la Ue, dopo la decisione del presidente Trump di applicare una serie di dazi. La Cina ha fatto appello al “dialogo” con gli Usa, per risolvere le crescenti tensioni commerciali che hanno visto le due maggiori economie mondiali imporre una serie di tariffe sulle importazioni reciproche nelle ultime settimane. “Si spera che gli Stati Uniti e la Cina collaborino per tornare sulla strada giusta per risolvere i problemi attraverso il dialogo e la consultazione”, ha affermato la portavoce del ministero del Commercio, He Yongqian. Possibili dazi sui vini europei del 200%. Che la situazione sia preoccupante lo pensa anche anche il presidente della Fondazione Centesimus Annus, il professor Paolo Garonna, che dice: “Rischiamo un’ondata di inflazione, e a sua volta anche di recessione”.

La reazione di Corea del Sud, Ue e Brasile

Il ventaglio dei Paesi che potrebbero risentire delle tariffe messe sui commerci è ampio. La Corea del Sud ha dichiarato di aspettarsi una recrudescenza delle “misure commerciali sleali” e ha promesso che risponderà “con fermezza”. Ieri gli Stati Uniti avevano iniziato a imporre tariffe doganali del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio, senza eccezioni. La Corea del Sud ha esportato 2,5 milioni di tonnellate di acciaio negli Stati Uniti lo scorso anno, diventando il quarto fornitore del Paese dopo Canada, Brasile e Messico. È anche uno dei principali esportatori di alluminio negli Stati Uniti. Nel frattempo Trump valuta dazi sulle auto europee e ribadisce: “Il mondo intero ci deruba”. Poi contesta “l’odiosa tariffa del 50% sul whisky” annunciata ieri da Bruxelles, e avverte che “se non verrà rimossa immediatamente, gli Stati Uniti ne porranno a breve una del 200% su tutti i vini, gli champagne e i prodotti alcolici che arrivano dalla Francia e daglialtri Paesi dell’Ue. La Ue valuta contromisure per 26 miliardi. L’ad della Ferrari, Benedetto Vigna, parla idealmente a nome delle case automobilistiche europee e dice: “Pensiamo ad alcune contromisure. Siamo in una fase di pianificazione dello scenario per gestire al meglio qualsiasi cosa accadrà”. Il governo del Brasile si prepara a valutare tutte le opportunità per “controbilanciare gli effetti nocivi” dei dazi del 25 percento imposti dagli Stati Uniti sui prodotti dell’alluminio e dell’acciaio, difendendo i “legittimi interessi nazionali”.

Garonna: i dazi deprimono il commercio

Per il professor Garonna, “il rischio principale è che si entri in una spirale inflazione-recessione. Ed è difficile arginarla. Si comincia con degli obiettivi molto specifici di tipo politico per andare a colpire questo e quel settore. E poi c’è il criterio della reciprocità, per cui si risponde su quegli stessi settori. Il rischio vero è passare appunto da un regime di libero commercio a un regime in cui invece si va alla guerra commerciale. Teniamo conto che con una guerra commerciale c’è molto poco commercio e c’è molta più guerra. Dal punto di vista del commercio tutte le teorie economiche ci dicono che bisogna andare nella direzione opposta, ovvero liberalizzare, e noi abbiamo fatto per ottant’anni le negoziazioni multilaterali, penso ad all’Uruguay Round. Siamo andati tutti in quella direzione e ciò ha creato le basi della prosperità di cui abbiamo beneficiato”.

Ascolta l’intervista al professor Paolo Garonna

L’inflazione colpirà i ceti più deboli

In Europa i dazi andranno a colpire in modo particolare il settore agroalimentare europeo. Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto l’export agroalimentare globale dell’Italia, prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%). E il rischio è che i prezzi dei beni di prima necessità schizzino verso l’alto. “L’inflazione colpisce tutti, ma colpisce soprattutto i segmenti e i settori più vulnerabili – dice Garonna – L’inflazione poi genera reazioni che determinano la recessione. Abbiamo visto che le borse, anticipando le prospettive di recessione, sono cadute di fronte appunto ad un’affermazione incauta di Trump sul rischio di un calo dell’economia mondiale. Serve un cambio di paradigma. Io potrei dire che l’economia di Francesco è un’economia che guarda molto di più al lungo termine, alla sostenibilità e all’orientamento sul bene comune”. Dunque, per il presidente di Centesimus Annus bisogna lavorare in una logica multilaterale.



Dal sito Vatican News

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