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“Il sugo della storia”, Manzoni in podcast


Dalla pagina al microfono, nuova versione audio per la rubrica de L’Osservatore Romano intitolata: Volti e voci de “I promessi sposi”

Fabio Colagrande – Città del Vaticano

Chissà cosa sarebbe successo se quel giorno, tornando bel bello dalla sua passeggiata, per una di quelle stradicciole nei dintorni del Lago di Como, don Abbondio invece di leggere il breviario, avesse ascoltato un “podcast”. Forse, con le cuffiette dello smartphone alle orecchie, e lo sguardo libero di vagare per il paesaggio della campagna lecchese, si sarebbe accorto prima di quei due individui “della specie de’ bravi” che lo attendevano là dove la strada si biforca. Forse avrebbe fatto in tempo a tornare sui suoi passi, chissà.

Profili psicologici e spirituali

Per fortuna, o grazie a Dio, certe diavolerie tecnologiche non esistevano nel XVII secolo in Lombardia, e la scena che fa da prologo al romanzo più famoso della letteratura italiana – e così il resto delle vicende di Renzo e Lucia – si sono svolte come sapete. Oggi, però, nei giorni in cui ricorre il 240.mo anniversario della nascita di Alessandro Manzoni, è proprio un podcast di Radio Vaticana Vatican News, realizzato con L’Osservatore Romano, a dare nuova vita ai personaggi del libro “I promessi sposi”, raccontandone i profili psicologici e spirituali sulla scorta della critica letteraria del secondo Novecento, in modo profondo, arguto e vivace.

Ritratti e destini

Da mercoledì 12 marzo sono infatti online, sulla pagina italiana di Vatican News, i primi due episodi del podcast “Il sugo della storia: ritratti e destini dai promessi di Alessandro Manzoni”, scritto e interpretato da Gabriele Nicolò. Si tratta della trasposizione in audio di una rubrica, a firma dello stesso autore, apparsa già sulle pagine culturali de L’Osservatore Romano nella seconda parte del 2023, riscontrando un ottimo gradimento dei lettori. Nei profili manzoniani schizzati da Nicolò, brevi e sapidi al contempo, si colgono infatti assai bene i caratteri delle “dramatis personae” del romanzo storico ambientato a metà del Seicento.

L’ansia di giustizia di Renzo, la misericordia di Lucia

Renzo “si erge a incarnazione di un’ansia di giustizia sentita in modo elementare e viscerale (…) che gli conferisce un’aura solenne, proprio perché è vissuta nella dimensione di una schiettezza tipica del mondo contadino”. “In uno scenario segnato da atti vili, malefatte e soprusi, Lucia finisce – invece – per incarnare il valore di un giudizio morale che mai si traduce in un processo sommario contro il malvagio” ma, al contrario, “si carica di una dimensione squisitamente cristiana”. “Di Agnese – sottolinea in un altro episodio Nicolò – Manzoni non offre una descrizione fisica dettagliata”. Ma “è ben accurato nello scolpire, sul piano umano, la sua figura di madre, così attaccata alla figlia per la quale ‘si sarebbe buttata nel fuoco’. E se “una certa critica si è mostrata propensa ad indicare negli ‘occhi imploranti’ di Lucia e nelle ‘parole catechetiche’ del cardinale Borromeo le cause principali della conversione dell’Innominato”, Nicolò ricorda come Manzoni “fosse profondamente convinto che ogni conversione avviene dal di dentro”.

Un romanzo amato da Francesco

Insomma, ascoltando la voce competente e appassionata dell’autore, è difficile resistere alla tentazione di riaprire e riscoprire quel romanzo che forse il nostro insegnante del liceo ci aveva presentato in modo appunto troppo “scolastico”. Un libro le cui pagine Papa Francesco, per sua stessa ammissione grande ammiratore del Manzoni, ha letto e riletto più volte, citandole molto spesso nel suo magistero. Già nel 2013, durante il suo primo viaggio, nell’isola di Lampedusa, per denunciare la “globalizzazione dell’indifferenza” il Papa cita l’Innominato: siamo “tutti ‘innominati’, responsabili senza nome e senza volto”. Poi nel 2015, nel corso del suo ciclo di catechesi dedicato alla famiglia, sottolinea: “voi italiani, nella vostra letteratura avete un capolavoro sul fidanzamento”. E aggiunge – con chiaro riferimento a “I promessi sposi” – “Andate avanti, leggetelo e vedrete la bellezza, la sofferenza, ma anche la fedeltà dei fidanzati”. Nel maggio del 2023, in occasione del 150° della morte di Manzoni, Francesco lo definisce: “cantore delle vittime e degli ultimi: essi sono sempre sotto la mano protettrice della Provvidenza divina, che ‘atterra e suscita, affanna e consola’ “. Si tratta infatti di un libro molto amato dal Pontefice proprio perché – come ricordava nel 2020 – “I promessi sposi” sono una di quelle storie che sembrano scritte sulle righe più storte ma, grazie allo Spirito Santo, rinascono come capolavori, “diventando un’appendice di Vangelo”. Perciò, quando vengono i guai, come scriveva il Manzoni, “la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore”. È questo, in fondo, “il sugo di tutta la storia”.



Dal sito Vatican News

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