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Il tunnel tra disperazione e speranza di Mario Occhiuto

Il messaggio del Senatore Occhiuto che ha perso il figlio neotrentenne morto suicida è toccante. Ci mostra un padre consapevole che ci sono morti che puoi provare ad evitare, ma che non dipendono da te.

Depressione e autolesività oggi sono una patologia che contraddistingue le generazione giovanile in proporzioni mai vista in passato. C’è un male di vivere che esonda dai fisiologici confini della sofferenza adolescenziale e che si trasforma in franca patologia.

Per i genitori è una fatica enorme stare a fianco di figli che nel pieno del tempo della vitalità sono abitati da un dolore mortale che li spinge a credere che il loro domani non valga la pena di essere affrontato e vissuto.

Come intuiamo dalle parole di questo padre, un genitore si mette in gioco in tutti i modi possibili per permettere al figlio di credere che la vita vale sempre la pena di essere vissuta. E che in ogni momento in cui ti sembra che non ce la fai, un padre resta una base sicura su cui contare.

Ci sono parole di amore e di nostalgia nel messaggio di Occhiuto al figlio. Parole che si arrendono alla potenza con cui un dolore – che sembra senza senso – corrode la voglia di vita di un figlio, fino a consumarsi e a consumarlo.

E’ difficile trovare un senso. Eppure un senso ci deve essere. Il richiamo ad una volontà che sfugge alla comprensione umana nelle parole di Occhiuto è evidente e totalmente sincera. Ci sono misteri che la vita ci chiede di attraversare in cui il tunnel da percorrere sembra non avere mai fine. Sembra che la luce non ci sia in fondo al tunnel eppure la vita ti chiede di non smettere di camminare. Dentro ai passi di chi si muove dentro questo tipo di dolore c’è disperazione e speranza, buio e luce tutto mescolato insieme.

Questo messaggio ci rivela la quintessenza del dolore umano. Non c’è nulla di peggio di un padre che vede morire il figlio amato. Non c’è nulla di più disperante che sapere che tutto ciò che hai fatto per salvarlo, non ha portato a nulla.

Eppure la vita continua a chiamarci con se. Personalmente trovo meravigliosa l’affermazione di questo padre quando scrive che ha “la certezza che gli ultimi due anni accanto a lui sono stati i più belli, i più intensi, i più veri della mia vita. Ogni suo abbraccio mi riempiva il cuore di una gioia infinita. Ora tutto mi sembra sospeso, senza direzione. Mi sento svuotato, come se la vita avesse perso il suo senso. Se non fosse per chi ancora ha bisogno di me, non so come potrei andare avanti. Ma questo poco importa e so che devo farlo”. 

Sono parole che ci obbligano a fermarci. Perché dentro a quella morte che sembra portarsi via tutto, resta un padre che cerca il senso del suo stare al mondo. e quel senso c’è. Ed è enorme. E la lettera che ha scritto e donato a tutti noi ne è la prima dimostrazione.





Dal sito Famiglia Cristiana

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